di Guido Verna
1. Dal 1517 le “95 tesi” di Martin Lutero (1483-1546) avevano cominciato a diffondersi in Europa, sfibrando lentamente ma inesorabilmente il suo tessuto cristiano che durava più di un millennio e introducendo quelle continue tensioni fra gli Stati che cento anni dopo, nel 1618, sarebbero sfociate nella cosiddetta Guerra dei Trent’anni (1618-1648). La Chiesa avrebbe risposto alla Riforma protestante un quarto di secolo dopo con il Concilio di Trento (1542-1563), dando origine alla cosiddetta Contro-Riforma.
2. In quel frangente, proprio nell’anno in cui si chiudeva il Concilio di Trento, nel piccolo borgo di Olera, frazione di Alzano Lombardo, nel Bergamasco, nacque Tommaso Acerbis (1563-1631). Egli, nato in una famiglia di antiche e nobili origini, ma in quei tempi decaduta, fino a diciassette anni fu contadino e pastore di pecore, costretto a rimanere analfabeta per le disagiate condizioni economiche della sua famiglia.
La sua vocazione religiosa non tardò a manifestarsi, finché nel 1580 riuscì ad entrare, come fratello laico, nel convento dei frati minori cappuccini di Verona, dove nel triennio di formazione, probabilmente, imparò a leggere e a scrivere e dove rimase per un quarto di secolo fino al 1605 svolgendo la mansione di frate di fatica e questuante. Quest’ultimo incarico gli piaceva molto e lo avrebbe in seguito praticato sempre con soddisfazione, non solo perché in esso trovava alimento la sua straordinaria umiltà ma — forse soprattutto — perché gli permetteva di entrare in contatto con tante e svariate persone e di riversare su di esse la sua altrettanto straordinaria ricchezza spirituale che via via incrementava, specialmente meditando sulla Passione di Cristo.
Cominciò così la vita peregrinante di Tommaso, umile diffusore della “buona” parola e dell’esempio: a Vicenza (1606), a Rovereto (Trento) (1613), a Padova (1618), a Conegliano Veneto (Treviso): ovunque tutti ricevevano grandi benefici interiori dal contatto con questo povero questuante, potendo in molti anche verificare la sua capacità di scrutare i cuori.
3. La fama di fra’ Tommaso andava, pertanto, rapidamente diffondendosi nell’Italia nord-orientale, fino ad arrivare all’arciduca Leopoldo V di Asburgo-Tirolo (1586-1632) che nel 1619 ne chiese il trasferimento nel convento dei cappuccini di Innsbruck. Il convento era stato fondato, insieme alla relativa chiesa, meno di trent’anni prima, nel 1593, dalla pia arciduchessa Anna Caterina di Asburgo-Gonzaga (1566-1621), seconda moglie del principe regnante del Tirolo, l’arciduca Ferdinando II (1578-1637), dal 1619 imperatore del Sacro Romano Impero, la quale, qualche anno dopo, avrebbe fatto costruire, sempre a Innsbruck, anche la chiesa e l’annesso convento dei Servi di Maria, dove è sepolta insieme alla figlia Maria d’Austria (1584-1649).
Nel Tirolo, Tommaso continuò nel suo umile ruolo di questuante, di «lavatore delle scudelle» — come egli stesso si definì1 —, di evangelizzatore e di catechista del popolo. Tuttavia, la sua statura “cresceva” in modo del tutto inatteso, specialmente allorché divenne direttore spirituale dell’arciduca Leopoldo V e di sua moglie, la fiorentina Claudia de’ Medici (1604-1648).
In quei tempi pieni di insidie culturali, quando la diffusione del protestantesimo aveva cominciato a intaccare l’unità religiosa dell’Europa, parecchi governanti — e le loro famiglie — fecero ricorso alla sapiente prudenza e al consiglio spirituale di fra’ Tommaso. Lo adottarono come consigliere lo stesso imperatore Ferdinando II e sua moglie, il cugino di questi Massimiliano I di Wittelsbach-Baviera (1573-1651) e le sue sorelle, le arciduchesse Eleonora (1582-1620) e Maria Cristina (1574-1621) di Asburgo. Anche nell’ambito religioso, personaggi illustri e altolocati ricorsero a lui, per esempio il principe-vescovo di Salisburgo Paride Lodron (1586-1653) e il principe-vescovo di Trento, card. Carlo Gaudenzio Madruzzo (1562-1629).
Diversi episodi aumentavano la sua fama e davano ancora più forza alle sue parole. Per esempio, una volta, l’imperatore Ferdinando II, caduto gravemente ammalato, guarì per aver utilizzato un cucchiaio di legno intagliato da Tommaso — quest’attività pare che fosse il “passatempo” preferito del frate nei pochi momenti di riposo — che gli aveva portato in dono il fratello Leopoldo V, «[…] assicurandogli — come raccontò nel 1633 padre Serafino, un cappuccino di Rovereto — che, così facendo, si sarebbe liberato dalla febbre. L’imperatore accettò subito l’invito e incominciò a mangiare con quel cucchiaio di legno. La febbre cessò e non ritornò mai più»2. Un’altra volta pronosticò a Massimiliano I di Baviera — cattolico fervente e uno degli artefici principali della Lega Cattolica — la grande vittoria nella Battaglia della Montagna Bianca, nei pressi di Praga (8 novembre 1620), che segnò la prima sconfitta dell’esercito protestante e rappresentò un passaggio decisivo in quella Guerra dei Trent’anni che lo avrebbe angustiato a lungo.
4. L’efficacia delle parole e dell’esempio di fra’ Tommaso poterono misurarsi anche dalle conversioni alla fede cristiana che produssero, a cominciare da quella di alcuni membri della potente e timorata famiglia dei baroni Fieger, che avevano cominciato a cedere alle tentazioni del protestantesimo. Andò a trovarli nel loro splendido castello di Friedberg, nei pressi di Innsbruck, dove diradò con pazienza e sapienza ogni nebbia di dubbio e li riportò felicemente nell’alveo cattolico in cui per secoli era vissuta la loro famiglia. In più, la stima guadagnata da questa importante casata e i buoni rapporti stabiliti con essa, gli permisero di fare apostolato contro le crescenti suggestioni del luteranesimo fra i lavoratori delle miniere di Taufers (Tures) e nelle altre attività proprietà della famiglia nelle valli dell’Inn (soprattutto) e dell’Adige.
Riuscì poi a convertire anche un non meglio identificato duca di Weimar, che aveva conosciuto a Monaco alla corte di Massimiliano I e che apparteneva a un casato assai numeroso, che si era messo ampiamente al servizio dell’eresia luterana.
Sollecitato dai superiori, nel 1620, mise per iscritto i suoi Concetti morali contra gli heretici, che furono però pubblicati più di sessant’anni dopo all’interno di Fuoco d’amore, la sua opera più importante3.
Durante un suo soggiorno a Conegliano, nel 1624, convertì dall’ebraismo al cattolicesimo la signora Paola Valier, che ne riconobbe il merito con queste parole: «Conosco d’essere nel grembo della Santa Chiesa […] per l’aiuto, diligenza, solicitudine, et orazioni di fra Thomaso»4.
Ma la conversione più clamorosa forse fu quella che Tommaso operò nella contessa Eva Maria Rettinger, vedova del consigliere imperiale Giorgio Fleischer, conte di Lerchenberg. La contessa, infatti, non solo abbandonò il luteranesimo per tornare a Roma, ma addirittura vendette tutti i suoi averi e ne fece dono ai poveri, prima di chiudersi — prima da suora, poi da badessa — nel monastero femminile di Nonnberg nei pressi di Salisburgo, fondato nell’VIII secolo da san Ruperto (660-710), il più antico dell’area nordeuropea di lingua tedesca e che durante la Guerra dei Trent’anni avrebbe svolto la funzione di «centro di spiritualità e asilo di profughi»5.
5. Già nel 1605, trasferito a Vicenza, si era subito impegnato a favorire, le vocazioni femminili, fino a ottenere la costruzione del monastero di San Giuseppe, utilizzato poco dopo dalle cappuccine. Nel 1612, nella sua nuova destinazione di Rovereto (Trento), si era analogamente prodigato perché fosse costruito un monastero di suore clarisse, affidando questo suo desiderio all’intercessione di una straordinaria mistica del luogo, Bernardina Floriani (1603-1673), che lui stesso aveva spiritualmente guidato e avviato alla vita religiosa, definendola «figlia delle mie lacrime»6. Trent’anni dopo, il monastero fu eretto vicino alla chiesa di San Carlo e Bernardina, nel frattempo diventata suor Giovanna Maria della Croce, ne divenne la badessa.
Più avanti, quando era già a Innsbruck ed era entrato nelle grazie dell’arciduca e della sua famiglia, si interessò intensamente della confraternita reale femminile di Hall, nei pressi di Innsbruck, che era stata fondata nel 1567 dall’arciduchessa d’Austria Maddalena d’Asburgo (1532-1590) insieme alle sorelle Margherita (1536-1567) ed Elena (1543-1574). Nello stesso anno fu dato l’avvio alla costruzione, nella stessa cittadina, del convento per nobildonne, con annessa basilica del Sacro Cuore di Gesù. L’opera fu ultimata in soli due anni, senza però che Margherita potesse vederla finita. Elena e Maddalena con altre sei nobildonne entrarono nel convento, diretto dalla stessa Maddalena fino alla morte, che la raggiunse in odore di santità. Al tempo di Tommaso, il convento era diventato, con il nome di Regio Istituto delle Vergini, un rinomato e frequentato centro di educazione per le ragazze della nobiltà tirolese. Tommaso — che sarebbe diventato «der Bruder von Tirol», il frate del Tirolo, per antonomasia — ne assunse la guida spirituale, su sollecitazione di Maria Cristina, sorella dell’arciduca e direttrice dello stesso centro, che, avendolo scelto come sua guida spirituale, certamente aveva cominciato ad apprezzarne le straordinarie qualità.
6. Una delle caratteristiche peculiari della spiritualità di Tommaso fu la sua intensa devozione per il Cuore di Gesù e per la Passione. A tutti insegnava che l’«alta Sapienza dell’amore s’impara alle care piaghe di Christo»7, aggiungendo l’esortazione a ritenersi felici nella sofferenza perché «[…] l’amore si conosce nel patire»8. Nella Positio redatta per la beatificazione si può leggere la testimonianza di padre Serafino da Rovereto, secondo cui, nell’anno 1624, quando era chierico, l’aveva sentito «[…] piú volte a piangere dirottissimamente avanti il Crocifisso in tempo di notte, che li frati erano retirati»9.
La Passione di Cristo era il fondamento della sua sapienza. Posto che, come confessò al suo amico e archiatra di corte Ippolito Guarinoni (1571-1654), «[…] mai ho letto una sillaba de’ libri, ma ben mi fatico a leggere il passionato Cristo. E scriverei giorno e notte e darei da scrivere anche a uno scrittore»10, nelle sue meditazioni scrisse: «se bene vuoi studiar, leggi frequentemente quelli cinque libri delle piaghe del Crocifisso, poiché altra strada non puoi trovare, che il cammino di questo appassionato Cristo, il quale ammaestra li suoi scuolari nella solitudine del’amor suo, tingendo la penna nel calamano del suo costato, scrivendo entro al tuo cuore la dura et aspra morte del tuo Redentore; leggendo tutto il tempo de la vita tua la passione e morte del tuo Cristo, piangendo, gemendo e pregando questo Dio con tanto maggior amore, a gloria dell’Eterno Dio, Padre, Figliuolo e Spirito Santo, tre Persone et un solo Dio… Standosi nella croce il nostro innamorato Dio, stillava dolcezza per amor nostro da tutte le parti, havendo cinque fiumi maestri, che stillavano dolcezza d’amore, havendo anco tante fontane quante haveva piaghe, ferite e spine nel suo sacratissimo Corpo e Capo, che tutte stillavano amore di dolcezza. A queste fonti e fiumi bevevano gl’innamorati del suo Crocifisso»11.
Un esauriente profilo di Tommaso emerge da quanto riportato nella Positio: «Dalle 34 testimonianze processuali raccolte da Epifanio Soderini da Cipro negli anni 1633-34 Tommaso da Olera appare innanzitutto nei suoi aspetti piú spettacolari di uomo di Dio, come profeta, scrutatore di coscienze, discernitore del vero dal falso misticismo, pacificatore, apostolo, taumaturgo. Ma lo descrivono anche nei suoi aspetti piú interiori: “angustie e consolazioni spirituali, il confidente e il contemplativo del Cuore di Gesú, il predicatore di Dio, il maestro dello spirito, il direttore di coscienze, il consigliere di principi e vescovi, il confidente di popolani e di principi, l’ambasciatore presso città e santuari, lo scrittore ispirato delle proprie contemplazioni, il paziente nelle difficoltà e contrarietà, il religioso che soffre e gode della presenza di Dio, il mistico impegnato in un continuo autocontrollo per non gridare e gemere per la sovrabbondanza di amore divino»12.
7. La devozione al Sacro Cuore in Tommaso precede di circa trent’anni l’apparizione di Gesù a santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690) — avvenuta a Paray-le-Monial, in Francia, il 27 dicembre 1673 —, in cui Gesù raccomandava esplicitamente questa devozione e legava a essa la “Grande Promessa” della salvezza attraverso la pia pratica dei primi nove Venerdì del Mese.
Come ha scritto padre Roberto Saltarin, vicepostulatore della causa di beatificazione di Tommaso, «il più originale contributo, offerto da questo “scrittore illetterato” ma ardente conoscitore di Gesù Crocifisso e del suo santissimo cuore, si trova racchiuso in una lunga contemplazione [costituita da sette capitoli] sul dolore e sull’amore del cuore di Gesù. […]. Con la sublime contemplazione del cuore squarciato di Cristo, il mistico di Olera s’inserisce tra i più ardenti cantori del Cristo paziente che mai abbia avuto la plurisecolare tradizione francescana. Anche a confusione dei seguaci dell’eretico vescovo Giansenio [Cornelis Otto Jansen; 1585-1638], che si opponevano in modo arrogante contro questa splendida devozione, da loro definita superstiziosa e fonte di idolatria»13.
8. L’altra grande devozione che Tommaso praticò e diffuse fu quella alla Madonna, perché «[…] era convinto che sono due le strade maestre della Chiesa di Gesù: la “via della verità” e la “via della bellezza”. Maria, la più bella e santa delle creature, diventa perciò la chiave per comprendere in modo corretto il mistero di Cristo e della sua Chiesa e per questo è stata, sin dagli inizi della Chiesa nascente, la vigile custode dell’autentica fede»14.
Andò in pellegrinaggio per tre volte, nel 1623, nel 1625 e nel 1629, alla Santa Casa di Loreto (Ancona), «[…] ove nacque Maria; Casa, anzi Palaggio tanto ricco di tesori, e tanto maestoso che non ha pari nel mondo». Descrive così la sua intensa emozione provata in occasione della prima visita: Et io ne sono testimonio, che andando alla volta di questa S. Casa, e vedendola da dieci miglia di lontano, m’inginocchiai et hebbi tanta tenerezza, divotione e dolcezza al cuore, che se troppo havesse durato, in quell’eccesso sarei da dolcezza morto, et arrivando in quella S. Casa mi pareva d’essere in Paradiso»15.
Nell’ultimo dei tre pellegrinaggi svolse il ruolo di ambasciatore dell’arciduca Leopoldo V, che gli aveva chiesto di fare visita alla Madonna della Santa Casa «[…] per disfare un voto c’havea fatto»16. L’arciduca conosceva bene la devozione alla Madonna di frate Tommaso, perché non c’era volta che andasse a trovarlo — ciò che succedeva quasi ogni giorno — senza prima fermarsi nella cappella del palazzo ducale a pregare la bellissima immagine di Maria Hilf (Maria Ausiliatrice), dipinta da Luca Cranach il Vecchio (1472 ca.-1553), ora esposta sull’altare maggiore della cattedrale di San Giacomo a Innsbruck.
La devozione a Maria di Tommaso era strettamente connessa con quella al Sacro Cuore di Gesù. Egli «[…] contemplava la Madonna addolorata china sul petto squarciato del Figlio morto, e l’additava come la prima adoratrice, la prima contemplativa del S. Cuore di Gesù»17.
9. Della Madonna, anticipando i tempi del relativo dogma, cantò soprattutto la sua Immacolata Concezione, scrivendo di lei, per esempio: «Iddio la preservò con la potente sua mano. […] E però bisogna dire che la sollevò e non la lassiò imbrattarsi nelle immondizie del peccato originale: imperoché il diavolo se averia potuto gloriare appresso Dio dicendo che sua Madre fusse stata sua schiava e serva, si bene per un sol momento […]. E però canta Santa Chiesa: conceptio Sanctae Mariae Virginis gloriosae»18.
Insieme a Ippolito Guarinoni, suo grande amico e suo figlio spirituale, Tommaso si fece promotore della costruzione di una chiesa dedicata all’Immacolata Concezione, indicando anche il luogo dove costruirla: il paese di Volders, vicino a Hall, a una quindicina di chilometri da Innsbruck. La prima pietra fu posta dall’arciduca Leopoldo V nel 1620. Erano tempi brutti, la Guerra dei Trent’anni incombeva, trovare i finanziatori era difficile, la zona era infestata da banditi19.
Dal popolo si alzarono critiche e mormorazioni: il luogo era insalubre e poco sicuro; troppe erano le spese, da usarsi piuttosto per necessità più urgenti. Anche Elena, sposa di Guarinoni, esprimeva perplessità davanti a tante critiche del popolo, che — a suo modo di vedere — potevano essere la voce di Dio.
Come Dio volle, però, i lavori, anche se lentamente, poterono andare avanti. Tommaso visitò spesso il cantiere, rincuorò il dottore e gli garantì che Dio non solo aveva «[…] già preso la protetione di essa», ma anche che di lui «[…] si vorà servire come suo istrumento»20.
Il tempio fu inaugurato nel 1654. Era la prima chiesa dedicata alla Immacolata Concezione nell’area tedesca. E si apriva ai fedeli esattamente duecento anni prima della pubblicazione della costituzione apostolica Ineffabilis Deus, con la quale il Papa, il beato Pio IX (1846-1878), avrebbe proclamato il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria. La chiesa, conosciuta come dedicata a san Carlo Borromeo (1538-1584), fu restaurata negli anni 1970 e oggi è uno splendore rococò che tutti possono ammirare, percorrendo l’autostrada che da Innsbruck va verso Kufstein e poi verso Salisburgo. Peraltro, chi la visita può soffermarsi nella cappella laterale di destra dedicata a santa Francesca Romana davanti alla grande pala d’altare commissionata nel 1633 da Guarinoni a Wilhem Schöpfer, un pittore di Monaco. E qui, davanti alla rappresentazione della Madonna che offre il Bambino all’adorazione dei Magi, può rivolgere una preghiera di ringraziamento al dottore e al suo padre spirituale: li troverà dipinti nell’angolo in basso a destra, dove lo stesso Guarinoni chiese di essere ritratto «insieme all’amico Tommaso da Olera; tutti e due vicini alla Madonna»21.
10. Tommaso da Olera morì il 3 maggio 1631 nel convento dei cappuccini di Innsbruck. Fu sepolto nella cripta della chiesa conventuale, per essere poi traslato, nel 1933, nella cappella della Madonna lactans, dove riposa ancora oggi e dove, davanti al bellissimo quadro dipinto da Lucas Cranach nel 1528, si può pregare per ottenerne l’intercessione.
11. Il processo ordinario informativo, prima fase dell’iter di beatificazione di Tommaso Acerbis O.F.M. Cap., si aprì il 28 febbraio 1967 e si concluse il 19 aprile 1968. Ma passarono dieci anni prima che fosse redatta, nel marzo 1978, la Positio per l’introduzione della causa e per l’eroicità delle virtù, che fu approvata un anno dopo, il 7 marzo 1979. Il 4 dicembre 1980 fu emanato il decreto sulla fama di santità. Il 23 ottobre 1987 san Giovanni Paolo II ne decretò l’eroicità delle virtù, facendolo entrare nella schiera dei venerabili, in attesa del miracolo che lo avrebbe portato alla beatificazione. Questo avvenne un quarto di secolo dopo, il 24 febbraio 2012, quando fu attestata la guarigione straordinaria22 per sua intercessione del contadino trentunenne Valerio Bortolo Valentino (1875-?), padre di nove figli, di Thiene (Vicenza), avvenuta nella notte fra il 29 e il 30 gennaio 1906. Valentino «[…] era stato colpito da ileotifo complicato da pneumonite ipostatica e versava in gravissime condizioni tanto che il respiro era ormai un rantolo. I suoi famigliari non si scoraggiarono e misero sotto il cuscino un’immagine di fra Tommaso. L’infermo cominciò a respirare normalmente fino alla guarigione»23. La cerimonia di beatificazione si svolse nel duomo di Bergamo il 21 settembre 2013, anno del 450° anniversario della nascita del beato, e fu presieduta dal card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, in rappresentanza di Papa Francesco; fu concelebrata dal vescovo di Bergamo, mons. Francesco Beschi, dal vescovo di Innsbruck, mons. Manfred Scheuer, e da numerosi altri vescovi e superiori dell’ordine cappuccino.
Letture consigliate
Ippolito Guarinoni, Detti e fatti, profezie e segreti del frate cappuccino Tommaso da Bergamo, a cura di Daniela Marrone, Morcelliana Brescia 2007; Andrea Pighini, Beato Tommaso da Olera e la sua spiritualità, Morcelliana, Brescia 2015; Rodolfo Saltarin, Fra Tommaso, il mistico del Cuore di Gesù, Morcelliana, Brescia 2013; Tommaso da Olera, Scritti, 4 voll. Morcelliana, Brescia 2005-2020 (vol. I: Selva di contemplazione, a cura di Alberto Sana, 2005; vol. II: Scala di perfezione, a cura di Idem, 2010; vol. III: Concetti morali contro gl’eretici. Trattatelli ascetici, a cura di Idem, 2016; vol. IV: Lettere, a cura di Alessandra Bartolomei Romagnoli, 2020); Tommaso da Olera. Totus ardens, a cura di Rodolfo Saltarin, Morcelliana, Brescia 2018.
1 Cfr., per esempio, Fernando da Riese Pio X O.F.M. Cap. (1926-2006), Tommaso da Olera. Un “lavatore delle scudelle” a corte d’Asburgo, nel sito web <http://www.fratommaso.eu/archivio/pdf/Lavatore_delle_scudelle.pdf>. Tutti i siti web citati sono stati consultati il 28-10-2020.
2 Cfr. Il cucchiaio di Tommaso (con avvertenza), nel sito web <http://www.fratommaso.eu/news/il-cucchiaio-di-tommaso.php>.
3 Cfr. Fuoco d’amore mandato da Christo in terra per esser acceso, overo amorose compositioni di Fra Tomaso da Bergamo, laico capuccino, Agosta [Augusta] 1682; rist. anast., Morcelliana, Brescia 2012.
4 Cit. in Costanzo Maria da Pisogne O.F.M. Cap. (a cura di), Sulle orme dei Santi. Il Santorale cappuccino: santi, beati, venerabili, servi di Dio, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina-Postulazione Generale O.F.M. Cap., San Giovanni Rotondo (Foggia)-Roma 2012, pp. 117-120; cit. in Beato Tommaso da Olera, nel sito web <https://www.cappuccinitriveneto.it/2018/02/02/beato-tommaso/>.
5 Frammenti di vita di un uomo, di un apostolo e di uno scrittore, fra’ Tommaso Acerbis, che da pastore di pecore divenne consigliere dei potenti, in Rodolfo Saltarin O.F.M. Cap. (a cura di), Papa Giovanni con fra’ Tommaso da Olera, numero speciale del bollettino della Parrocchia di San Bartolomeo Apostolo, Olera (Bergamo), 8-12-2002, p. 7.
6 Cit. in Marco Roncalli, Tommaso da Olera, quel mistico sulle strade d’Europa, in La Stampa–Vatican Insider, 2-5-2017, nel sito web <https://www.lastampa.it/vatican-insider/it/2017/05/02/news/tommaso-da-olera-quel-mistico-sulle-strade-d-europa-1.34592889>.
7 Cit. in Il beato di oggi 4 maggio: Tommaso da Olera, nel sito web <https://www.edificatisullaroccia.it/2019/05/04/il-beato-di-oggi-4-maggio-tommaso-da-olera/>.
8 Cit. in C. M. da Pisogne O.F.M. Cap. (a cura di), op. cit..
9 Bergomen. seu Oenipontan. Beatificationis et canonizationis Servi Dei Thomae ab Olera […] Positio super introductione causae et super virtutibus, Sacra Congregatio pro Causis Sanctorum Officium Historicum, 69, Romae 1978, p. 48; cit. in Idem, L’esperienza della preghiera mistica in fra Tommaso Acerbis da Olera, nel sito web <http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/cci_new/documenti_diocesi/31/2014-04/04-29/TommasoOlera_Libretto.pdf>, p. 2.
10 Ibid., p. 227; cit. in Idem, Magistero ed esperienza della preghiera nel Beato Tommaso da Olera, ibid., p. 6.
11 I testi di queste meditazioni sono riportati in I frati cappuccini III/1, 153ab, 278ab.
12 Bergomen. seu Oenipontan. Beatificationis et canonizationis Servi Dei Thomae ab Olera […] Positio super introductione causae et super virtutibus, cit., p. 24.
13 Frammenti di vita di un uomo, di un apostolo e di uno scrittore, fra’ Tommaso Acerbis, che da pastore di pecore divenne consigliere dei potenti, cit., p. 10.
14 Voce Tommaso da Olera, con bibliografia, in Dizionario di Mariologia, nel Portale di Mariologia, nel sito web <http://www.latheotokos.it/modules.php?name=Encyclopedia&op=content&tid=6941>.
15 Cfr. Fuoco d’amore mandato da Christo in terra per esser acceso, overo amorose compositioni di Fra Tomaso da Bergamo, laico capuccino, cit., 19ab.
16 Voce Tommaso da Olera, cit., ibidem.
17 Ibidem.
18 Ibidem. La citazione è tratta dall’opera di Tommaso la Selva di contemplazione (a cura di Alberto Sana, Morcelliana, Brescia 2005; trascrizione dei mss. Br. Thomas B. Bücher n. 2 e n. 4, Provinz-Archiv der Tiroler Kapuziner, Innsbruck). Nel Dizionario citato si legge ancora: «Nella sua quotidiana fatica per difendere il credo cattolico e contrastare il calvinismo e il luteranesimo, a corte come tra la gente, fra Tommaso giunse a intuire le profondità del mistero di Maria, di cui questi suoi scritti sono pervasi, in cui, fra l’altro, è anticipata in modo limpido la formulazione del dogma dell’Immacolata Concezione» (ibidem).
19 Cfr. «Dal popolo si alzarono critiche e mormorazioni: il luogo era insalubre; infestato da banditi, ne sarebbe diventato un covo; troppe erano le spese, da usarsi piuttosto per altre necessità più urgenti. Anche Elena, sposa del Guarinoni, esprimeva perplessità davanti a tante critiche del popolo, che- a suo modo di vedere- potevano essere la voce di Dio» (Doriano Bendotti, Una chiesa sul fiume Inn. Uno strano ordine del beato Tommaso da Olera ad un suo amico, in Agenzia Zenit, 4-11-2014, nel sito web <https://it.zenit.org/2014/11/04/una-chiesa-sul-fiume-inn/>.
20 M. Roncalli, Il mistico illetterato che anticipò di due secoli il dogma, in L’Osservatore Romano. Quotidiano politico religioso, 8-12-2007.
21 F. da Riese Pio X O.F.M. Cap, op. cit., p. 26.
22 Cfr. Gelsomino Del Guercio, La guarigione straordinaria dal tifo: il miracolo di fra Tommaso da Olera, in San Francesco, 25-10-2020, nel sito web <https://www.sanfrancescopatronoditalia.it/notizie/attualita/la-guarigione-straordinaria-dal-tifo-il-miracolo-di-fra-tommaso-da-olera-47152>.
23 Marco Sanfilippo, Riconosciuto il miracolo. Tommaso da Olera sarà Beato, 10-5-2012, nel sito web <https://www.ecodibergamo.it/stories/Cronaca/287606_beato_il_frate_tommaso_da_olera/?attach_a_&src=img&site_source=RelatedBottomImg-287606>.