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Una patrona in convento

8 Giugno 2023 - Autore: Michele Brambilla

Il Papa parla di santa Teresa del Bambino Gesù, patrona delle missioni pur essendo morta giovanissima nel suo convento. Per essere missionari bisogna, infatti, avere anzitutto il desiderio di far amare Gesù Cristo

di Michele Brambilla

Nella presentazione dei modelli di zelo missionario, Papa Francesco giunge, nell’udienza del 7 giugno, ad illustrare la figura di santa Teresa del Bambino Gesù (1873-97), di cui quest’anno ricorrono i 150 anni dalla nascita. Ella «è patrona delle missioni, ma non è mai stata in missione: come si spiega, questo? Era una monaca carmelitana e la sua vita fu all’insegna della piccolezza e della debolezza: lei stessa si definiva “un piccolo granello di sabbia”. Di salute cagionevole, morì a soli 24 anni. Ma se il suo corpo era infermo, il suo cuore era vibrante, era missionario», dice il Papa, ed è questo che sottolinea.

«Nel suo “diario” racconta che essere missionaria era il suo desiderio e che voleva esserlo non solo per qualche anno, ma per tutta la vita, anzi fino alla fine del mondo. Teresa fu “sorella spirituale” di diversi missionari: dal monastero li accompagnava con le sue lettere, con la preghiera e offrendo per loro continui sacrifici. Senza apparire intercedeva per le missioni, come un motore che, nascosto, dà a un veicolo la forza per andare avanti», ed è il motivo per cui ne è patrona.

Francesco racconta un episodio illuminante della sensibilità di Teresa, avvenuto nel Natale 1886. «Teresa avrebbe di lì a poco compiuto 14 anni. In quanto figlia più giovane, in casa era coccolata da tutti, ma non “malcresciuta”. Tornata dalla Messa di mezzanotte, il papà, molto stanco, non aveva però voglia di assistere all’apertura dei regali della figlia e disse: “Meno male che è l’ultimo anno!”, perché a 15 anni già non si facevano più. Teresa, di indole molto sensibile e facile alle lacrime, ci restò male, salì in camera e pianse. Ma in fretta represse le lacrime, scese e, piena di gioia, fu lei a rallegrare il padre. Cos’era successo? Che in quella notte, in cui Gesù si era fatto debole per amore, lei era diventata forte d’animo – un vero miracolo: in pochi istanti era uscita dalla prigione del suo egoismo e del suo piangersi addosso, cominciò a sentire che “la carità le entrava nel cuore col bisogno di dimenticare sé stessa”», ovvero mettere al primo posto i bisogni degli altri.

Sarebbe cresciuta seguendo questa intuizione, fino a prendere su di sé come compito l’intercessione per quella particolare categoria che sono i peccatori. Racconta sempre il Pontefice: «Teresa viene a conoscenza di un criminale condannato a morte per crimini orribili, si chiamava Enrico Pranzini (…) ritenuto colpevole del brutale omicidio di tre persone, è destinato alla ghigliottina, ma non vuole ricevere i conforti della fede. Teresa lo prende a cuore e fa tutto ciò che può: prega in ogni modo per la sua conversione, perché lui che, con compassione fraterna, chiama “povero disgraziato Pranzini”, abbia un piccolo segno di pentimento e faccia spazio alla misericordia di Dio, in cui Teresa confida ciecamente». Leggerà commossa, sul giornale del giorno dopo, che appena prima dell’esecuzione il condannato avrebbe afferrato il Crocifisso del cappellano che gli era accanto e l’avrebbe baciato tre volte, come segno di pentimento.

«Fratelli e sorelle, ecco la forza dell’intercessione mossa dalla carità, ecco il motore della missione. I missionari, infatti, di cui Teresa è patrona, non sono solo quelli che fanno tanta strada, imparano lingue nuove, fanno opere di bene e sono bravi ad annunciare; no, missionario è anche chiunque vive, dove si trova, come strumento dell’amore di Dio; è chi fa di tutto perché, attraverso la sua testimonianza, la sua preghiera, la sua intercessione, Gesù passi», ovvero conquisti le anime.

Proprio parlando di preghiera, «domani, alle ore 13, l’Azione Cattolica Internazionale suggerisce ai credenti delle varie confessioni e religioni di raccogliersi in preghiera, dedicando “Un minuto per la pace”. Accogliamo questo invito» pensando specialmente all’Ucraina, chiede il Santo Padre.

Giovedì, 8 giugno 2023

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