Legge Cirinnà: l’urgenza che non c’era.
Sembrava la priorità assoluta. Senza la legge Cirinnà – questo era il ritornello – non avremmo rispettato i diritti fondamentali e saremmo rimasti nella più assoluta arretratezza. Il governo Renzi ha colmato la lacuna blindando il testo e imponendola al Parlamento col doppio voto di fiducia. Otto mesi dopo la sua entrata in vigore, il Sole 24 Ore pubblica un primo bilancio: dai dati relativi ai comuni capoluogo di regione – circa 10 milioni di abitanti – emerge che finora le unioni civili costituite (quelle con regime similmatrimoniale) sono 942, grosso modo una ogni 10.000 abitanti, e le convivenze registrate (quelle con regime light) ancora di meno, 567, una ogni 20.000 abitanti. Nel tempo è prevedibile che questi dati calino, se si tiene conto delle coppie che erano “in attesa”, e che hanno potuto finalmente compiere il passo. Per ossequio all’ideologia e alle lobby si è equiparata l’unione same sex al matrimonio: i numeri denunciano l’effettiva entità della presunta pressione sociale del fenomeno. In compenso le famiglie italiane attendono che qualcuno si interessi di loro, il numero dei matrimoni veri precipita, e con essi i nuovi nati. Qualcuno degli entusiasti votanti della legge Cirinnà ha voglia di battere un colpo?