Di Alfredo Mantovano
1) se il sistema maggioritario, qual è quello dei municipi, spinge alla coalizione, gli elettori mostrano di apprezzare gli sforzi per realizzarla. E’ raro trovare fra i candidati di centrodestra o di centrosinistra promossi al ballottaggio chi non abbia alle spalle tutti i partiti di riferimento, a prescindere dai conflitti che le medesime forze politiche manifestano sul piano nazionale;
2) se il sistema maggioritario fa emergere il profilo e le qualità personali del candidato, costui, quando la scelta è felice, riesce a imporsi perfino in luoghi tradizionalmente difficili per il proprio schieramento: è il caso del centrodestra a Genova. Al contrario succede quando – è il caso di Lecce, città dove dal 1998 il centrodestra ha sempre vinto con ampio margine al primo turno – la somma delle liste di tale schieramento supera il 50% ma il suo candidato va al ballottaggio, con un sensibile distacco in negativo rispetto alle liste;
3) mentre M5s perde ovunque, le liste civiche si consolidano. E’ un mondo assai diversificato al proprio interno, nel quale incidono fattori localistici anche per città importanti, come Verona o Parma, fattori personalistici – liti mal gestite interne ai partiti – , ma che segnala pure l’insoddisfazione per la rappresentanza dei due principali schieramenti, cui si affianca oggi la delusione per M5s. Esprimono in larga parte attenzione a istanze territoriali. Centrodestra e centrosinistra si chiedono che cosa voterà alle prossime politiche chi ieri ha preferito una civica? Quel M5s che è apparso poco attrezzato ad amministrare una città, tornerà a essere attraente per manifestare un disagio in termini più generali? Se uno dei due schieramenti rilanciasse un federalismo non ideologico, ma fondato su una effettiva sussidiarietà, potrebbe costruire, in chiave non strumentale ma di risposta concreta ad articolate esigenze territoriali, una federazione di almeno una parte delle civiche più strutturate: è un lavoro non semplice, per il quale il centrodestra appare più attrezzato quanto a riferimenti culturali, se mai ricordasse di averne.
Prima delle elezioni i partiti sono soliti lasciare un appello agli elettori. Fornendo ieri queste indicazioni, gli elettori hanno lanciato loro un appello alle forze politiche. Non a tutte, ma certamente a quelle del centrodestra e del centrosinistra: se vuoi il mio voto, fammi capire che sia utile almeno su tre fronti, fra loro collegati:
a) la chiarezza di chi vince e di chi perde, una volta terminato lo spoglio. Quindi non approvare una legge elettorale che faccia scegliere chi governa da un livello ulteriore rispetto a quello dei votanti;
b) la concreta possibilità di vittoria. Quindi lascia perdere norme elettorali che scoraggino le coalizioni col miraggio proporzionalistico del seggio in più, inutile se poi vai all’opposizione;
c) la conoscenza e la capacità di attrazione dei candidati. Quindi predisponi regole che mi facciano capire chi voto, senza liste bloccate o imposizioni simili.
L’appello degli elettori va contro il ripristino del proporzionale, e nella direzione di un maggioritario fatto di collegi veri, con un premio di maggioranza ragionevole (non eccessivo, per evitare la scure della Consulta). Non è necessario un coraggio straordinario; è sufficiente scegliere fra la certezza di un orticello nel quale c’è posto per pochi fedelissimi o la ripresa di una competizione politica fatta di idee e di contenuti che si confrontano e si scontrano. Per il centrodestra, visti i risultati di ieri, con la non remota possibilità di ritornare a un successo inimmaginabile appena pochi mesi fa.
Da Le Formiche.net del 12 giugno 2017