La Repubblica, 17 settembre. “Articolessa” del past director Eugenio Scalfari. Il quale sostiene che il discorso tenuto qualche giorno fa da J-C Juncker al Parlamento europeo richiama il “rafforzamento e mutamento dell’Europa sulla linea di Ventotene”, sulla linea cioè del Manifesto di Altiero Spinelli, “fatta propria da Renzi tre anni fa, all’epoca della sua visita con Hollande e con Merkel all’isola di Ventotene in seguito alla quale lo stesso Renzi formulò un programma europeista e quindi spinelliano”. Premesso che l’incontro fra i tre sull’isola risale al 22 agosto 2016 – uno, non tre anni fa (ma il tempo è un dettaglio per il Vate della sinistra repubblicana) -, prima o poi qualcuno dovrà ripubblicare per intero il Manifesto di Ventotene. Eccone qualche passaggio: “nelle epoche rivoluzionarie, in cui le istituzioni non debbono già essere amministrate, ma create, la prassi democratica fallisce clamorosamente. La pietosa impotenza dei democratici nelle rivoluzioni russa, tedesca, spagnola, sono tre dei più recenti esempi”. “Il popolo ha sì alcuni bisogni fondamentali da soddisfare, ma non sa con precisione cosa volere e cosa fare. Mille campane suonano alle sue orecchie, con i suoi milioni di teste non riesce a raccapezzarsi, e si disgrega in una quantità di tendenze in lotta fra loro”. “Nel momento in cui occorre la massima decisione e audacia, i democratici si sentono smarriti non avendo dietro uno spontaneo consenso popolare, ma solo un torbido tumultare di passioni. (…) La metodologia politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria”. “Il partito rivoluzionario (…) attinge la visione e la sicurezza di quel che va fatto non da una preventiva consacrazione da parte della ancora inesistente volontà popolare, ma nella sua coscienza di rappresentare le esigenze profonde della società moderna. Dà in tal modo le prime direttive del nuovo ordine, la prima disciplina sociale alle nuove masse. Attraverso questa dittatura del partito rivoluzionario si forma il nuovo stato e attorno a esso la nuova democrazia”. Qualcuno dovrà ripubblicarlo non a utilità di Scalfari, che lo conosce a memoria. Non a caso nel pezzo di ieri egli auspica “un’Europa collettiva, con meno senso di sovranismo nazionale e molto più ampio sovranismo europeo”. A utilità di molti altri, soprattutto quando si parla di Europa, di popoli e di democrazia.
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