Il 13 gennaio 2013 si è svolta a Parigi la “Manif pour tous”, intesa a protestare contro il progetto di legge del presidente socialista François Hollande sul “matrimonio per tutti”, che estende la nozione di matrimonio alle coppie omosessuali. Alleanza Cattolica ha aderito a questa, che è stata la più grande manifestazione contro il matrimonio omosessuale della storia, e che merita qualche specifica considerazione.
1. In Francia Hollande è riuscito a sconfiggere nelle elezioni il presidente uscente di centro-destra Nicolas Sarkozy perché molti francesi erano stanchi della subalternità alla Germania e alle istituzioni europee dell’amministrazione Sarkozy, e senza dubbio alcuni non apprezzavano neppure la forte influenza della massoneria francese su tale amministrazione. Nonostante le promesse elettorali, il nuovo governo Hollande continua a dipendere strettamente dalle istituzioni europee a guida tedesca nella gestione dell’economia — semmai rincarando la dose di “austerità” e di tasse — e, quanto alla massoneria, per la prima volta nella storia francese tre dei quattro ministeri detti “sovrani” che tradizionalmente determinano la politica nazionale — Interni, Esteri, Giustizia e Difesa — hanno ora titolari che sono stati iniziato nelle logge massoniche (cfr. Sophie Coignard, “Hollande et ses franc-maçons”, “Le Point”, n. 2.013, 3 gennaio 2013, pp. 44-48). Se non ha nessuna autonomia in campo economico, l’amministrazione Hollande può però distinguersi nel campo dei “diritti”, introducendo il matrimonio omosessuale e, in prospettiva, l’eutanasia.
2. La manifestazione di Parigi ha avuto un grande successo, e ha messo in difficoltà il governo, perché è riuscita a tenere insieme persone e forze diversissime unite dall’ostilità al matrimonio omosessuale: cattolici, ebrei, musulmani, atei, socialisti e anche omosessuali che considerano una legge sul matrimonio fra persone dello stesso sesso un errore.
3. Nessuna forza politica di qualche dimensione ha sostenuto in modo unanime la manifestazione. Lo stesso Fronte Nazionale della signora Marine Le Pen si è diviso, con la sua presidente che ha dichiarato di non volere partecipare temendo “derive omofobe”, mentre hanno partecipato alla manifestazione anche esponenti di qualche rilievo dello stesso Partito Socialista.
La campagna elettorale in corso nel nostro Paese invita a qualche riflessione sul tema “Oggi in Francia, domani in Italia”. Il Partito Democratico — con i suoi alleati di Sinistra e Libertà — propone da tempo il riconoscimento delle unioni omosessuali e ha almeno il pregio di esprimersi sul tema in modo chiaro e senza infingimenti. Anche il MoVimento 5 Stelle di Beppe Grillo e Rivoluzione Civile del giudice Antonio Ingroia si sono espressi, con diverse modalità, a favore del riconoscimento delle unioni fra persone dello stesso sesso.
Altrove regna una notevole confusione. L’Agenda Monti prevede libertà di coscienza per i parlamentari della coalizione Monti sul punto, ma certo — oltre alle note posizioni sul tema dell’onorevole Gianfranco Fini — costituisce un segnale non difficile da interpretare la candidatura annunciata nella lista che fa riferimento al presidente del Consiglio di attivisti gay, tra i quali spicca Alessio De Giorgi, responsabile del più noto sito omosessuale italiano gay.it ed esponente di rilievo dell’associazionismo gay.
Il PDL ha certamente il merito di avere evitato, negli anni in cui è stato al governo, la deriva verso il riconoscimento delle unioni omosessuali che ha caratterizzato la Francia e altri nostri vicini. Ma in questa campagna elettorale, oltre a dichiarazioni ambigue e diversamente interpretate dello stesso onorevole Silvio Berlusconi, si devono registrare significative adesioni ai progetti di riconoscimento delle unioni omosessuali, accompagnate da espressioni per dire il meno poco rispettose nei confronto dei cattolici ostili a tali progetti, da parte di autorevoli esponenti del PDL come il coordinatore nazionale onorevole Sandro Bondi e l’ex ministro onorevole Mara Carfagna.
Fuori delle grandi coalizioni esistono certamente piccole formazioni ostili al riconoscimento delle unioni omosessuali, ma nel sistema disegnato dalla legge elettorale vigente le loro possibilità di eleggere deputati e senatori sono molto modeste.
Con poche e lodevoli eccezioni, anche gli esponenti politici che si dichiarano cattolici non sembrano consapevoli della gravità della questione — basterà ricordare che nel discorso alla Curia Romana del 21 dicembre 2012 Benedetto XVI ha definito l’ideologia del “gender” e le sue trascrizioni giuridiche come la più grave minaccia che oggi pesa sul bene comune e sulla pace interna delle nazioni — e talora sostengono apertamente — in evidente contrasto con il Magistero pontificio — che le questioni che contano sono quelle dell’economia e che fare dei “principi non negoziabili” il principale criterio delle scelte politiche è sbagliato.
La manifestazione francese e la situazione italiana sembrano dunque contenere gli stessi insegnamenti.
1. Chi condivide l’analisi del Pontefice secondo cui non la crisi economica ma le trascrizioni legislative dell’ideologia del “gender” rappresentano oggi il più grave pericolo per il bene comune, ha il dovere di operare per creare contro tali trascrizioni fronti ampli, politicamente efficaci, unendo anche persone e forze che su altre questioni non la pensano nello stesso modo.
2. Come Alleanza Cattolica ha ricordato nel suo Manifesto per le elezioni 2013, i principi non negoziabili sono la principale bussola per ogni scelta politica. Nulla è più importante, tanto più che — come la Francia dimostra — chiunque vinca nelle sue scelte economiche non potrà comunque discostarsi dalle indicazioni europee, e — quanto all’influenza della massoneria e di altre forze ostili alla Chiesa — esponenti di queste forze si trovano purtroppo in tutti i principali schieramenti. Alleanza Cattolica da sempre promuove una riflessione culturale sul ruolo di queste forze, e sul significato, i rischi e i limiti del processo di integrazione europea in un contesto di globalizzazione. Ma da questa riflessione culturale è semplicistico trarre oggi un’indicazione favorevole o contraria a questo o quello schieramento.
3. Come lo stesso Manifesto di Alleanza Cattolica ricorda, e come la campagna elettorale conferma ogni giorno, nessuno dei maggiori schieramenti è chiaramente a favore dei principi non negoziabili e nessuno può dunque essere appoggiato senza riserve, anche se debbono essere denunciati quegli schieramenti che apertamente e programmaticamente si schierano “contro” tali principi, se a nessuno schieramento vanno fatti sconti fondati su malintese simpatie quando suoi esponenti prendono posizioni ostili alla vita e alla famiglia, e se si deve tenere conto anche di meriti e demeriti acquisiti nelle passate legislature.
4. Constatata l’assenza di soluzioni “ad horas”, Alleanza Cattolica non può che ribadire il contenuto del suo Manifesto, e invitare a non perdere di vista — mentre giustamente si presta attenzione alle elezioni — quel lavoro di lungo periodo evocato da Benedetto XVI nel Messaggio per la giornata mondiale della pace 2013 che mira a preparare una classe dirigente davvero alternativa e responsabile.