di Domenico Airoma da il poliedro, periodico della Diocesi di Caserta, di dicembre 2020
C’è una pandemia di cui nessuno parla, eppure da più di duemila anni miete migliaia di vittime ogni anno. E’ quella che colpisce i cristiani. Si tratta di un virus che non si trova in natura, ma è prodotto nel laboratorio del cuore e della mente degli uomini. Il vaccino è pronto, anche questo da più di duemila anni: si chiama apostasia; basta rinnegare Cristo o vivere come se non si fosse incarnato, per guadagnare la salute ( e perdere la salvezza ).
Non serve ritagliarsi delle riserve, ritirarsi in ambienti sanificati; ed anche se si prega, come è doveroso fare, per i nemici, i nemici non cessano di esistere e di operare perché il contagio si estenda.
Perché? Perché tanto accanimento? Perché uccidere solo in ragione di un credo, di un’appartenenza? Perché distruggere e vandalizzare Chiese? Perché chiudere proprio le Chiese non appena un’emergenza sanitaria, pur imponente, impone delle restrizioni,senza valutare nessun’altra soluzione che tenga insieme salute e salvezza?
Non sono un teologo. Sono, per così dire, un pessimologo: ho a che fare con il male causato dall’uomo e cerco di capirne il perché.
In questa pandemia bimillenaria c’è un dato ricorrente, le caratteristiche dellavittima: la causale, il movente delle varie forme di persecuzione -violenta, amministrativa, giudiziaria o culturale- è il fatto di essere cristiani.
E direi per almeno due ragioni.
La prima sta nel fatto che il cristiano è chiamato ad annunciare che con l’incarnazione di Gesù Cristo non è più necessario ricercare la Verità, perché essa si è rivelata all’uomo. Se è questo il cuore dell’annuncio, è evidente che ci può essere qualcuno a cui la cosa crea disturbo. Qualcuno che non tollera che vi possa essere un altro Dio, per giunta autoproclamatosi come la sola via per l’uomo verso la salvezza; ovvero qualcuno che non può consentire che vi possa essere Chi ha mostrato qual è la verità sull’uomo, se alternativa non deve esserci al credo relativista.
La seconda segue in qualche modo la prima e sta nella necessaria contagiosità dell’essere cristiano; chi, infatti, ha sperimentato, nella propria vita, la riscoperta della luce, chi ha gustato il profumo della autentica libertà, non vede l’ora di condividerla con l’altro, non può non aspirare a cambiare tutto ciò che lo circonda per farne ambiente favorevole alla diffusione della buona novella. Insomma, il cristiano che fa il cristiano si riconosce dal sapore delle sue azioni e non si accontenta di fare la comparsa perché è chiamato a spendere tutti i suoi talenti, da protagonista, qui e ora.
Se dovessi ragionare secondo lo schema che mi è più familiare, quello del contrasto alla criminalità, specialmentequella di tipo mafioso, non mi resterebbe che suggerire una soluzione collaudata: per porre fine a questa mattanza, fisica e culturale, non c’è altra strada che mettere sotto protezione le vittime, cambiando loro nome e identità.
La cosa, però, in questo caso, non funziona.
Perché?
Perché in questo caso le vittime hanno una pretesa tutta particolare, un’autentica follia agli occhi umani: convincere i loro carnefici che stanno sbagliando, convertire addirittura i loro persecutori, farli venire dalla loro parte.
E come pensano di fare tutto ciò?
Con la loro stessa vita, testimoniando con le loro azioni che essi stanno già sperimentando la felicità che ci attende nell’eternità; non cedendo ai compromessi, mai smettendo di fare la carità nella verità.
Come andrà a finire? Non lo so.
Qualcuno ha detto che la mafia, come ogni altra cosa prodotta dall’uomo, così come ha avuto un inizio avrà anche una fine. Questo può valere anche per questa particolare pandemia? Forse. Forse non cesserà mai del tutto, perché vi sarà sempre qualcuno che metterà la sua libertà al servizio del signore di questo mondo. Finché dura questo mondo.
Tuttavia, è lecito pensare che le cose possono cambiare. Se si realizzafinalmente che il problema non sono i cristiani, ma la mentalità e il cuore di chi odia apparentemente i cristiani ma in realtà non vuole Cristo e non vuole ascoltare la verità che è scritta nel cuore di ciascuno.
Follia? Forse.
La realtà è che nulla, davvero nulla,è già scritto nella storia degli uomini. Non c’è niente di ineluttabile in questo mondo.
Chi avrebbe mai scommesso, nel pieno della violenza persecutoria delle milizie romane, su un editto imperiale che facesse del cristianesimo la religione di Roma? Chi avrebbe pensato alla caduta di un altro impero, quello comunista, quando i suoi sgherri e la sua propaganda sembravano avere il sopravvento sulla voce, spesso isolata, di un pontefice figlio di quei popoli perseguitati? Eppure è accaduto.
Perché?
Perché questa è una pandemia particolare. Chi cade, dà forza a chi sopravvive; anzi, chi muore accresce la schiera di chi è disposto a correre il rischio di essere contagiato.
Perché tutto è possibile a Chi ha già vinto colui che alimenta nel cuore dell’uomo il virus del male.
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