Al Messaggio per la Giornata della Pace ben si collega la contemplazione di Maria con il piccolo Gesù in braccio, Maria Madre di Dio che oggi tutta la Chiesa festeggia. Otto giorni dopo la nascita la legge prevedeva il rito della circoncisione. Così possiamo contemplare Maria che, accompagnata da Giuseppe, si presenta al Tempio per i riti prescritti. La sacra famiglia si pone nelle mani del Padre. Da Lui ha ricevuto in dono il Figlio, a Lui lo ripresenta, preannuncio della grande offerta di sé che Gesù farà sulla croce per la salvezza di tutti gli uomini.
Maria fin dall’inizio prende parte a questo progetto di salvezza dell’uomo, si muove insieme a Gesù, anzi lo porta lei stessa. Lo ha portato per nove mesi nel suo grembo, ha imparato a sentire il suo cuore battere all’unisono con quello di Dio, e adesso conserva nel suo cuore ricordo di tutto quello che vede succedere: i pastori, gli angeli, i canti…”Maria appare come donna di poche parole, senza grandi discorsi né protagonismi ma con uno sguardo attento che sa custodire la vita e la missione del suo Figlio e, perciò, di tutto quello che Lui ama. Ha saputo custodire gli albori della prima comunità cristiana, e così ha imparato ad essere madre di una moltitudine”, madre di tutti noi, ha imparato ad essere partecipe di tante sofferenze, di tanti dolori, ha imparato a consolare e aggiunge il Papa “Dove c’è una madre, c’è tenerezza. E Maria con la sua maternità ci mostra che l’umiltà e la tenerezza non sono virtù dei deboli ma dei forti, ci insegna che non c’è bisogno di maltrattare gli altri per sentirsi importanti”.
Anche nella nostra società c’è tanto bisogno di madri perché “Le madri sono l’antidoto più forte contro le nostre tendenze individualistiche ed egoistiche, contro le nostre chiusure e apatie. Una società senza madri sarebbe non soltanto una società fredda, ma una società che ha perduto il cuore, che ha perduto il “sapore di famiglia” la presenza della madre salva da “ Quella orfanezza che trova spazio nel cuore narcisista che sa guardare solo a sé stesso e ai propri interessi e che cresce quando dimentichiamo che la vita è stata un dono, che l’abbiamo ricevuta da altri, e che siamo invitati a condividerla in questa casa comune.” ammonisce il santo Padre, correndo gravi rischi “La perdita dei legami che ci uniscono, tipica della nostra cultura frammentata e divisa, fa sì che cresca questo senso di orfanezza e perciò di grande vuoto e solitudine. La mancanza di contatto fisico (e non virtuale) va cauterizzando i nostri cuori (cfr Lett. enc. Laudato si’, 49) facendo perdere ad essi la capacità della tenerezza e dello stupore, della pietà e della compassione. L’orfanezza spirituale ci fa perdere la memoria di quello che significa essere figli, essere nipoti, essere genitori, essere nonni, essere amici, essere credenti”.
Ecco perché Gesù al momento supremo del suo sacrificio, dalla croce, ha fatto alla sua Chiesa nascente un regalo grande, la sua stessa Madre, e quindi “Celebrare la festa della Santa Madre di Dio ci fa spuntare di nuovo sul viso il sorriso di sentirci popolo, di sentire che ci apparteniamo; di sapere che soltanto dentro una comunità, una famiglia le persone possono trovare il “clima”, il “calore” che permette di imparare a crescere umanamente e non come meri oggetti invitati a consumare ed essere consumati”
“Celebrare la festa della Santa Madre di Dio ci ricorda che NON siamo merce di scambio o terminali recettori di informazione. Siamo FIGLI, siamo famiglia, siamo popolo”.
La notte di Natale gli Angeli cantavano la gloria di Dio e auguravano pace agli uomini. Maria è la Madre di Dio, è la Regina della Pace, sia anche la nostra Regina e Madre.