Il 12 dicembre 2015 ci ha lasciato Domenico Laurora, un caro vecchio amico che per decenni ci ha onorato della sua presenza e della sua amicizia.
Mimmo, come lo chiamavano gli amici, veniva da Trani, dove era nato il 16 novembre 1946, ma era «milanese» fin dalla giovinezza e nel cuore della città dove abiterà per tanto tempo lo conobbi quarant’anni fa, in piazza del Duomo, in particolare all’imbocco nella Galleria Vittorio Emanuele II, che unisce la piazza con piazza della Scala, dove sorgono il Teatro omonimo e Palazzo Marino, la sede del Comune.
Qui, da giovane, Domenico amava trascorrere la sera e parte della notte per svolgere quel «lavoro di relazione» che sarà una delle sue più belle caratteristiche della sua vita. Mimmo infatti costruiva ponti, passando ore a parlare con chi gli capitava a tiro, allora per raccontargli le nefandezze del comunismo, poi, con il passare del tempo, per raccontare soprattutto la bellezza del cristianesimo.
Ricordo ancora una vacanza estiva nel Varesotto quando la notte, certamente il suo tempo preferito, mi leggeva passi interminabili — solo per l’ora — della Salita al Monte Carmelo di San Giovanni della Croce. Era il suo modo, gentile e simpatico, di curarmi l’insonnia che, in quel tempo, mi disturbava la vita.
Diventando sempre più grandi, i nostri incontri si fecero via via più «istituzionali»: partecipava regolarmente alle riunioni della croce di Alleanza Cattolica dedicata a sant’Enrico Imperatore, cui apparteneva fin dagli anni 1970, veniva ai ritiri periodici e ai pellegrinaggi associativi e, talvolta, prendeva parte alle temute escursioni estive in montagna, dove veniva soprattutto per fare da cuoco, altra specialità in cui eccelleva. Una di queste gite fu segnata per sempre dalla sua partenza, in giacca e cravatta, con la valigia in una mano per una salita a un rifugio della Valtellina, dove lo aspettava una cucina tutta per lui. Il suo abbigliamento un poco pittoresco, in particolare i suoi mocassini, ci costrinsero a un ritardo di circa due ore rispetto all’arrivo degli altri, complice anche un terribile temporale che ci trovò impreparati. Arrivammo comunque, fradici e felici, perché nulla alterava il suo umore, sempre sereno e positivo.
Venne poi, il 14 settembre 1985, il matrimonio, cui fui presente, a Meersburg, in Germania, con Karin Gudrun, una splendida ragazza tedesca, buona come lui si meritava e paziente quanto era necessario. Ne andava fiero, come capita a chi ha trovato un tesoro. Karin, con tutta la sua famiglia, era di confessione cristiana evangelica, ma frequentando Domenico, nel febbraio del 1985 aveva deciso di abbracciare la fede cattolica, ricevendo, nel maggio successivo, l’Eucaristia e la Cresima nella cripta della Chiesa del Santo Sepolcro di Milano.
Caro Mimmo, ci mancherai. Ti ricordo alle riunioni, ai ritiri, a casa quando, malato, venivamo a trovarti negli ultimi tempi, così come quando, l’ultima volta, piegato in due nel letto dell’ospedale di Luino, hai avuto la forza di chiedermi come stavano Laura e Lauretta, mia moglie e la mia nipotina ammalata, e ancora una volta mi hai colpito il cuore con la tua stupenda tenerezza.
Ciao Mimmo, riposa in pace e continua in cielo a costruire ponti, senza mai scordarti dei tuoi amici, che hanno bisogno delle tue preghiere per stare sulla giusta via e poterti raggiungere.
Marco Invernizzi