Maurillo M. Galliez, Cristianità n. 34-35 (1978)
Nel mondo contemporaneo, a causa di quella condizione che va sotto il nome di vita moderna, si vanno quasi atrofizzando i valori umani fondamentali. Ne segue una generale degradazione dei rapporti, alla quale non si sottrae l’amore che i genitori devono portare ai figli. Si producono, di conseguenza, terrificanti episodi di violenza contro bambini – violenza che si spinge fino all’infanticidio -, di cui alla grande parte della opinione pubblica sfugge, spesso, la tragica rilevanza anche quantitativa. Necessità di rendere degna dell’uomo la «qualità della vita». L’indispensabile ritorno alla legge di Dio. Speranza nella realizzazione della promessa fatta dalla Madonna ai veggenti di Fátima.
Un frutto “nascosto” del processo rivoluzionario
GENITORI-CARNEFICI
La violenza dei genitori fa oggi più vittime delle malattie infantili: in Inghilterra, due morti al giorno. Negli Stati Uniti, sessantamila innocenti all’anno sono senza pietà torturati, soffocati o lasciati senza alimentazione. In questo paese vi sono più bambini, di età inferiore ai cinque anni, morti in seguito a lesioni prodotte dalla furia aggressiva dei loro genitori che per la tubercolosi, la pertosse, la poliomielite, l’appendicite, il vaiolo, i reumatismi articolari e il diabete.
Le informazioni sembrano degne di fede. Si ricavano da uno studio pubblicato a Ginevra dalla Unione Internazionale per la Protezione dell’Infanzia, e citato da Jean Cau nel suo traumatizzante articolo 25 mila bambini martiri in Francia (1).
In Francia, infatti, la situazione non è meno allarmante. Statistiche provano che 2.500 bambini, ogni anno, sono strappati dalle grinfie dei loro genitori-carnefici o soccombono alle sevizie a cui sono sottoposti. Tuttavia, secondo la opinione di uomini della polizia, di assistenti sociali e di medici, per avere una idea di questa sinistra realtà, il numero di questi casi conosciuti deve essere moltiplicato per dieci. Allora, in questo momento, quanti bambini staranno patendo crudeltà inimmaginabili? … e per mano dei loro stessi genitori!
Secondo Jean Cau, settanta carnefici di questo tipo (o centoquaranta, se si prende in considerazione la coppia) dovrebbero essere quotidianamente puniti. L’ottanta per cento delle piccole vittime, incontrate in ospedale, ha una età inferiore ai tre anni.
INDIFFERENZA DI FRONTE A QUANTO È ABOMINEVOLE
Tali fatti abominevoli giungono a essere conosciuti dalla opinione pubblica attraverso piccole notizie sparse sui giornali, senza sollevare una grandissima attenzione. Nasce allora la tendenza ad accettare come avvenimenti banali queste mostruosità: bambini che singhiozzano in camera da letto, mentre i loro giovani genitori si divertono in feste e balli; percossi o imbavagliati perché piangono; oppure lasciati senza alimentazione fino a morire. Ecco alcuni titoli significativi di piccole notizie sparse sugli organi di stampa: «Un bimbo di tre mesi muore per mancanza di cure»; «Una bimba di tre anni schiaffeggiata fino a morirne»; «Non si è trattato di un rapimento: la piccola Laurence, di diciotto mesi, è stata trovata morta in casa dei suoi genitori; il corpo era nascosto sotto un materasso»; «La signora Anne-Marie Picot, di 29 anni, ha lasciato morire suo figlio. Il corpo del neonato è stato trovato nascosto in una cassa».
Tali delitti, sparsi senza rilievo sulla stampa, provocano in certi spiriti reazioni tanto irritate quanto fugaci: «Ancora! Un altro bambino assassinato. È abominevole!». E, simulando una espressione triste, tali persone continuano a mangiare, in attesa del prossimo spettacolo alla televisione.
Il giornalista francese spiega che ha deciso di indagare sull’argomento, raccogliendo queste notizie piccole e isolate per presentarle nel loro insieme, allo scopo di produrre sul lettore il trauma che lui stesso ha provato prendendo conoscenza di esse.
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Tra gli altri fatti, l’articolista racconta anche questo: Marcelle Mafille gettò a terra suo figlio, colpendolo con pugni e colpi di catena. Il povero bambino, battendo per terra il capo, ebbe il cranio fratturato e non si mosse più. Per risvegliarlo, la madre lo infilzò per trentatré volte con forcine dalle punte incandescenti. Ma l’infelice, in stato di coma, ormai non reagiva più. In un eccesso di crudeltà, la megera mescolò sale e pepe in polvere e lo cosparse sulle ferite. Poi abbandonò il figlio agonizzante fino al mattino seguente, quando lo trasportò in un ospedale. Il povero bambino morì senza avere ripreso conoscenza, portando sul corpo il segno di centotrentadue bruciature.
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Sylvie Joffin lasciò i suoi due figli in un appartamento di Dieppe, senza cibo, senza acqua e senza riscaldamento, per tre settimane. Sebastien, di due anni, fu il primo a morire; Francois-Xavier, di quattro anni, resistette qualche giorno di più. Nel frattempo, la madre conduceva una vita libera da donna senza principi. Ma finì per telefonare alla madre confessando il delitto. Arrestata, adduce come spiegazione la situazione fastidiosa in cui la metteva il fatto di essere stata abbandonata dall’amante, padre dei bambini. Interrogati, i vicini si manifestarono sorpresi: nulla faceva supporre che la donna fosse capace di una tale mostruosità.
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A Ecouen (Val-d’Oise), la piccola Carla, figlia minore di una coppia di immigrati portoghesi, fu maltrattata senza pietà dai genitori. Percossa, torturata, terrorizzata, suscitò la preoccupazione dei vicini, a cui la madre diede questa spiegazione: la bambina è «sporca» ed è necessario punirla. La proprietaria della casa, temendo una fine fatale per la bambina, mise sull’avviso una infermiera. Questa, a sua volta, sporse denuncia alle autorità, che le consigliarono di risolvere il caso da sola. A scuola, l’insegnante notò che la bambina era coperta di contusioni e di ematomi. Un giorno in cui tentò di aiutarla a indossare una giacchetta, fu respinta con terrore dalla bambina. Si rese conto più tardi che ella aveva un braccio fratturato. Questo martirio fu constatato per mesi da un medico, nonché da zii e zie, che non denunciarono i maltrattamenti. Infine, la povera bambina, completamente sfigurata, fu trasportata in un ospedale, ove morì.
L’IMPUNITÀ PER IL DELITTO
Di fronte a tutto questo, ci si dovrebbe attendere che l’autorità giudiziaria applicasse, nei confronti dei colpevoli, punizioni esemplari. Ma la verità è ben altra. Essa è contenuta in un rapporto di trecento pagine intitolato Inchiesta sui bambini vittime di maltrattamenti. È un documento ufficiale, elaborato da una numerosa équipe, a Parigi, sotto l’egida del ministero della Sanità. Consta di 232 «osservazioni», fatte all’ospedale Bretonneau, su bambini ivi giunti con forti sospetti che fossero stati sottoposti a maltrattamenti, a causa delle lesioni che presentavano. Nove casi erano stati fatali. Di questi, solo nel caso di uno fu possibile un processo e un giudizio in tribunale, che si risolse con una condanna a quattro anni di carcere. Gli altri responsabili sono rimasti impuniti.
Il rapporto sembra constatare l’esistenza di una «legge del silenzio» per i casi più gravi, specialmente quando si tratta di bambini che giungono in ospedale in agonia o già morti. Quando non vi è flagranza di delitto, o la causa mortis è fondata solamente su di un sospetto, per i caratteri delle lesioni cliniche oppure per le contraddizioni o inverosimiglianze che emergono nell’interrogatorio dei genitori, il personale ospedaliero tende a fare «orecchie da mercante» sul caso. È sempre più facile evitare fastidi …
Quante «morti improvvise», «inaspettate» oppure «incidenti mortali» non sono altro che infanticidi mascherati?
L’impunità favorisce il delitto. Il favoreggiamento di questo tipo di delitto costituisce una delle caratteristiche della mentalità neopagana dei nostri giorni.
CHE COSA TRASFORMA GENITORI IN CARNEFICI?
Chi sono i genitori-carnefici, torturatori e assassini? Potrebbero essere ubriaconi, minorati mentali, giovani disoccupati, ma nella maggior parte dei casi, secondo la Direzione di Azione Sanitaria e Sociale, sono persone assolutamente normali: il funzionario irreprensibile, il capo-operaio stimato, la segretaria attiva o la parrucchiera gentile. La signora Trouche, segretaria dell’Azione Nazionale delle Assistenti Sociali, attribuisce il fatto alla mancanza di convivenza tra i membri della famiglia: «In altri tempi tutta la famiglia viveva unita. Oggi genitori e figli vivono in compartimenti-stagno; non conversano; vedono soltanto la televisione».
Per il dottor Bensoussan, psichiatra e criminologo, la vita moderna, oppressiva e angustiante, atrofizza gli istinti più fondamentali, come l’amore materno. Si assiste a una disumanizzazione totale del modo di vivere. Oggi, più che in qualsiasi altra epoca, si uccide in modo selvaggio. La maggior parte dei genitori-carnefici è costituita da giovani, soprattutto donne, per le quali il bambino è la concretizzazione di una «schiavitù», dalla quale ci si libera eliminando il figlio. Molti bambini vengono abbandonati prima dei periodi di ferie, come cani e gatti, perché i loro genitori non vogliono essere disturbati. Nel 1975, vi sono stati 3.416 casi di abbandono (in media, dieci al giorno), con una recrudescenza particolare in giugno e in luglio, i mesi delle ferie.
LA CAUSA PIÙ PROFONDA
E quali saranno le cause, o la causa principale del crescente martirio infantile, alla quale la opinione pubblica assiste con apatia, con indifferenza, o, forse, con un poco di meraviglia?
Per Jean Cau – egli si cura di sottolinearlo nel suo impressionante articolo – la causa si riassume in due parole: vita moderna. Essa provoca in modo accelerato e furioso la distruzione dell’ambiente familiare: divorzi, unioni «sperimentali», bambini nati da relazioni fugaci, figli accolti malvolentieri, attaccamento al piacere, ai divertimenti, al godimento della vita, sempre in nome della «libertà». Questi aspetti della vita moderna formano una mentalità per la quale il bambino è certamente un fastidio, un ostacolo, un peso insopportabile. Spesso è respinto dai genitori, affidato a estranei che non gli dedicano la sia pure minima cura, oppure maltrattato quando esterna la sua infelicità attraverso il pianto o attraverso la sua semplice presenza. Alle volte la soluzione estrema di cui ci si serve è l’assassinio. Una società di questo genere prepara quella che si potrebbe chiamare la morte del sentimento materno.
Il giornalista francese fa un paragone con epoche passate, quando i bambini vivevano una vita più dura, erano più castigati, molti lavoravano duramente a partire dall’età di dieci anni. Erano, però, più bene accolti dai genitori. Se il castigo era più frequente, il sadismo e la tortura erano più rari o quasi inesistenti. E, se per il 1977 si valutava che 265 mila bambini fossero in pericolo, ci si può chiedere in che cosa consista il progresso e l’amore che tanti pregustavano come meta felice di questa umanità «illuminata», quando fosse stato completamente allontanato l’«oscurantismo» del passato…
QUALE SAREBBE IL RIMEDIO PIÙ EFFICACE?
Vi sarebbero misure di carattere sociale, assistenziale, medico, giuridico o poliziesco capaci di mettere fine a tali aberrazioni?
Per Jean Cau tutto questo avrebbe un effetto paragonabile a quello di un poco di pomata su di un cancro enorme e aperto. A suo avviso il male è troppo grave per essere curato soltanto con tali misure. È la vita moderna, che è ovunque. È in noi e fuori di noi. Ci circonda, ci incanta, ci ubriaca, ci penetra. Questa vita assume mille nomi diversi: televisione, denaro, frigorifero, divorzio, pillola, divertimento, comodità, moda, doppio salario, «liberazioni», novità, ferie, assicurazioni, indifferenza, egoismo, ecc., ecc.
LA SPIEGAZIONE AUTENTICA
Come combattere tutto questo? L’articolo del settimanale francese indica una causa generica, senza presentare una spiegazione più profonda, oppure indicare una soluzione.
Per una mentalità autenticamente cattolica, abituata ad analizzare i mali del mondo moderno come frutti maturi del processo rivoluzionario ormai plurisecolare (2), la tortura e l’assassinio di bambini è soltanto una delle gravi manifestazioni di questo processo; frutti della mentalità neopagana in cui sprofonda una società che si è allontanata da Dio, dalle sue leggi, dalla croce di Nostro Signore Gesù Cristo.
La vita moderna, che l’articolista di Paris-Match presenta come causa di una tale esplosione di barbarie ai nostri giorni, non è altro, anch’essa, che una conseguenza del processo rivoluzionario.
Anche le torture e l’assassinio di bambini devono essere visti congiuntamente ad altre aberrazioni di questa stessa natura, come, per esempio, contraccezione, aborto ed eutanasia (3).
Il principio che riscontriamo presente in questo insieme è quello secondo cui, se la vita umana disturba la fruizione dei piaceri, deve essere tolta di mezzo oppure eliminata.
Così, deve essere impedito il concepimento del figlio indesiderato, con qualsiasi procedimento artificiale, purché sia efficace. Se il concepimento avviene (magari per trascuratezza!), l’essere generato deve essere eliminato. Nel caso che il bambino neonato o nella prima infanzia costituisca un impiccio per la esistenza dei genitori o anche soltanto per la madre, viene allora maltrattato, abbandonato o assassinato. E, trattandosi di malati incurabili, anziani o no, qualora siano considerati un peso eccessivo per le persone che se ne curano, il meglio è fornire loro una «morte caritatevole» perché mettano termine alla vita «morendo con dignità»!
Se la impunità costituisce un incentivo al delitto, la protezione legale lo diffonde molto di più.
Oggi, vediamo che, in moltissimi paesi, i governi cercano di controllare la natalità attraverso la incentivazione dell’uso di anticoncezionali, con mezzi che vanno dalla distribuzione gratuita di pillole e di anovulatori fino alla sterilizzazione chirurgica, favorita o coatta.
La legislazione sull’aborto sta diventando sempre più permissiva. Si può dire che importanti nazioni occidentali – per non parlare del mondo comunista – offrono alle madri, nel periodo di gravidanza, la possibilità di assassinare i loro figli, con un semplice atto di volontà.
Non bisogna neppure dimenticare il ruolo importantissimo svolto dal divorzio in tutto questo processo di disaggregazione della società. La instaurazione del divorzio generalmente si accompagna alla promozione della limitazione artificiale delle nascite e alla legalizzazione dell’aborto.
FIDUCIA NELLA VITTORIA DELLA VERGINE SANTISSIMA
Contraccezione, divorzio, aborto, infanticidio, eutanasia: peccati che, oggi, sono spesso protetti dalla legge. I popoli, indifferenti e apatici, non reagiscono e si adattano.
Non si sono mai visti, nella storia della umanità, peccati pubblici, ufficiali e collettivi, tali da gridare vendetta al cospetto di Dio, diventare a questo punto generali.
E se, dal punto di vista umano, non potremo più fare niente di fronte a queste manifestazioni del processo rivoluzionario universale, ci rimane ancora il potere della preghiera. Dobbiamo implorare la Madonna di Fatima che compia, al più presto, la promessa da lei comunicata ai tre veggenti, nel 1917: «Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà!».
MAURILLO M. GALLIEZ
Note:
(1) Cfr. Paris-Match, 22-4-1977.
(2) Cfr. PLINIO CORRÊA DE OLIVEIRA, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, 3ª ed. it. accresciuta, Cristianità, Piacenza 1977.
(3) Cfr. MAURILLO M. GALLIEZ, Contraccezione, aborto ed eutanasia, in Cristianità, anno V, n. 24, aprile 1977.