«Il 21 maggio la Conferenza episcopale venezuelana ha promosso una giornata di preghiera. Un invito che estendo a tutti voi, affinché in Venezuela si ponga fine alla violenza e all’oppressione da parte dello Stato e si promuova il dialogo e la riconciliazione». È l’invito rivolto dal cardinale Baltazar Enrique Porras, arcivescovo di Mérida, durante un colloquio con Aiuto alla Chiesa che Soffre.
Parlando con ACS il porporato descrive inoltre l’attuale crisi venezuelana. «Quanto stiamo vivendo non si può comprendere da fuori. Qui il dialogo è considerato soltanto una photo opportunity e il pluralismo è assente. E sullo sfondo dello scontro politico vi è una popolazione privata di cibo, medicine, libertà, sicurezza personale e tutela giuridica». Il cardinal Porras esprime anche le preoccupazioni dei vescovi venezuelani, contrari in particolar modo all’intenzione del presidente Nicolas Maduro di convocare una “Assemblea Costituente del popolo”, per riformare la struttura giuridica dello Stato. «Una decisione sbagliata e non necessaria. La Costituzione deve essere seguita, non cambiata», afferma il cardinale rappresentando le pressioni esercitate dalle autorità. «Chi è in disaccordo con il governo deve affrontare minacce, multe, detenzione e perfino deportazione».
Il cardinale, che ricopre anche il ruolo di direttore di Caritas Venezuela, riferisce di come il governo cerchi di mettere a tacere il dissenso. «Ogni volta che è in programma una manifestazione, viene organizzato un evento nello stesso giorno e alla stessa ora». Mentre lo scontro tra governo e opposizione si protrae ormai da cinque anni, la popolazione soffre per la mancanza dei beni di prima necessità. «Ho visto morire un sacerdote di 35 anni a causa di un’emorragia cerebrale perché non era disponibile la medicina che avrebbe potuto salvarlo. Ma questa tragica situazione è costantemente negata dalle fonti ufficiali e non possiamo neanche parlare di aiuti umanitari perché apparentemente abbiamo tutto!». Secondo il cardinal Porras soltanto chi visita il Venezuela può rendersi conto di quanto sia realmente drammatica la situazione e di come i media contribuiscano ad aggravarla. «Ogni qualvolta denunciamo la mancanza di viveri o medicine, ecco apparire magicamente una foto che mostra l’esatto contrario».
Il porporato si rivolge dunque alla comunità internazionale, affinché «cerchi di ottenere informazioni aggiornate e obiettive».
Roma, 16 maggio 2017