«Nelle statistiche preparate della Commissione nuovi martiri per il Grande Giubileo del 2000 si contano 12.692 martiri», scrive il sacerdote polacco Jan Mikrut in Le memorie senza volto del comunismo (in L’Osservatore Romano, 29-30 settembre 2010), grande esperto del tema. E sono così ripartite: «dall’Europa 8.670, dall’Asia 1.706, dall’Africa 746, dall’America del nord e del sud 333, dall’Oceania 126. Un gruppo particolare è dato dai 1.111 martiri dell’Unione Sovietica. Nella statistica della vecchia Europa si contano 3.970 preti diocesani, 3.159 religiosi e religiose, 1.351 laici, 134 seminaristi, 38 vescovi, 2 cardinali, 13 catechisti. In totale, in Europa abbiamo avuto 8.667 testimoni di Cristo. Nel contesto mondiale tra i martiri si annoverano 5.173 preti diocesani, 4.872 religiosi e religiose, 2.215 laici, 124 catechisti, 164 seminaristi, 122 vescovi, 4 cardinali e 12 catecumeni». Gran parte di loro sono martiri uccisi in odio alla fede dal comunismo: dal 1917 sovietico, infatti, il marxismo-leninismo si è diffuso a macchia di olio in decine di Paesi sempre con lo stesso metodo, la persecuzione, sempre con il medesimo risultato, la morte.
A Praga, nella Repubblica Ceca, il Memoriale alle vittime del comunismo è stato eretto sulla collina di Petrin nel 2002. Una targa dice: «Tra il 1948 e il 1989, 205.486 persone in Cecoslovacchia furono dichiarate colpevoli per ragioni politiche, 248 furono giustiziate, 4.500 morirono in prigione, 327 morirono nel tentativo di lasciare il Paese e 170.938 emigrarono».
A Bratislava, in Slovacchia, è stato inaugurato nel 2003 il Museo dei crimini e delle vittime del comunismo.
Il Memoriale delle vittime del comunismo e della resistenza di Bucarest si compone di un museo, situato nell’ex prigione politica di Sighet, e del Centro internazionale di studi sul comunismo.
A Budapest, in Ungheria, la Terror Háza, ovvero “Casa del terrore”, è un museo alla memoria ultimato nel 2002 e allestito nell’edificio usato come quartier generale dalla polizia politica prima filo-nazionalsocialista e poi comunista: i due regimi, infatti, sono stati solidali ideologicamente e militarmente ben più di quanto il pensiero liberale corrente voglia ammettere.
A Scutari, in Albania, nella chiesa delle suore stimmatine, una croce composta con le fotografie dei 40 martiri, Servi di Dio, ricorda il sacrificio di un popolo intero.
A Berlino è stata creata una organizzazione di coordinamento tra diverse realtà, l’Associazione internazionale degli ex prigionieri politici e delle vittime del comunismo (Inter-Asso).
Nel 2007 è stato consacrato a Washington, negli Stati Uniti, il memento voluto dalla Victims of Communism Memorial Foundation (VCMF).
Sempre a Washington, la Laogai Research Foundation, creata dal dissidente cinese Harry Wu (1937-2016), 19 anni nei campi di lavoro forzato, ha costruito il Laogai Museum.
Dalla Rivoluzione bolscevica di 100 anni fa, l’eredità del comunismo è sempre e solo la devastazione, umana e civile, spirituale e materiale.
Per approfondire
Marco Respinti, Comunismo, in Idem, Gianpaolo Barra e Mario A. Iannaccone (a cura di), Dizionario elementare di apologetica, Istituto di Apologetica, Milano 2016, pp. 90-98
Don Jan Mikrut (a cura di), La Chiesa cattolica e il comunismo in Europa centro-orientale e in Unione Sovietica, prefazione del cardinal Miloslav Vlk, Gabrielli, San Pietro in Cariano (Verona) 2016
Idem (a cura di), Testimoni della fede. Esperienze personali e collettive dei cattolici in Europa centro-orientale sotto il regime comunista, prefazione del cardinal Christoph Schönborn, Gabrielli, San Pietro in Cariano (Verona) 2017