di Marco Invernizzi
Sabato 16 giugno, Papa Francesco ha rivolto due discorsi al Forum delle Associazioni Familiari, un’“associazione di associazioni” che da 25 anni mette la famiglia al centro della propria azione politica. Il primo discorso scritto e consegnato, l’altro rivolto “a braccio” ai presenti all’udienza.
Il mio invito è quello di leggerli entrambi, come ogni fedele dovrebbe fare nei confronti del Magistero pontificio. Non ci vuole tanto tempo. Mentre il discorso scritto è molto bene argomentato, quello a braccio esprime dal profondo del cuore il pensiero del Pontefice sulla famiglia. Il secondo ha molto colpito per la forza, per il modo politicamente scorretto di affrontare i tanti problemi che affliggono la famiglia. Il Santo Padre ha formulato dei giudizi precisi, i media li hanno ripresi per un giorno, ma poi tutto è ritornato come prima.
Proviamo a tenere vive le parole del Papa almeno noi, che speriamo di essere fedeli cattolici.
Il Pontefice non ha espresso soltanto le due verità che sono state ricordate dai media, la prima che il matrimonio è una istituzione voluta da Dio, fondata sulla complementarietà dell’uomo e della donna, aperta alla vita perché i figli sono il dono più grande, quindi indissolubile cioè fondata su un amore per sempre, e la seconda che eliminare i bambini con l’aborto selettivo, per non fare nascere nani o down, significa ripetere quanto fecero i nazionalsocialisti nel secolo scorso, differenziandosi solo per l’uso dei “guanti bianchi”. La famiglia è una sola, ha detto il Santo Padre, e l’aborto è l’omicidio di un innocente.
Basterebbero queste due verità per aiutare i cattolici a riflettere sull’ipocrisia del mondo contemporaneo, soprattutto dei suoi intellettuali, che amano esaltare il dovere di salvare le vite che interessano loro, ma non quelle che ritengono sacrificabili, come per esempio appunto i bambini concepiti ma “non desiderati”. Anche i nazisti difendevano con eroismo i propri camerati e uccidevano senza pietà chi ritenevano un ostacolo alla vittoria. Lo stesso facevano e fanno i comunisti con i nemici di classe. Ma la vita è sacra sempre e tutte le vite vanno salvate, quelle in mare come quelle nel ventre della loro mamma.
Sempre nel discorso a braccio, però, il Pontefice è andato oltre e ha indicato un rimedio allo sfasciarsi odierno di molti matrimoni, riprendendo un vecchio discorso sulla necessità di un catecumenato per i fidanzati che vogliano sposarsi. Perché un seminarista trascorre tanti anni in seminario e due fidanzati preparano un matrimonio soltanto con quattro o sei incontri?
Queste parole aiutano le due generazioni successive al Sessantotto a fare un esame di coscienza. Che cosa in questi 50 anni è stato prodotto di davvero umano? E nel nome dei diritti civili, quante infelicità sono state generate in chi ha divorziato, nei loro figli, in chi ha abortito credendo di risolvere un problema, in chi ha pensato che l’amore senza responsabilità sia un’opzione sul serio praticabile capace di generare legami stabili?
Che fare, dunque? Non si tratta di permessi e divieti, o almeno non solo di quelli: chi avesse interpretato l’esortazione apostolica Amoris laetitia come «una sterile casistica del “si può, non si può”» non ha capito nulla, ha affermato il Santo Padre nel citato discorso “a braccio”.
Si tratta allora di dire la verità sull’uomo pubblicamente e senza rispetto umano, come la Chiesa ha sempre fatto, in particolare su questo tema, con il Magistero di san Giovanni Paolo II (1920-2005). E poi si tratta di convertirsi, cioè di amare Dio e il prossimo con tutte le forze, di praticare concretamente questo amore nel matrimonio, come il Papa invita a fare nel capitolo quarto dell’Amoris laetitia.
Nella nostra epoca, la lotta per difendere la vita e la famiglia è centrale. Il 15 giugno, il Corriere della Sera, edizione online , legava l’approvazione della legge che ha legalizzato l’aborto in Argentina alla concessione di un prestito da 50 miliardi di dollari da parte del Fondo monetario internazionale per salvare la disastrata situazione del Paese di Papa Bergoglio, dopo la denuncia di un sacerdote argentino, don José Maria di Paola, fatta davanti al Congresso del Paese poche ore prima della votazione che avrebbe approvato la legge. È un’affermazione che avrebbe meritato di essere ripresa e spiegata ai lettori, quanto meno di essere verificata nella sua attendibilità. Non amo il “complottismo”, che spesso è solo una scusa per non approfondire i temi, ma non è un mistero che gli sforzi economici e i ricatti che molti “poteri forti” internazionali hanno fatto e continuano a fare, per imporre ai governi del mondo l’aborto e l’agenda gender come diritti, siano partiti dalle conferenze dell’ONU de Il Cairo nel 1994 e di Pechino nel 1995.
Umanamente parlando, con le forze in campo, appare impossibile vincere questa battaglia, ma questo non deve farci desistere. Bisogna dire la verità, cercare di salvare i matrimoni e i bambini concepiti, senza preoccuparsi del risultato. Che comunque sarà positivo, perché Dio ama chi dona con gioia e con generosità.
Lunedì, 18 giugno 2018