Dio non si tira indietro, visita anche le nostre povere stalle
di Michele Brambilla
Papa Francesco introduce l’Angelus del 2 gennaio glossando proprio la preghiera mariana: «Il Vangelo della liturgia odierna ci offre una frase bellissima, che preghiamo sempre all’Angelus e che da sola ci rivela il senso del Natale: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Queste parole, se ci pensiamo, contengono un paradosso», ovvero la presunta bipolarità tra carne e spirito, che «prima di Gesù erano due mondi separati: il Cielo opposto alla terra, l’infinito opposto al finito, lo spirito opposto alla materia. E c’è un’altra opposizione nel Prologo del Vangelo di Giovanni, un altro binomio: luce e tenebre(cfr Gv 1,5). Gesù è la luce di Dio entrata nelle tenebre del mondo», determinate dal peccato.
Ma «che cosa vuole annunciare il Vangelo con queste polarità? Una cosa splendida: il modo di agire di Dio. Di fronte alla nostra fragilità, il Signore non si tira indietro. Non rimane nella sua eternità beata e nella sua luce infinita, ma si fa vicino, si fa carne, si cala nelle tenebre, abita terre a Lui estranee. E perché fa questo Dio? Perché scende da noi? Lo fa perché non si rassegna al fatto che noi possiamo smarrirci andando lontani da Lui, lontani dall’eternità, lontani dalla luce. Ecco l’opera di Dio», rimarca il Pontefice: «venire in mezzo a noi. Se noi ci riteniamo indegni, questo non lo ferma, Lui viene. Se lo rifiutiamo, non si stanca di cercarci. Se non siamo pronti e ben disposti ad accoglierlo, preferisce comunque venire. E se noi gli chiudiamo la porta in faccia, Lui aspetta. È proprio il Buon Pastore»!
L’uomo si sente spesso indegno di Dio e se ne tiene alla larga, ma il Signore non ci considera affatto immeritevoli della sua misericordia. A ciascuno di noi il Papa dice: «Pensa alla stalla di Betlemme. Gesù è nato lì, in quella povertà, per dirti che non teme certo di visitare il tuo cuore, di abitare una vita trasandata». Dio non teme di dimorare nelle nostre povere case, «e mi domando, a me, a voi e a tutti: noi, vogliamo fargli spazio? A parole sì; nessuno dirà: “Io no”; sì. Ma concretamente? Magari ci sono degli aspetti della vita che teniamo per noi, esclusivi, o dei luoghi interiori nei quali abbiamo paura che il Vangelo entri, dove non vogliamo mettere Dio in mezzo. Oggi», esorta il Santo Padre, «vi invito alla concretezza. Quali sono le cose interiori che io credo che a Dio non piacciano? Qual è lo spazio che tengo soltanto per me e non voglio che lì Dio venga? Ognuno di noi sia concreto e rispondiamo a questo», perché Gesù non ha paura dei nostri peccati, viene apposta per perdonarli. Il presepe, che il Papa invita continuamente a contemplare, ospita tutta l’umanità, con i suoi pregi e i suoi difetti, e tutta la conduce davanti al Bambino.
Allora «in questa prima domenica dell’anno rinnovo a tutti gli auguri di pace e di bene nel Signore. Nei momenti lieti e in quelli tristi, affidiamoci a Lui, che è la nostra forza e la nostra speranza. E non dimenticate: invitiamo il Signore a venire dentro di noi, venire alla nostra realtà, per brutta che sia, come una stalla: “Signore, io non vorrei che tu entrassi, ma guardala, stai vicino”. Facciamo questo».
Lunedì, 3 gennaio 2022