Per un disguido abbiamo ricevuto questa lettera, in realtà indirizzata al Direttore de la Repubblica. La pubblichiamo, non essendo certi che sia pervenuta al destinatario.
Caro Direttore, sono una tartaruga di sesso maschile e vivo a Sant’Elena da quando sono nato, nel 1831. Qualche giorno fa (20 ottobre, p. 27) ho visto che il suo giornale mi ha definito “simbolo dei diritti gay”: perché – leggo nell’articolo che mi riguarda – circa 30 anni fa avrei dato “segni di irrequietezza”. Così, per rendermi tranquillo, all’epoca mi sarebbe stata data per compagna una tartaruga di sesso femminile con la quale – per 30 anni! – mi sarei accoppiato ogni domenica mattina: senza però fare figli perché in realtà nessuno si era accorto che era un maschio. Non me ne voglia, io ho “una certa”, come si dice dalle sue parti: a 186 anni – che 30 anni fa erano pur sempre 156 – certe cose non vengono neanche più in mente, qualunque sia il sesso (e poi, con tale regolarità…). Nel pezzo si dice addirittura che da noi sarebbe prossimo il completamento di un aeroporto per venirmi a vedere, insieme col mio compagno, e che la nostra presunta unione civile sarebbe la premessa per far approvare perfino a S. Elena il matrimonio same sex. La mia mamma mi ha raccontato di quando nell’isola fu portato un francese non molto alto di statura, che pareva avesse fatto qualche guaio in giro per l’Europa: ero già giovincello quando il suo corpo fu riportato a Parigi. Da quel momento non è accaduto nulla: perché ora volete turbare la nostra slow life? Mentre leggevo il suo giornale mi scappava da ridere. Talora però il ridicolo sconfina nel patetico, se lo faccia dire da chi ha qualche anno più di lei.
Con la speranza di essere lasciato in pace
Jonathan