Di Renato Farina da Libero del 17/03/2022
Dev’essere impazzito. I quotidiani più importanti d’Italia e del mondo devono essersi passati questo messaggio per telepatia. E nessuno ha voluto la notizia in prima pagina. Consacrazione? Cuore Immacolato? Sarebbe questa l’alta strategia papale per la pace? Ovvio sia stata giudicata laicamente irrilevante. Persino nociva per l’immagine di un Papa fino a un attimo prima idolatrato perché sensato, conforme al pensiero politically correct. In realtà è da circa un anno, che Bergoglio ha cambiato registro e si è allontanato dal linguaggio trendy dei circoli progressisti parigini e newyorchesi: ha predicato contro il gender, spiegato che l’aborto è come ingaggiare un killer, criticato la globalizzazione e il governo mondiale che schiaccia i popoli e li omologa. Da un anno conferma gli insegnamenti di Montini-Wojtyla-Ratzinger, ma si poteva lasciar passare, alla fine ci avrebbero pensato i cardinali tedeschi a raddrizzarlo. Ma stavolta no, e i tenutari del giornale unico mondiale hanno deciso: non è più lui, non può essere Francesco quello che invece di telefonare a Biden, Putin, Xi, Zelenski, Macron (il quale ultimo – sia detto tra parentesi ha telefonato a tutti, forse anche al sottoscrittto, ma non al vescovo di Roma forse perché non ha puntato il dito contro nessuno); non può essere Francesco il Papa che per ottenere la pace e far rinfoderare i missili ipersonici nucleari propone «la consacrazione di Russia e Ucraina al Cuore Immacolato di Maria».
LE PAROLE
Ha usato proprio queste parole identiche a quelle di tutti i papi del XX secolo. Soprattutto non le ha buttate lì, essendo il Pontefice romano, come condimento cattolico a un ragionamento geopolitico mondano. No. Per lui la geopolitica celeste, il riferimento a un Dio che si è incarnato attraverso una ragazza ebrea, è l’ultima risorsa dell’umanità quando l’orrore della guerra ha spezzato le dighe della ragione, e la storia obbedisce a istinti che stanno per condurre più in là dell’abisso. Invece di radunare un vertice tra potenti, convoca l’umanità a guardare alla «Vergine Madre» (Dante) per domandare il miracolo. Chiede a chi vuole e può di unirsi dalle proprie dimore il 25 marzo a lui in San Pietro o al suo cardinale elemosiniere a Fatima, nella richiesta che la salvezza venga dall’alto, da una giovane donna dal cuore puro. Ma dai? Sul serio? Via dalle prime pagine. Una notiziola di colore. Colore da madonnaro, ovvio. Ancora non ci si crede. Possibile che consacrarsi al cuore di Maria sia la risorsa più razionale che un Papa sveglio e à la page come Bergoglio può escogitare? Ma certo. È questo il cristianesimo romano e apostolico, in fondo così umano: resta solo da chiedere l’impossibile a chi l’impossibile ha sperimentato. Implorare l’impossibile – cioè la pace dalla donna che duemila anni fa recepì perfettamente il discorso dell’Angelo Gabriele che le rivelava l’assurdo destino cui era chiamata. Lei credette, perché «nulla è impossibile a Dio». E lei nei millenni ne è stata è il riflesso popolare. Fino alla chiarezza estrema del messaggio di Fatima del 13 maggio 1917 a Francesco, Giacinta e Lucia, di professione apprendisti pastori. Si noti: il 1° agosto di quell’anno Benedetto XV inviò la lettera in cui definì «inutile strage» da far cessare subito quella guerra, insensata come tutte.
NOTIZIA NASCOSTA
Rivolgersi al Cuore Immacolato come chiedeva la Madonna a Fatima, consacrare la Russia. Certo, tutto questo è suscettibile di disagi politici, di nervosismi degli apparati, ma trattasi di errore di prospettiva. Non è questo il punto che Pio XII (che ha ufficializzato la festa del Cuore Immacolato il 25 marzo, giorno del concepimento di Cristo), Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno sistematicamente rivendicato: quando l’essere umano (me e te) è onesto con sé stesso riconosce che la sua natura autentica è di essere bisognoso, il nulla incombe sudi lui, e allora anche da ateo deve essere mendicante e chiedere il silenzio dei cannoni, il sorriso dei bambini e dei vecchi, il desinare povero ma sereno delle famiglie, a quella creatura «umile e alta» che nei millenni è stata ed è ancora «di speranza fontana vivace» (ancora la Divina Commedia, XXXIII canto del Paradiso, ci soccorre). E così solo tre giornali nel mondo, a quanto ci risulta, hanno dato un risalto cosmico, da prima pagina, alla decisione del Papa che sintetizziamo con il titolo dell’Osservatore Romano di ieri pomeriggio: «Il 25 marzo il Papa consacrerà Russia e Ucraina al Cuore Immacolato di Maria» (oltre a Libero, anche Avvenire). Capiamo lo sconcerto. Francesco non sembra più il Bergoglio dei movimenti popolari che inventa slogan rivoluzionari sostenendo i limiti della proprietà privata, il diritto degli sfruttati a ribellarsi. Di colpo è uguale, identico, sia pure con il suo modo dolce e familiare di parlare a tutti i Papi degli ultimi cento anni. Hanno un bel dire che la novità di questo Papa è il saper usare un linguaggio perfetto per il mondo d’oggi. Molto laico. Molto politico. La sinistra lo ritiene il suo leader mondiale perla dottrina sociale. Da destra lo si critica esattamente per questo. Ed ecco che dice alcune parole fuori squadra, dirette direttissime verso il cielo, antiche e comprensibili a chiunque. Il cuore chi non sa cosa sia, ben al di là della sua funzione di pompa: è il tutto della coscienza. Immacolato significa ovviamente senza macchia, ma la macchia è l’ombra che ci penetra anche nei momenti più teneri. Consegnandosi a quel cuore, significa essere accarezzati e perdonati come figli. E questo ce lo dice proprio Francesco che aveva definito la Madonna «influencer» per compiacere i giovani, mentre adesso non esita a ricalcare il messaggio di Fatima. Forse in modo ancora più netto dei predecessori. A Fatima la Madonna aveva chiesto espressamente questa consacrazione della Russia, in unione a tutti vescovi, altrimenti avrebbe diffuso «i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte».
GIOVANNI PAOLO II
Nel 1984 san Giovanni Paolo II usò queste parole: «O Madre degli uomini e dei popoli, Tu che conosci tutte le loro sofferenze e le loro speranze, Tu che senti maternamente tutte le lotte tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, che scuotono il mondo contemporaneo, accogli il nostro grido che, mossi dallo Spirito Santo, rivolgiamo direttamente al Tuo Cuore: abbraccia con amore di Madre e di Serva del Signore, questo nostro mondo umano, che Ti affidiamo e consacriamo, pieni di inquietudine perla sorte terrena ed eterna degli uomini e dei popoli. In modo speciale Ti affidiamo e consacriamo quegli uomini e quelle nazioni, che di questo affidamento e di questa consacrazione hanno particolarmente bisogno». Ora Francesco precisa: Russia e Ucraina. La nostra Russia e la nostra Ucraina. Non è in ritardo. Ma è l’ultima ora probabilmente. Benedetto XVI, che scelse il nome di Benedetto anche in onore del predecessore con il medesimo nome, visitò imprevedibilmente Fatima nel maggio 2010. Pregò e pregò. Poi sostenne due cose con i giornalisti: che il famoso e cosiddetto terzo segreto non aveva esaurito la sua minaccia, ma che comunque alla fine «la misericordia è più forte». PS: nella tardo pomeriggio di ieri c’è stata una videochiamata tra Francesco e il patriarca Kirill di Russia. Buon segno.