
La quarta egloga di Virgilio e la sua interpretazione messianica
di Leonardo Gallotta
Le leggende tardo – antiche su Virgilio mago.
“Mantua me genuit, Calabri rapuēre, tenet nunc / Parthenope: cecini pascua, rura, duces”. Questo l’epigramma che fu iscritto sulla tomba di Virgilio (70 a.C. – 19 a.C) e che, tradotto, suona così:
“ Mantova mi ha generato, i Calabri mi hanno strappato alla vita, ora Partenope accoglie le mie ossa. Ho cantato i pascoli, le campagne, gli eroi”. Fu proprio a Napoli, dove ebbe sepoltura, che nacquero delle leggende – di cui però si ha notizia soprattutto a partire dal XII secolo – su un Virgilio costruttore di talismani.
Per magia di Virgilio un cavallo di bronzo preservava i cavalli dalla stanchezza, una mosca pure di bronzo allontanava le mosche dalla città, un macello conservava fresca la carne per sei settimane, mentre un’altra statua di bronzo raffigurante un arciere con la freccia puntata sul cratere del Vesuvio, bloccava l’eruzione del vulcano. A Baia e a Pozzuoli, poi, la magia di Virgilio aveva provveduto a dei bagni pubblici utili a curare ogni malattia. Anche per Roma c’era una leggenda: in un palazzo erano state poste delle statue che rappresentavano i popoli sottomessi al dominio romano, tutte con un campanello in mano. Quando, grazie alla magia di Virgilio, un campanello suonava, ciò significava che in quella regione si profilava un pericolo per Roma. Nel Medioevo il grande poeta latino era dunque avvolto da questa atmosfera magica che attorno a lui si era creata.
Le Bucoliche e la IV egloga.
Dal greco boukòlos, cioè pastore, derivano questi componimenti che, singolarmente, sono detti, con derivazione greca, ‘egloghe’, cioè poesie scelte. In numero di dieci, le Bucoliche hanno quasi sempre come protagonisti dei pastori che ora dialogano, ora si cimentano in gare poetiche, ora sono protagonisti di amori infelici, anche se non mancano, tuttavia, dei destinatari che pastori non sono, come Cornelio Gallo (69 a.C. – 26 a.C.) e Asinio Pollione (75 a.C. – 4 d.C.). È proprio a quest’ultimo che è dedicata la IV egloga.
Virgilio invoca le Muse siciliane – con sottinteso riferimento al siracusano Teocrito (315 a.C. circa – 250 a.C circa) inventore del genere bucolico – e annuncia un canto più elevato rispetto alla consueta poesia pastorale. Infatti, in concomitanza col consolato di Pollione e con la prossima nascita di un glorioso puer, si è affacciata al mondo una nuova epoca predetta dall’oracolo cumano. Ecco, in traduzione, i versi più significativi: “Anche la Vergine ritorna ormai e ormai ritorna il regno di Saturno e dall’alto cielo viene mandata una nuova stirpe. Tu, o Lucina, sii propizia al fanciullo che sta per nascere, al cui tempo la stirpe del ferro cederà il passo e sorgerà la stirpe dell’oro in tutto il mondo: ormai regna il tuo [fratello] Apollo, e proprio sotto il tuo consolato, o Pollione, inizieranno a procedere i grandi cicli [degli anni]” (IV egloga, vv. 6-12).
Ora la Vergine è, di fatto, Astrea, personificazione della Giustizia che, dopo l’età dell’oro, aveva abbandonato la terra; il puer è identificato dalla maggior parte degli esegeti come figlio di Asinio Pollione e l’età dell’oro sarebbe quella iniziata con la pace di Brindisi (40 a.C.) fra Ottaviano (63 a. C. – 14 d.C.) e Antonio (83 a.C. – 30 a.C.), a cui aveva cooperato Pollione stesso. Si deve però riconoscere che il solenne tono profetico, il riferimento ad una Vergine, ad un puer che sta per nascere e ad una nuova stirpe mandata dal cielo, hanno straordinarie analogie con il linguaggio evangelico, così che si ebbe una lettura in chiave messianica da parte di intere generazioni di cristiani.
Dante e la IV egloga.
L’atteggiamento di venerazione per Virgilio è ampiamente diffuso nell’Inferno e nel Purgatorio danteschi a partire dal primo incontro fra Dante e il poeta latino. Che Virgilio sia stato profeta di Cristo venturo, tuttavia, Dante non lo dice in prima persona, ma lo fa dire a Papinio Stazio ( 45 d.C. circa – 96 d.C. circa) nel canto XXII del Purgatorio, quando attribuisce il merito della sua conversione proprio alla IV egloga delle Bucoliche dove, rivolto a Virgilio, dice che da lui fu illuminato quando scrisse: “… Secol si rinova: / torna giustizia e primo tempo umano, / e progenie scende da ciel nova. / Per te poeta fui, per te cristiano” (Purg., XXII, vv.70-73). Occorre dire che sulla conversione di Stazio non esiste documento alcuno né testimonianza di altri scrittori, tant’è che Dante stesso fa dire a Stazio che, dopo aver ricevuto il battesimo, per paura della persecuzione di Domiziano, tenne nascosta la sua nuova fede.
Per concludere sulle capacità divinatorie di Virgilio diremo – e la cosa non mi pare casuale – che la prima profezia di tutta la Divina Commedia, vale a dire quella del Veltro che ucciderà la lupa, è assegnata da Dante proprio a Virgilio. Possiamo dunque affermare che anche il Sommo Poeta non si sottrasse alla suggestione di una lettura profetica della IV egloga, uno dei motivi – tra gli altri – per cui Virgilio fu scelto come sua guida nelle prime due cantiche.
Sabato, 17 maggio 2025