…bambini delle elementari con agende che nemmeno i capi mondiali delle multinazionali.
Lezioni di inglese, di danza, nuoto e calcetto, riempiono i loro pomeriggi e le giornate del fine settimana. Genitori, avidi di successi da esporre nelle loro conversazioni all’uscita della scuola o mentre fanno shopping in gruppo, obbligano questi piccoli di uomo a inconcepibili tour de force.
Privati della dimensione pedagogica del gioco con i loro coetanei, visti solo come pericolosi competitor da battere, e del tempo libero da trascorrere con i fratelli (fratelli? Quali? Sono figli unici, a lungo pensati e soppesati) questi poveri bambini si piegano sotto la fatica del vivere, incapaci di comprendere il vero senso dell’esistenza.
Crescono e arrivano all’adolescenza ormai scarichi perché sovraccaricati nell’infanzia.
A questo punto per i genitori, almeno per quelli che possono, l’unica è contenere la ribellione dei figli e aprire il portafogli per tacitarli con macchinette rombanti, vacanze all’estero, master e così via.
Tutto pur di non applicare la regola antica e ovvia per qualunque madre e padre secondo cui educare i figli richiede amore, tempo e fatica. È per questo che le nostre strade si riempiono di poveri ragazzi, che il più delle volte buttano i loro giorni tra una “birretta” e l’altra, non di rado consumando canne e pasticche che danno loro l’impressione di vivere.
Sono, come disse San Giovanni Paolo II, orfani di genitori in vita.