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Wilhelm Reich (1897-1957)

27 Ottobre 2018 - Autore: Ermanno Pavesi

di Ermanno Pavesi

 

Wilhelm Reich (1897-1957)

 

1. La vita

Wilhelm Reich nasce il 24 marzo 1897 a Dobrzcynica, in Ga­li­zia, allora nell’impero austro-ungarico. Tra­sferitosi a Vienna per stu­diare Medicina, ancora studente, nel 1920, è membro-ospite del­la Società Viennese di Psico­a­nalisi, e nel 1922 ne diven­ta mem­bro effettivo, iniziando anche l’attività terapeutica. Per anni con­cilia attività psico­a­na­li­tica e militanza nel Partito Socialde­mo­cra­tico Austriaco, che lascia però nel 1928 per aderire al Partito Co­munista Austriaco, in cui è attivo tanto in campo culturale — per esempio, nel 1928 fonda a Vie­n­na l’Organizzazione So­cia­li­sta di Consulenza e di Ricerca Ses­suale —, quanto come mili­tan­te di base, per esempio nel servizio d’or­di­ne durante i cortei.

Nel 1930 Reich si trasferisce a Berlino, sperando di sensi­bi­liz­zare il Partito Comunista Tedesco alle tematiche sessuali e, nello stesso tempo, di politicizzare in senso marxista le orga­nizzazioni di liberazione sessuale, intento culminato nel 1931 con la fonda­zione della Lega Nazionale per la Politica Sessuale Proletaria. Ma la sintesi di psicoanalisi e di marxismo incontra resistenze sempre maggiori in entrambi i campi: dopo la proi­bi­zione della diffusione delle sue opere, nel 1933 viene espulso dal partito co­munista, mentre i crescenti contrasti con i maggiori esponenti della psicoanalisi portano, nel 1934, alla sua espul­sio­ne dalla So­cietà Internazionale di Psicoanalisi. Sempre più iso­la­to, cerca invano un ambiente più favorevole in Dani­marca e in Svezia. Nel 1934 si trasferisce in Norvegia dove in­segna Analisi Carat­te­riale all’università di Oslo e prosegue le ricerche spe­ri­men­ta­li, tese a dimostrare in laboratorio l’esi­stenza del­l’«or­go­ne», l’e­nergia cosmica primordiale. Proprio que­sti e­sperimenti, e le pre­sunte scoperte, accettate solo dai suoi stretti collaboratori, gl’i­nimicano anche ambienti interessati alle sue te­si psicolo­gi­che.

Nel 1939 Reich si trasferisce negli Stati Uniti d’America, a New York, dove insegna sempre Analisi Caratteriale. Nel 1946 fonda, nel Maine, un istituto di ricerca «orgonomica», che chiamerà Orgonon. È pure convinto di aver costruito apparecchi capaci di ac­cumulare l’energia «orgonica» e di utilizzarla in campo terapeutico, ma la DFA, Drug and Food Administration, l’ente americano respon­sa­bile, fra l’altro, dei controlli nella sanità, non ritiene fondata né l’e­si­stenza dell’energia orgonica, né l’efficacia terapeutica de­gli accu­mulatori e ne proibisce la vendita. Condannato per la vio­lazione di tale divieto, Reich, che si ritiene vit­ti­ma di un com­plotto comunista organizzato da agenti infiltrati nella DFA, muo­re il 3 novembre 1957 nel penitenziario di Lewisburg, in Pennsylvania.

2. Marxismo e psicoanalisi

Nel volume Materialismo dialettico e psicoanalisi, del 1929, Reich sottolinea la natura materialistica e dialettica della psico­a­nalisi e ne sostiene la conciliabilità con il materialismo dialettico marxista, elaborando una sintesi delle due prospettive, la teoria sessuo-economica — con la corrispondente ap­plicazione pratica, la sessuo-politica —, i cui sviluppi lo portano a un di­stacco sem­pre maggiore dai due movimenti: «Ho dunque partecipato ai più gravi sbagli del mio tempo — scrive nel 1949 in Etere, Dio e dia­­­volo — e li ho anzi soste­nuti con con­vin­zio­ne».

Della teoria psicoanalitica Reich apprezza l’importanza attri­bui­ta alla libido e all’energia sessuale, che non vengono limitate alla riproduzione umana, ma assumono il ruolo di una forza na­turale più generale, se non della forza motrice della natura e del­l’e­vo­lu­zione; di conseguenza, anche i disturbi della salute ven­go­no fatti risalire a un blocco dell’energia sessuale. Reich accusa la psico­a­nalisi di atteggiamento apolitico e critica la teoria del­l’im­pulso di morte, che ammetterebbe l’inelut­tabilità di tendenze ag­gressive e distruttive nell’uomo e legit­ti­merebbe una certa dose di repressione in ogni società u­ma­na, indi­pen­dentemente dalla sua organizzazione.

In campo politico Reich apprezza la fase iniziale della Rivo­lu­zione d’Ottobre del 1917, impegnata a trasformare radicalmente non solo i rapporti di produzione ma anche tutta la società, ma ne critica aspramente gli sviluppi totalitari. Con il marxismo condivide la convinzione relativa alla storicità dei ma­li psichici e sociali del­l’umanità. L’alienazione dell’uomo non sa­rebbe un fat­to «natu­ra­le», bensí il prodotto di un parti­co­la­re tipo di so­cie­tà, quella pa­triarcale, caratte­riz­za­ta da una orga­niz­zazione auto­ri­taria coniata sul modello della fa­miglia, dalla di­vi­sione in classi, da una mo­ra­le sessuale coer­ci­ti­va e dal­la fede in un Dio tra­scen­dente. Per Reich la società pa­triarcale sarebbe suc­ceduta a quella originaria di tipo matriarcale, carat­te­rizzata dal comunismo dei beni e priva di strutture fa­mi­liari, e nella quale l’uomo si sarebbe potuto svi­luppare in modo armo­ni­co.

3. Società patriarcale, «corazzamento» del carattere e «psi­co­lo­gia di massa del fascismo»

Secondo Reich l’educazione patriarcale provoca un irrigi­di­men­to del carattere, il «corazzamento», che ostacola il rap­por­to fra l’energia vitale dell’uomo e la realtà esterna: «L’or­ganismo corazzato — scrive in Etere, dio e diavolo — si dif­fe­ren­zia da quello non corazzato, fondamentalmente, per il fatto che fra il suo nucleo biologico — da cui scaturiscono tutti gli impulsi na­turali — ed il mondo — ov’esso vive ed agisce — è in­serito un muro di rigidità. Ne consegue che è frenato ogni im­pul­so natu­ra­le ed in particolare la naturale funzione amorosa». Ciò non solo impe­di­rebbe di vivere in modo naturale la sessualità, con il con­se­guente sviluppo di sadismo, omosessualità, pornografia, per­ver­sioni e, più in generale, di comportamenti asociali, ma forme­reb­be pure una struttura caratteriale irrazionale e autoritaria, alla ba­se della psicologia di massa. Terapia psicoanalitica e mo­vi­menti marxisti avrebbero fallito proprio per aver preso in con­si­de­ra­zio­ne solo singoli problemi, non il corazzamento che ne è la causa.

La sola trasformazione dei rapporti di produzione è, per esem­pio, destinata a una involuzione totalitaria se non viene accom­pa­gnata da una rivoluzione culturale e sessuale, capace di libera­re le masse dal carattere autoritario. In altri termini, la rivoluzione sessuale deve trasformare il ruolo della donna nella società con il superamento della famiglia patriarcale e della sua influenza sul­l’educazione delle nuove generazioni. Se ciò non avviene anche i membri di un movimento rivoluzionario continuerebbero a sen­tire l’esigenza di sottomettersi a un’autorità e facilitereb­be­ro la salita al potere di personaggi autoritari.

Queste tesi vengono tematizzate, nel 1933, in Psi­co­logia di massa del fascismo, in cui Reich si serve di una de­fi­ni­zione di fa­scismo piuttosto ampia, che non comprende solamente il fa­sci­smo italia­no, ma anche il nazionalsocialismo e ad­dirittura una componente caratteriale presente in tutti e ovunque: le sue esperienze cliniche lo avrebbero convinto — scrive nel­l’o­pe­ra citata — che «[…] og­gi non esiste assolutamente nessuno che non porti in sé gli ele­menti del modo di pensare e sentire fa­sci­sta. Il fascismo come movimento politico si differenzia da altri partiti reazionari per il fatto che viene sostenuto e diffuso dalle masse umane».

La tesi secondo cui il carattere autoritario costituisce la base della psicologia di massa e tende a lasciarsi inquadrare in strut­tu­re di tipo autoritario, capovolge interpretazioni correnti sulla na­scita dei movimenti totalitari del secolo XX. Non sono i movi­menti totalitari a irretire le masse, ma le masse a creare le con­di­zioni per la nascita di movimenti totalitari: il fatto che Adolf Hi­tler (1889-1945) sia riuscito a inquadrare le masse va attribuito alle masse stesse e non a Hitler.

4. Religiosità come esperienza di unità cosmica

Il corazzamento avrebbe anche conseguenze sulla percezione della realtà vivente: «La perdita della naturale autopercezione — scrive ancora in Etere, dio e diavolo — scinde la persona, in tutta l’ampiezza della sua apertura, in due entità opposte e con­trad­dittorie: il corpo qui è incompatibile con l’anima o lo spirito là. La “funzione del cervello”, “l’intelletto”, viene separato dal re­sto dell’organismo; quest’ultimo viene “posto in subor­di­ne” come “l’emozionale” e “l’irrazionale”». Questa scis­sio­ne, che comporta anche la separazione dell’uomo dalla propria natu­ra con l’affermazione del primato della coscienza sulle fun­zioni vi­tali e sui sentimenti, porterebbe a due concezioni opposte ma complementari: il materialismo meccanicistico che prende in considerazione solo gli aspetti materiali della realtà e il misti­ci­smo, che invece attribuisce una esistenza autonoma alla com­po­nente spirituale. L’esigenza religiosa manifesterebbe la nostalgia dell’unità perduta, che non può basarsi su una conce­zione tra­scendente di Dio, ma lo considera solo come simbolo, metafora dell’energia cosmica, per cui la vera religiosità è l’e­sperienza co­smica, oceanica, della ritrovata unità dell’uomo con la natura.

5. La scienza dell’Orgone e le sue applicazioni terapeutiche

La dicotomia materialismo-misticismo secondo Reich può es­sere su­perata solo con lo sviluppo dell’orgonomia, la scienza del­l’e­ner­gia orgonica che, con la stessa «legge funzionale», fon­de in un’u­nità la natura vivente e quella non vivente e regola quindi il moto degli astri, lo sviluppo di ogni sostanza vivente e i mo­vi­menti degli animali, compreso «l’animale uomo», espres­sione con cui Reich indica normalmente l’essere umano. L’or­go­nomia consente di superare la sessuo-economia, ri­con­ducendo al­la base biologica le intuizioni della psicologia freu­dia­na e della socio­logia marxista. L’orgonomia comporta non solo il su­pe­ra­mento dell’antitesi di Dio e di diavolo, di bene e di male, d’in­tel­letto e di emozione, ma an­che la consapevolezza del ca­rat­te­re di­namico della realtà, con il rifiuto di valori eterni e assoluti.

Reich cerca di spiegare la dannosità per la salute del co­raz­za­mento, prima con disfunzioni del sistema nervoso vege­ta­ti­vo, poi tramite un blocco dell’energia biologica. Il corazzamento osta­co­lerebbe la mobilità delle funzioni viventi nell’animale uomo, con un irrigidimento di tutto l’orga­nismo, disfunzioni e malattie, fra cui anche il cancro. Solo il ri­pristino del flusso del­l’energia bio­logica consentirebbe la gua­ri­gione da tali malattie.

6. Reich dopo Reich

Fra le scuole psicoterapeutiche che si richiamano a Reich va ricordata quella bioenergetica di Alexander Lowen (1910-2008). Nuovi mo­vimenti religiosi che s’ispirano a dottrine orien­tali of­frono, fra l’altro, corsi su Reich e sulla bioenergetica, in base a paralleli istituiti fra la teo­ria del­l’energia bio­lo­gi­ca e filosofie appunto o­rientali, che auspicano il su­pe­ra­mento del­l’in­di­vi­dualità umana e un suo rapporto armo­ni­co con l’e­nergia cosmica.

La teoria reichiana sul carattere autoritario e quindi sui pre­sup­posti psicologici del «fascismo» ha influenzato sociologi come Theodor Ludwig Wiesengrund Adorno (1903-1969) — che ha cer­ca­to di studiare sperimentalmente la personalità dell’indivi­duo «po­tenzialmente fascista» identificando i tratti del carattere auto­ri­ta­rio — e ha poi condizionato in Germania la discus­sione sul «fa­scismo» nel dopoguerra e la pedagogia della Nuova Si­ni­stra, che considerava l’educazione anti-autoritaria e la libertà anche sessuale per i bambini e per i giovani come la più efficace prevenzione contro il fascismo. In questo la Nuova Si­ni­stra — afferma il pedagogista te­de­sco Wolfgang Bre­zinka — «[…] cer­ca di basare le sue esigenze pedagogico-ses­suali sulla psica­na­li­si, ma in via del tutto ge­ne­ri­ca, mentre in pratica si appella qua­si del tutto esclusivamente a Wilhelm Reich».

Al di là d’indebite generalizzazioni, l’opera di Reich «con­fes­sa» l’esigenza, presente in ogni uomo, di rapporti ordi­na­ti e ge­rarchici nella fa­miglia, nello Stato e nella Chiesa. Nella sua vi­sione rivo­lu­zio­na­ria radicale ritiene necessario esti­r­pa­re tale esi­genza, trasformando l’uomo con un’educazione anti-au­to­ri­ta­ria, con la rivoluzione sessuale e con il dissolvimento della fami­glia.

Ermanno Pavesi
25 ottobre 2018

 

Per approfondire: Wilhelm Reich, La rivoluzione ses­suale. La sessualità nella battaglia culturale: per la ristrutturazione so­cia­lista dell’uomo, 1936, trad. it., Massari, Milano 1992; Idem, Psicologia di massa del fa­scismo, 1933, trad. it., SugarCo, Milano 1994; Idem, Ete­re, Dio e diavolo, 1949, trad. it., SugarCo, Milano 1994; Idem, La funzione dell’orgasmo, 1927, trad. it., Pratiche, Parma 1999. Su di lui, Luigi De Marchi, Vita e opere di Wilhelm Reich, 2 voll., SugarCo, Milano 1981; Massimo Introvigne, La gnosi ses­suale di Wil­helm Reich, in Cri­stia­nità, anno VIII, n. 57, gen­naio 1980; pp. 3-8; e Wolfgang Bre­zin­ka, La pedagogia della Nuova Sinistra. A­nalisi dell’antiautorita­rismo, trad. it., Ar­mando, Roma 1974.

 

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