Di Mihaela Iordache da Avvenire del 20/03/2019. Foto redazionale
La loro fede è stata piu forte delle torture subite sotto il regime comunista in Romania. E ora la Chiesa cattolica ne riconosce il martirio. Sono sette vescovi cattolici che hanno continuato a essere fedeli alla Chiesa di Roma rifiutando di passare a quella ortodossa dopo che il regime comunista aveva messo fuori legge la Chiesa greco-cattolica romena nel 1948. Ecco chi sono i sette nuovi martiri.
Valeriu Traian Frentiu (25 aprile 1875-11 luglio 1952) venne arrestato il 28 ottobre 1948, portato nel lager di Dragoslavele ,spostato nel febbraio 1949 nel Monastero di Caldarusani. Nel 1950 viene imprigionato a Sighet dove muore l’11 luglio 1952 in seguito al duro regime carcerario. Per impedire eventuali pellegrinaggi, il vescovo Frentiu come anche gli altri vescovi greco-cattolici, venne sepolto di notte, senza bara in una fossa comune. Anche il vescovo Alexandru Rusu (22 novembre 1884-9 maggio 1963), viene arrestato per «attivita clandestina di istiga-zione e riorganizzazione del culto greco-cattolico», «un’attivita di odio e criminale», come riportano i documenti del tempo, citati dal sito memorialsighet. ro. Condannato per alto tradimento a 25 anni di lavori forzati, Rusu inizia a 72 anni il suo calvario nelle prigioni comuniste. Morì a 78 anni: «Noi sacerdoti, abbiamo sempre fatto il nostro dovere , spesso con una morte da martiri». Così fece il vescovo Vasile Aftenie (14 giugno 1889-10 maggio 1950) che subì molte torture e interrogatori da parte della Securitate, la famigerata polizia politica del regime. Morì nel carcere di Vacaresti. Il vescovo Titu Liviu Chinezu (22 dicembre 1904-15 gennaio 1955) nel 1930 fu ordinato presbitero a Roma e dopo un anno torno in Romania. Fu nominato vescovo ausiliare da Pio XII nel 1949, ma finì anche lui in prigione per la sua fede greco-cattolica, ormai vietata dai comunisti. Dopo anni di lavori forzati, soffrì molto senza mai lamentarsi e morì nel carcere di Sighetu Marmatiei. Iuliu Hossu (30 gennaio 1885Bucarest, 28 maggio 1970). fu anch’egli vittima delle persecuzioni del regime comunista. Venne arrestato nel 1948, portato nel carcere di Jilava, poi nella villa Dragoslavele, ormai una prigione per il clero greco-cattolico e finì con la residenza obbligatoria al Monastero di Caldarusani. Morì nell’ospedale Colentina di Bucarest con a fianco il vescovo Alexandru Todea. Nel 1969 Paolo VI lo nominò cardinale in pectore (cioè senza rivelarne il nome), ma la sua nomina fu resa pubblica solo nel 1973 dopo la sua morte.
Il vescovo Ioan Balan (11 febbraio 1880 -4 agosto 1959) senza processo nè condanna, fu arrestato, imprigionato e perseguitato per aver rifiutato anche lui (come tutti gli altri vescovi greco-cattolici) di passare alla Chiesa ortodossa romena . Il vescovo Ioan Suciu (4 dicembre 1907-27 giugno 1953), muore a soli 45 anni quello che venne definito «il vescovo dei giovani», nel duro carcere di Sighet. Schierato contro il comunismo e la «trappola dell’ateismo ». Diceva: c’è solo una strada nella vita che ti allontana dal tradimento, quella dell’eroismo. Solo inquesto modo puoi riscattare il mondo.