Roberta Romanello, Cristianità n. 375 (2015)
Il 4 ottobre 2014, a Brescia, nel Centro Pastorale Paolo VI, organizzato dalla diocesi, Alleanza Cattolica, l’associazione Obiettivo Chaire e la Fondazione Novae Terrae, si è svolto un convegno dal titolo La famiglia, nuova periferia esistenziale? La comunità cristiana di fronte alle sfide della Gendercrazia.
Di fronte a circa duecento persone, ha aperto i lavori Marguerite Peeters, scrittrice, giornalista, esperta di movimenti culturali e politici, profonda conoscitrice del potere del linguaggio e della sua capacità di modificare decisioni, posizioni, mentalità, autrice dell’opera IL GENDER. Una questione politica e culturale, edita da San Paolo. Protagonista di due interventi — il primo su La cultura gender in Europa e il secondo su La manipolazione del linguaggio — ha ripercorso le tappe storiche, filosofiche, ideologiche e politiche che hanno portato a una visione dell’uomo sempre meno persona e sempre più «detentore laico di diritto» liberato dalla «schiavitù» dell’autorità. In questo processo, cominciato con la Rivoluzione francese, si è passati dall’omicidio culturale della parola «padre» — Jean-Jacques Rousseau (1712-1778) sosteneva che «essere padri è un privilegio sociale che si contrappone all’uguaglianza» —, alla «morte di Dio» proclamata da Friedrich Nietzsche (1844-1900). Ha quindi analizzato la ribellione al principio di autorità avvenuta nel maggio del 1968, parallelamente alla diffusione di una nuova visione della donna libera dalla «schiavitù della riproduzione» e «padrona» del suo corpo, che può decidere anche di eliminare il figlio in grembo se diventa un ostacolo alla propria libertà. La Peeters ha citato tre figure-chiave degli anni 1960 e 1970, protagoniste del processo di distruzione dei legami familiari: Margaret Sanger (1879-1966), fondatrice dell’IPPF, l’International Planned Parenthood Federation, la «Federazione Internazionale per la Pianificazione Familiare», una delle organizzazioni non governative (ONG) più potenti a livello mondiale, che esercita da decenni un monopolio sugli orientamenti dell’educazione sessuale in molti Paesi; John Money (1921-2006), sessuologo, che nel 1955 per primo ha interpretato ideologicamente la sessualità definendo il gender rolecome «tutte le cose che una persona dice (says) o fa (does) per rivelarsi al maschile o al femminile», e dichiarando che il sesso biologico non ha alcuna rilevanza nella crescita dell’identità sessuale di un individuo, perché questa può essere educata secondo il proprio desiderio; e Judith Butler, capofila del movimento gender, che sostiene le stesse idee di Money utilizzando un linguaggio performativo: l’identità sessuale non si riceve, ma si fa e si dice, perché è costruita dalla volontà arbitraria e soggettiva dell’individuo.
La Peeters ha quindi messo in guardia dal linguaggio e dai vocaboli utilizzati dalla nuova governance mondiale, non eletta ma operativa e potente, che si avvale di una ricca rete di agenzie e ONG, potentissimelobby che influenzano i governi e le istituzioni. Parole qualigovernance, consenso, partnership, democrazia partecipativa,stakeholder, equality, mainstreaming e gender, sono concetti politici entrati nel linguaggio comune, che esprimono la nuova etica promossa dai nuovi padroni del mondo; un’etica che s’ispira a sistemi e a modelli di vita occidentali ormai decadenti e post-moderni, che hanno già istituzionalizzato la rivoluzione culturale e sessuale e che vogliono esportarla in tutto il mondo. L’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) ha avviato una fase di costruzione del nuovo consenso mondiale attraverso l’organizzazione di grandi conferenze dal 1990 al 1996, che hanno interessato tutti gli argomenti etici — educazione, ambiente, infanzia, sviluppo, diritti umani, questione della donna — e dove viene utilizzato questo nuovo linguaggio, di fatto ambiguo e incomprensibile ai più nella sua vera portata rivoluzionaria.
Durante il convegno sono stati mostrati tre filmati commentati dallo psicoterapeuta e psicanalista Giancarlo Ricci. Il primo concerne un’intervista a Oscar Lopez, ex omosessuale, che ha testimoniato la difficoltà di uscire dal circolo vizioso dell’omosessualità. Lopez è stato cresciuto da una madre lesbica e dalla sua partner, e proprio la mancanza di una figura maschile di riferimento gli ha impedito di costruire fino in fondo la propria personalità al maschile. Il secondo contiene un’intervista a John Colapinto, autore dell’opera Bruce, Brenda e David. Il ragazzo che fu cresciuto come una ragazza, edita da San Paolo, che racconta del tragico caso di Bruce Reimer, sottoposto da piccolo alla riassegnazione chirurgica del sesso da parte del dottor Money. Questi asseriva che se Bruce fosse stato educato come una bambina si sarebbe immedesimato nella nuova identità sessuale, ma Bruce, diventato Brenda, non si riconobbe mai una femmina e decise, non senza enormi sofferenze psichiche e fisiche, di sottoporsi nuovamente a interventi chirurgici per poter tornare maschio. David stesso decise di rendere pubblica la sua vicenda, affinché non si ripetesse, ma non superò mai gli enormi traumi subiti e, dopo inaudite sofferenze psicologiche e fisiche, si tolse la vita nel 2004. Nel terzo filmato lo stesso Reimer racconta il profondo malessere provocatogli dalle sedute e delle visite del dottor Money, che non ha esitato a utilizzare metodi discutibili, se non criminali, per studiare il caso e poter confermare la sua assurda tesi, che ancora oggi molti ritengono fondata scientificamente.
Mons. Segundo Muñoz, segretario del card. Robert Sarah, arcivescovo emerito di Conakry, in Guinea, ha letto un messaggio del presule sul tema La cultura gender nel contesto africano, una forma di neocolonialismo. Il cardinale denuncia l’Occidente, che vuole esportare questa nuova visione dell’uomo anche in quei Paesi che hanno tradizioni completamente diverse. Di fatto «l’Occidente è in preda a una profonda crisi culturale e identitaria, religiosa e antropologica: vuole distruggere la famiglia, ma quel che è peggio è che l’Occidente vuole esportare questa visione mortale anche in altri Paesi» e per farlo condiziona gli aiuti per lo sviluppo economico e sociale all’Africa all’accettazione e all’applicazione dell’ideologia di genere: si «[…]offrono milioni di dollari agli africani affinché promuovano la contraccezione, l’aborto, l’omosessualità». Il card. Sarah denuncia anche l’abuso linguistico perpetrato per portare avanti questa ideologia: «La famiglia non può essere confusa con un qualsiasi tentativo di associazione affettiva». «L’omosessualità — prosegue il presule — non è stata un valore sociale, meno che mai coniugale o familiare, rappresenta invece una tragica incompletezza dell’identità sessuale».
L’intervento di Giancarlo Cerrelli, di Alleanza Cattolica, avvocato canonista, cassazionista e vicepresidente dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani, su La manipolazione del diritto. La situazione italiana: lo scenario disegnato dalle recenti sentenze e dai disegni di legge in discussione, ha illustrato come il diritto, quando non viene più riconosciuto come un ordine scritto nelle cose, da tradurre in norme, può diventare strumento di manipolazione ideologica della realtà. Si assiste, a partire dagli anni 1960, a un rapida trasformazione del diritto, che mira al depotenziamento morale e giuridico della famiglia, nonché, dal 1968, a una rivoluzione culturale e sessuale che propone una visione dell’uomo libero da qualsiasi vincolo e che ha portato all’approvazione delle leggi sul divorzio (1970), sull’aborto (1978) e sulla riforma del diritto di famiglia (1975). La conferenza dell’ONU del 1994 su popolazione e sviluppo ha promosso il post-moderno diritto alla «salute riproduttiva», e la conferenza di Pechino del 1995 sulla donna ha sposato l’ideologia del gender, che sostituisce il sesso biologico con un sesso deciso dalla volontà e dal desiderio della persona, dove viene meno il concetto stesso di natura.
Negli anni successivi al 2000 abbiamo una serie di risoluzioni del Parlamento Europeo riguardanti l’omofobia, definita come «avversione irrazionale nei confronti degli omosessuali e dei transessuali basata sui pregiudizi». In queste risoluzioni appaiono i nuovi concetti di «orientamento sessuale» e di «identità di genere». «Superare gli stereotipi di genere» è una delle definizioni utilizzate in tutti i documenti istituzionali e di governo, a livello europeo come nazionale, per diffondere la cultura gender nelle scuole di ogni ordine e grado. Anche la magistratura interviene spesso nell’interpretazione creativa del diritto, invadendo non di rado lo spazio specifico del parlamento. Matrimonio o unioni civili tra persone dello stesso sesso; adozioni «omogenitoriali», fecondazione eterologa e utero in affitto, decreto taglia-liti e divorzio sprint sono tutte azioni che mirano alla distruzione della famiglia, intesa come unione feconda e generativa tra un uomo e una donna. Il disegno di legge sull’omofobia presentato dall’on. Ivan Scalfarotto del Partito Democratico va anche oltre: mira, infatti, a limitare la libertà di espressione di chi difende il matrimonio naturale, prevedendo l’inserimento del reato di opinione con pene severe per chi dovesse azzardarsi a dichiarare che il matrimonio è lecito solo quando è celebrato fra un uomo e una donna.
Massimo Gandolfini, neurochirurgo e psichiatra, è intervenuto suL’«omogenitorialità» indifferente per il bambino?. Le acquisizioni recenti della neurologia, mostrando come, dal punto di vista delle neuroscienze, l’omogenitorialità non sia assolutamente indifferente per la formazione dell’identità del bambino. Già nella fase intrauterina questi cerca d’instaurare una relazione con la madre attraverso una serie di movimenti eterodiretti. Quando il bambino nasce, il corpo della madre e del padre mediano il suo mondo psichico e due comportamenti diversi: il ruolo paterno può essere giocato solo dal padre e quello materno solo dalla madre. Studi recenti hanno dimostrato come operano i cosiddetti «neuroni specchio» e la funzione che questi svolgono nell’interpretazione istantanea della realtà attraverso il riconoscimento dei volti (padre/madre, adulto/bambino, ecc) e delle espressioni del viso (allegro, triste, preoccupato, ecc.), una interpretazione non mediata da alcun processo concettuale o linguistico, che si attua attraverso il «sistema di rispecchiamento». La funzione di rispecchiamento, lungi dall’essere una costruzione sociale, è innata e precocissima nel bambino, il cui bisogno primario è quello di capire chi egli sia e come è fatto. Ma come fa il bambino a riconoscersi? Lo fa riconoscendosi in una delle due figure, madre o padre, che ha davanti a sé, non solo dal punto di vista fisico, ma anche dal punto di vista psichico e relazionale, identificandosi in una di esse e differenziandosi dall’altra. Per questo non sarà affatto indifferente per lui ritrovarsi con una coppia di donne o di uomini come «genitori».
Infine, Roberto Marchesini, psicologo e psicoterapeuta, si è soffermato su L’«omogenitorialità» indifferente per il bambino? Cosa ci dicono (e cosa non ci dicono) le ricerche internazionali, precisando che le ricerche psicologiche attualmente disponibili sul tema dell’«omogenitorialità indifferente per il bambino» non sono sufficientemente attendibili per affermare che i bambini che vivono in situazioni di «genitorialità» omosessuale o lesbica non vadano incontro a problemi di vario tipo. Molte ricerche fra quelle analizzate sono infatti viziate da molteplici fattori: non forniscono dati a sufficienza per arrivare a risultati concreti e definitivi, esaminano un campione non rappresentativo (amici, parenti, conoscenti, ecc), contengono dei falsi positivi e alcune arrivano anche ad essere pesantemente viziate da un palese conflitto di interessi (per esempio, se la ricercatrice è madre lesbica).