di Michele Brambilla
Le parole pronunciate da Papa Francesco alla recita dell’Angelus di domenica 2 luglio hanno due fulcri: l’identikit del missionario e l’appello per la pace in Venezuela.
Il Pontefice, commentando un passaggio del Vangelo del giorno ‒ «Chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità vi dico: non perderà la sua ricompensa» (Mt 10, 37-42) ‒ dice: «La nostra esperienza di sacerdoti ci insegna una cosa molto bella e importante: è l’accoglienza del santo popolo fedele di Dio, è proprio quel “bicchiere d’acqua fresca” dato con fede affettuosa che ti aiuta ad essere un buon prete!». Ricorda da vicino quanto il Papa ha detto il 25 marzo a Milano, visitando il quartiere delle “Case Bianche”, ricevendo in dono una stola ricamata: «questa stola non l’avete comprata già fatta, ma è stata creata qui, è stata tessuta da alcuni di voi, in maniera artigianale. Questo la rende molto più preziosa; e ricorda che il sacerdote cristiano è scelto dal popolo e al servizio del popolo».
Il missionario, infatti, «come ogni persona umana, ha i suoi limiti e anche i suoi sbagli, purché abbia l’umiltà di riconoscerli, l’importante è che non abbia il cuore doppio, ma semplice, unito, che non tenga il piede in due scarpe, ma sia onesto con sé stesso e con gli altri». La missione gli deriva da Cristo: è Lui il suo metro, e trasmettere Lui è l’obiettivo esistenziale del missionario.
Proprio perché ha il cuore unito a Cristo, la Chiesa Cattolica per bocca del Santo Padre alza dunque la voce di fronte al dramma del Venezuela. Nei mesi scorsi la Santa Sede si è impegnata per attivare un dialogo tra il governo socialista e le opposizioni, tuttavia ha dovuto fermarsi di fronte alla sempre più palese involuzione dispotica della presidenza di Nicolás Maduro Moros.
«Il 5 luglio», ha detto il Pontefice, «ricorrerà la festa dell’indipendenza del Venezuela. Assicuro la mia preghiera per questa cara nazione ed esprimo la mia vicinanza alle famiglie che hanno perso i loro figli nelle manifestazioni di piazza. Faccio appello affinché si ponga fine alla violenza e si trovi una soluzione pacifica e democratica alla crisi. Nostra Signora di Coromoto interceda per il Venezuela!». Sono riferimenti importantissimi. Appellarsi alla festa dell’indipendenza significa che il Successore di Pietro si rivolge al Venezuela come nazione indivisa. E richiamarsi alla Madonna venerata nel principale santuario del Paese vuol dire concepire i venezuelani come popolo cattolico che trova nelle Scritture e nella dottrina della Chiesa il metro di giudizio sulla storia e sull’ideologia di chi esercita il potere civile.