Giovanni Paolo II, Cristianità n. 94 (1983)
Discorso ai partecipanti ai lavori del XXXIII Convegno Nazionale di Studio organizzato dall’Unione Giuristi Cattolici Italiani, del 4-12-1982, in L’Osservatore Romano, 5-12-1982. Titolo redazionale.
Uno Stato «neutrale» di fronte alle ineludibili esigenze della legge divina, naturale e positiva, è destinato al dissolvimento
Se San Tommaso ci ricorda che la legge umana, per essere giusta, deve poter ricondursi alla legge naturale (cfr. In III Sent., d. 37, q. 1, a. 3, sol.), il Concilio Vaticano II riconferma il principio che «la norma suprema della vita umana è la stessa legge divina, eterna, oggettiva ed universale» (Decl. Dignitatis humanae, 3), trovando le leggi umane il proprio valore e la propria tutela solo nell’ordine morale. […].
4. […] la legge non può avere altro fine al di fuori del bene comune, cioè quello dell’intera società (cfr. Summa Theol., I-II, q. 90, a. 4), e che tale bene dev’essere rapportato alla struttura globale della persona umana che accusa, accanto a necessità temporali, aspirazioni e proiezioni trascendenti.
È su tale terreno della persona umana, «principio, soggetto e fine di tutte le istituzioni sociali» (Cost. Past. Gaudium et spes, n. 25), che è possibile un incontro con ogni uomo di buona volontà, per la ricostruzione della nozione, che sembrerebbe tanto rimossa, di una morale oggettiva e di un clima generale, nel quale i valori basilari dell’uomo e della società non siano inficiati da un relativismo paralizzante e spesso distruttivo.
5. […] È stato detto che lo Stato è essenzialmente organismo giuridico quanto alla forma ed organismo etico per ciò che riguarda la sostanza. Anche in una società cosiddetta pluralista, attraversata da un triplice pluralismo che potremmo definire: «ideologico», «etico» e «pedagogico» – si pensi all’espressione che quest’ultimo trova nei mezzi di comunicazione sociale – lo Stato non può porsi come entità che semplicemente riflette e riassume in una congerie deterministica le varie tendenze della compagine civile, ma dovrà necessariamente porre in luce, con esame critico, e difendere i legittimi interessi nei quali e con i quali l’uomo si perfeziona e si esprime, formulando leggi a ciò consentanee.
L’uomo non è soltanto essere fisico-temporale, bisognoso di vitto, di casa e di lavoro, ma è anzitutto realtà spirituale che accusa ineludibili esigenze di «significati» cioè esigenze di verità, di amore, di gioia, di sicurezza, di serenità, di giustificazioni del vivere. Tali «significati» sono essenziali per l’uomo: da ciò discende che la società, non solo per obbedienza alla legge divina, naturale e positiva, ma per la sua stessa sopravvivenza, in quanto comunità di persone, deve tutelare ed incrementare i suddetti valori.
Uno Stato «neutrale» di fronte ad essi è destinato al dissolvimento. Esso non è certamente la fonte della moralità e nemmeno la sintesi totalitaria ed arbitraria delle componenti sociali, ma bensì l’istituzione organizzata, che garantisce e tutela i diritti della persona umana, integrando il loro esercizio nell’armonia del bene comune.
[…] Cristo ha dato coscienza nuova e prerogative superiori alla dignità dell’uomo. Non tralasciate fatica, non trascurate impegno, al fine di far sì che le norme positive siano sempre ricondotte, anche in questa società pluralista, nell’alveo della moralità naturale, dell’etica cristiana, in quanto essa ha di valore universale.
Giovanni Paolo II