1000battute di alfredo mantovano
“L’Italia ha già una legge sul fine vita ed è ottima”: lo sostiene motivatamente la prof.ssa Giovanna Razzano, che insegna Diritto pubblico alla Sapienza di Roma e nei Master di cure palliative Cure palliative del Gemelli e del Campus BioMedico, in uno studio appena pubblicato sul sito del Centro studi Livatino (http://www.centrostudilivatino.it/la-legge-italiana-sulle-cure-palliative-leutanasia-e-il-ddl-sulle-dat/). La legge cui la docente fa riferimento è la n. 38/2010, che riconosce il diritto alle cure palliative e a una adeguata terapia del dolore: essa definisce le prime come interventi «finalizzati alla cura attiva e totale dei pazienti la cui malattia di base, caratterizzata da un’inarrestabile evoluzione e da una prognosi infausta, non risponde più a trattamenti specifici». E’ singolare che nel dibattito sul fine vita vi siano cattolici, pur autorevoli, che esprimono favore per la legge sulle dat, che per loro andrebbe bene, pur con qualche aggiustamento. E’ singolare che mentre con tale legge il Parlamento sta per introdurre in Italia l’eutanasia contro tutti, minori inclusi, praticata ovunque, ospedali religiosi inclusi, si taccia invece sul fatto che terapia del dolore e cure palliative ricevono risorse finanziare bastevoli per appena il 30% di coloro che ne hanno effettiva necessità. Questo chiama in causa il Governo, non le Camere. Quel Governo il cui ministro della Salute, nel momento in cui stanno per passare norme che stravolgono la professione medica e minano alla radice il sistema sanitario, ha scelto di non dire nulla sulle dat. Sono più sorprendenti i silenzi istituzionali di chi ha la titolarità della materia o le sponde confessionali di chi prepara il proprio suicidio culturale?