Il 10 febbraio 1992, in seguito a un incidente stradale avvenuto a Gradisca d’Isonzo, nei pressi di Gorizia, sono deceduti Petrit Llaftiu, deputato del Partito Democratico Albanese, il maggior partito d’opposizione del paese balcanico, e Zef Margjinaj, segretario di Albanians for Human Rights, un movimento della Resistenza anticomunista che ha operato all’estero durante i lunghi anni del regime comunista albanese.
Zef Margjinaj nasce a Bozhiq-Selita, in Mirdizia, nell’Albania Settentrionale, il 19 marzo 1921, e nel 1939, in seguito all’annessione del paese al Regno d’Italia, si arruola nell’Arma dei Carabinieri e vi presta servizio fino all’8 settembre 1943.
Quindi è volontario nell’Esercito della Difesa Nazionale Albanese, e vi rimane fino all’instaurazione del regime comunista, avvenuta il 29 novembre 1944: allora raggiunge i reparti anticomunisti che si battono sulle montagne della sua regione d’origine.
Eletto segretario del Consiglio Superiore del Comitato di Liberazione Anticomunista albanese, continua a combattere fino al 1952, quindi passa prima in Grecia e poi a Malta, dove partecipa a un corso di addestramento organizzato dai governi inglese e americano in vista di una missione destabilizzatrice in Albania: è la missione tradita da Harold “Kim” Philby — una spia al servizio dell’Unione Sovietica — e definitivamente accantonata dagli Stati promotori dopo l’inizio della guerra per il canale di Suez (cfr. Oscar Sanguinetti, Albania 1949-1953: la liberazione sabotata, in Cristianità, anno XIV, n. 133, maggio 1986).
Nel luglio del 1955, a Londra, sposa Velia Onesti, una cittadina italiana residente nella capitale inglese per motivi di lavoro. Dopo innumerevoli peripezie, che lo portano a lavorare in diversi paesi europei, riesce finalmente a sistemarsi in provincia di Udine, a Cividale del Friuli, nella terra originaria della moglie, ottenendo anche, non senza difficoltà, la cittadinanza italiana.
Nel 1983 racconta le sue avventurose e drammatiche memorie in Marcia di un albanese verso la libertà. Autobiografia (La Nuova Base, Udine; cfr. l’intervista Testimonianza sull’Albania, del febbraio del 1986, a cura di Marco Invernizzi, in Cristianità, anno XIV, n. 133, maggio 1986) e nel 1990, in collaborazione con Gianpaolo Sabbatini, scrive Piccolo compendio della grande storia dell’Albania (Krinon, Caltanissetta; cfr. recensione di O. Sanguinetti, in Cristianità, anno XVIII, n. 187-188, novembre-dicembre1990).
Negli anni Ottanta conosce Alleanza Cattolica e la CIRPO-Italia, la Conferenza Internazionale delle Resistenze nei Paesi Occupati, con le quali collabora sempre con serietà e con entusiasmo, soprattutto tenendo conferenze che lo portano in molte città italiane a offrire la propria testimonianza sulla drammatica condizione del popolo albanese.
Nel 1991 corona il sogno di ritornare nella sua patria in via di liberazione, e immediatamente comincia una nuova battaglia, quella per fare fronte alla grande miseria materiale che attanaglia l’Albania dopo quarantacinque anni di regime comunista. Proprio mentre si sta recando a Trieste per caricare di viveri e di medicinali alcuni autocarri destinati al suo paese nativo, incontra la morte nel corso di un tragico incidente stradale. Cade quindi su questo nuovo fronte che le mutate condizioni hanno aperto e su cui ha subito preso posizione, lasciando una splendida testimonianza di dedizione nella lotta per la libertà e di grande fede cattolica.