1. Cenni storici dal Regno di Sardegna agli anni di piombo
Istituendo i carabinieri reali con le regie patenti del 14 luglio 1814, poi integrate da quelle del 15 ottobre 1816, il re di Sardegna, Vittorio Emanuele I di Savoia (1802-1821), perseguiva lo scopo di organizzare uno strumento che si prestasse in modo efficace a far fronte alle esigenze di garantire al suo regno condizioni di vita pacifiche e ordine. Questo strumento doveva presentarsi assolutamente affidabile sia agli occhi dei consociati, che per le istituzioni che alla nuova struttura avrebbero dovuto potersi appoggiare in ogni situazione di necessità. Gli obiettivi perseguiti con l’istituzione dei carabinieri comportano criteri di arruolamento severi e selettivi, che volevano gli appartenenti all’Arma scelti fra i militari “per buona condotta e saviezza distinti” e che sapessero leggere e scrivere correntemente. Gli ufficiali sono tratti in prevalenza dalla Cavalleria, allora arma fondamentale e di maggior prestigio dell’esercito.
Le turbolente vicende storiche del Regno di Sardegna non tardano a mettere alla prova la neonata Arma, che si distingue in ogni occasione. Non si può non ricordare la prima medaglia d’oro al valor militare concessa a un carabiniere, meritata, durante i moti rivoluzionari sostenuti dalle società segrete di stampo massonico negli anni 1830, da Giovan Battista Scapaccino (1802-1834) che, il 3 febbraio 1834, circondato da una banda di ribelli appartenenti alla spedizione del generale Girolamo Ramorino (1792-1849) mentre rientrava dal servizio, viene ucciso a colpi di fucile perché rifiuta di unirsi a loro con il gesto simbolico di gridare “Viva la repubblica!”. Per le ripetute prove di fedeltà e di efficienza i carabinieri divengono la scorta del re quando questi partecipa alle operazioni militari e, in occasione della battaglia di Pastrengo, il 30 aprile 1848, sono proprio i tre squadroni dei carabinieri che accompagnano re Carlo Alberto di Savoia (1831-1849), comandati dal maggiore Alessandro Negri di Sanfront (1804-1884), a impedire, con una carica disperata, che il sovrano sia fatto prigioniero. Questa carica contribuisce poi a risolvere felicemente le sorti dell’intera battaglia, fino a quel momento non favorevoli alle truppe sardo-piemontesi.
In tutte le vicende successive, legate alla formazione dello Stato italiano qual è oggi, alle due guerre mondiali, alle situazioni più difficili e più dolorose della sua storia, per ricordare le ultime, l’avvento delle Brigate Rosse, l’insorgere di strutture criminali altamente organizzate e spregiudicatamente aggressive, le diverse calamità naturali che hanno colpito la penisola a partire dagli anni 1960, i carabinieri sono stati una presenza rassicurante ed efficace e hanno pagato un altissimo prezzo in vite umane nell’adempimento spesso tragicamente difficile dei compiti loro affidati. Esempio emblematico dello spirito di sacrificio costituisce l’episodio che il 23 settembre 1943, a Torre di Palidoro, vicino a Roma, vede protagonista il vicebrigadiere Salvo D’Acquisto (1920-1943): il sottufficiale – del quale dal 1983 al 1991 si è svolta la parte diocesana del processo di canonizzazione, ora in attesa di esame da parte della Congregazione per le Cause dei Santi – si offre di essere fucilato al posto di ventidue civili, che dovevano essere uccisi per rappresaglia a seguito del ferimento – probabilmente accidentale – di due militari dell’esercito tedesco. Proprio la vicinanza generosa e fedele alla comunità ha evidenziato come peculiarità dell’Arma Papa Pio XII (1939-1958), affidando nel 1949 i carabinieri al patrocinio di Maria Santissima, venerata con il titolo di Virgo Fidelis, e fissandone la celebrazione il 21 di novembre, data in cui, nel 1941, un battaglione di carabinieri si immola quasi interamente a Culqualber, in Africa Orientale, per consentire agli altri reparti di ritirarsi e di mettersi in salvo, e merita così la medaglia d’oro per la bandiera dell’Arma.
2. Compiti e struttura
Quasi due secoli di storia non hanno sostanzialmente modificato le caratteristiche fondamentali dell’Arma dei Carabinieri che, come recita il suo regolamento organico, non diversamente dalle citate regie patenti, “[…] vegliano al mantenimento dell’ordine pubblico, alla sicurezza dei cittadini, alla loro incolumità e alla tutela della proprietà; curano l’osservanza delle leggi e dei regolamenti generali e speciali dello Stato, delle Regioni, delle Provincie e dei Comuni; prestano soccorso in caso di pubblici e privati infortuni. Una vigilanza attiva, non interrotta e l’azione repressiva costituiscono l’essenza della loro missione. Essi pertanto, anche quando non sono espressamente comandati di servizio, debbono intervenire se avvengano infrazioni alla legge, oppure l’opera loro sia richiesta dai pubblici ufficiali, od anche da privati, pel disimpegno delle mansioni per essi stabilite”.
L’evoluzione storica dell’Arma l’ha portata ad assumere in modo sempre più definito una posizione assolutamente peculiare nell’ordinamento dello Stato. Nell’ambito del potere esecutivo una delle funzioni di maggior importanza per una comunità organizzata in Stato è quella della difesa, che si articola in difesa da minacce esterne, alle quali fanno fronte le Forze Armate, e da minacce interne, alle quali fanno fronte le Forze di Polizia. I carabinieri, militari in servizio di polizia, si pongono come risposta unificante, e per questo maggiormente efficace, a entrambe le minacce; il patrimonio informativo, che la presenza capillare sul territorio e a fianco delle istituzioni consente di acquisire, permette all’Arma di fornire alle autorità un quadro sempre molto preciso della situazione, indicando tempestivamente pericoli ed emergenze, dalle catastrofi naturali alle infiltrazioni mafiose, allo spionaggio militare. La disponibilità di una gamma articolatissima di strumenti operativi consente poi un primo intervento di elevato livello qualitativo che dia tempo allo Stato di intervenire di volta in volta con i provvedimenti e gli strumenti più adatti. Questa condizione peculiare rende i carabinieri una presenza originale e irripetibile nel panorama della difesa della comunità, che svolge un’opera enorme al servizio della Giustizia, senza dimenticare la funzione di supplenza in innumerevoli ambiti, per la quale i carabinieri diventano sempre più spesso assistenti sociali, conciliatori di dissidi familiari, corrieri di missive riservate e altro ancora.
La necessità di fare fronte a questi compiti in situazioni storicamente mutevoli ha portato l’Arma ad assumere l’attuale struttura che comprende, oltre al comando generale, un’organizzazione cosiddetta territoriale, che dispone, a partire dal basso, di circa cinquemila stazioni, circa seicento comandi di compagnia, comandi provinciali, regionali e cinque divisioni; è la struttura che più facilmente si incontra nella vita di tutti i giorni, strumento prioritario con cui vengono perseguiti i compiti istituzionali. Vi sono poi altre strutture che si affiancano all’Arma territoriale e che completano tutti gli aspetti necessari a una realtà così complessa per poter funzionare; vi è perciò un’organizzazione addestrativa, che si occupa di preparare i futuri carabinieri di ogni grado; vi sono i battaglioni, reparti di notevole consistenza numerica, composti prevalentemente da personale in servizio di leva, impiegati in particolari esigenze di ordine pubblico di difesa e di supporto alla territoriale; fra i battaglioni va ricordato in specie il primo battaglione carabinieri paracadutisti Tuscania, impiegato in compiti particolarmente delicati e in zone di difficile controllo, nonché in tutte le missioni militari all’estero e per la vigilanza e la difesa delle ambasciate più a rischio; vi è il servizio aereo, con numerosi nuclei elicotteri distribuiti sull’intero territorio nazionale; vi è il servizio navale equipaggiato con motovedette di diversa classe; vi è una componente di subacquei; vi è il Centro Carabinieri Investigazioni Scientifiche con alcuni sottocentri, che provvede a dare l’apporto delle più avanzate tecnologie alle indagini di polizia; sono stati poi costituiti, seguendo le esigenze sempre nuove delle attività di polizia, una serie di nuclei specializzati nella tutela del patrimonio artistico, nella repressione delle frodi comunitarie, nella difesa dell’ambiente e contro le sofisticazioni e le violazioni delle norme sanitarie, contro il falso nummario. Vi è una componente di carabinieri che garantisce la sicurezza della Banca d’Italia, sia per le sedi che per il trasporto di valori. Va infine ricordato il Reggimento Carabinieri a cavallo che, oltre a mantenere in vita le tradizioni della Cavalleria, ultimo reparto realmente a cavallo delle forze armate dello Stato italiano, viene impiegato per le attività istituzionali in contesti geografici ove il cavallo costituisce ancora un mezzo di trasporto senza alternative; altro reparto atipico è il Reggimento Corazzieri, che ha compiti di scorta e rappresentanza al capo dello Stato; vi sono infine il Centro Sportivo, cui appartengono atleti di diverse specialità e di livello nazionale e internazionale e la Banda dell’Arma, composta da musicisti di altissimo livello, forse la banda più famosa del mondo.
Il collegamento diretto al supremo organo dell’ordinamento dello Stato, il presidente della Repubblica Italiana, voluto dalla Costituzione simbolo imparziale dell’unità della comunità nazionale organizzata in Stato, in quanto capo supremo delle Forze Armate, cui i carabinieri appartengono come prima Arma dell’esercito, la militarità caratterizzata da una disponibilità nel servizio alla comunità fino ad accettare, per meglio servire, addirittura limitazioni nell’esercizio delle libertà garantite dalla Costituzione, il fatto di essere una struttura radicalmente legata al servizio della comunità e poco segnata dalle mutevoli vicende politiche del paese, fanno dell’Arma dei Carabinieri un punto di riferimento sicuro in ogni momento della sua ormai bisecolare storia e l’immagine più riuscita delle istituzioni costantemente al servizio della comunità, l’unica immagine che, in ultima analisi, esse dovrebbero avere.
Queste stesse caratteristiche la segnalano quale obiettivo, dichiarato o dissimulato, di attacchi fisici ai suoi appartenenti e di attacchi non meno pericolosi di frange faziose, molto influenti sui mass media, che ne fanno ora un pericolo per la democrazia, ora un inutile residuato di tempi ormai andati, ora un costoso duplicato di altre strutture, ora un invadente, incontrollabile controllore delle istituzioni, e che approfittano di ogni appiglio per trasformare, con partigianeria malcelata, fatti episodici in etichette ingiustificatamente generalizzanti.
L’aspetto che può facilmente sfuggire a chi si avvicina per la prima volta a questa realtà, è quello connesso con la sua storia, con il fatto che, in modo non sempre evidente per tutti, l’Arma costituisce, così com’è, una capitalizzazione storica di saggezza istituzionale, uno strumento provato in mille situazioni, raffinato costantemente, ma mai stravolto nella sua struttura sostanziale di forza armata in servizio permanente di polizia, organicamente inserita nell’esercito, radicalmente orientata alla difesa della comunità. Questi elementi sono la risposta storica alle esigenze del popolo italiano, non le uniformi, non i pennacchi, non gli elmi luccicanti dei corazzieri, ma la struttura istituzionale, semper reformanda, ma servanda, perché, una volta alterato questo equilibrio, collaudato da quasi duecento anni di dure prove, andrebbe perso un patrimonio inestimabile, un know how, che non si ricostituisce facilmente una volta disperso.
In una stagione di incertezze crescenti, in cui l’esperienza della burocratizzazione, della impiegatizzazione massificante, del livellamento alla soglia più bassa possibile di ogni contenuto di valore e della dialettizzazione sistematica dei rapporti sociali e istituzionali hanno mostrato in piena luce i loro frutti avvelenati, solo una struttura che faccia riferimento a un atteggiamento di belligeranza nei confronti della criminalità, per parte sua sempre più agguerrita e dilagante, può avere speranza di riuscita. Questo atteggiamento, che deve costituire la mentalità di ogni persona impegnata in questa lotta, non può essere coltivato facilmente al di fuori di una struttura militare, i cui appartenenti devono per definizione essere pronti a combattere in ogni condizione, a ogni ora, con ogni paga, anche a costo della vita, perché certi che vi sono cose che valgono più di essa, una guerra difficile e senza tregua, nella certezza preliminare e intangibile – e da non disattendere -, che sarà la comunità a preoccuparsi di sostenere, di appoggiare e di trattare nel modo migliore chi si dispone a servirla senza riserve.
Per approfondire: vedi elementi soprattutto storici, in I Carabinieri 1814-1980, Ente Editoriale per l’Arma dei Carabinieri, Pomezia-Roma 1980; e in Francesco Grisi, Storia dei Carabinieri, Piemme, Casale Monferrato (Alessandria) 1996.