Unione Italiana delle Iniziative Civili per la Difesa della Dignità Umana, Cristianità n. 33 (1978)
Verso una depenalizzazione “cattolica” dell’aborto ?
CRITICHE ALLA PROPOSTA DEL MOVIMENTO PER LA VITA
Qualificati esponenti cattolici hanno recentemente fatto pervenire, prima ai promotori del Movimento per la Vita e della proposta di legge Accoglienza della vita umana e tutela sociale della maternità, poi – con lettera accompagnatoria – a numerosi presuli italiani, il testo di talune Osservazioni profondamente critiche circa il progetto di legge in questione. Diamo qui, della lettera accompagnatoria e delle Osservazioni, il testo integrale, al dichiarato scopo di risvegliare tutta l’attenzione e la vigilanza necessarie in quanti avessero indebitamente accolto tale proposta di legge – pubblicata e presentata con favore dall’Avvenire di domenica 27-11-1977 – come espressione di buona dottrina cattolica.
LETTERA AI VESCOVI
UNIONE ITALIANA DELLE INIZIATIVE CIVILI
PER LA DIFESA DELLA DIGNITÀ UMANA
38100 TRENTO – VIA BELENZANI, 37 – TEL. 32 3 40
Trento, 14 dicembre 1977
In relazione alla recente proposta di legge di iniziativa popolare presentata dal Movimento. per la Vita di Milano, per la quale si vanno raccogliendo tn molte diocesi d’Italia le firme di presentazione, spesso avvalendosi dell’intervento e dell’appoggio delle parrocchie, ci permettiamo di segnalare all’E. V. che detta proposta, nella sua parte penale, desta gravissime perplessità di ordine morale e giuridico e si risolve in una pratica, seppur larvata, depenalizzazione del delitto di aborto.
Il progetto, tra l’altro, è in stridente contrasto con la carta dei diritti del bambino non ancora nato, redatta su iniziativa dello stesso Movimento per la Vita, in cui si afferma che l’esistenza del nascituro deve essere tutelata «con la stessa forza» di quella di ogni altro essere umano.
Ci pare gravissimo che la Chiesa cattolica possa venire implicata, di fronte all’opinione pubblica e alla storia, in una legge che priva di ogni effettiva tutela gli esseri più indifesi e che verrà certo considerata in futuro con riprovazione ed orrore.
Le segnaliamo quanto sopra perché non è affatto facile, a chi non sia un tecnico del diritto, apprezzare le implicazioni pratiche di un testo di legge del tutto nuovo e presentato sotto speciose parvenze.
Certo si è che la concreta applicazione della legge proposta ne dimostrerebbe in breve l’effettiva micidiale portata. Sin da ora questo testo ha provocato l’indignata reazione di taluni esponenti stranieri di movimenti per la difesa della vita umana, che hanno avuto occasione di partecipare al congresso di Milano del 4-12 scorso e che manifestano l’intenzione di mettere al bando dell’organizzazione europea il movimento italiano.
Alleghiamo copia della lettera da noi a suo tempo inviata – in data 28 novembre u.s. – al prof. Piero Pirovano, promotore del Movimento e organizzatore del congresso di Milano, che conferma il contenuto di altra lettera precedente in data 17 novembre, nonché ad alcuni amici italiani e stranieri e redatta, previo esame giuridico della proposta di legge in discorso.
Ad integrazione di quanto ivi esposto rileviamo che anche la prima parte della legge – esaltata come la parte positiva, costruttiva, preventiva – incorre in una grave censura morale e giuridica. Infatti il sistema introdotto con gli artt. 5, 15, 16, 17, 18 della proposta di legge (cosiddetto procedimento preadottivo) è in contrasto con la convenzione europea in materia di adozione di minori, firmata a Strasburgo il 24 aprile 1967, resa esecutiva per l’Italia con legge 22 maggio 1974, n. 357, entrata in vigore in Italia il 25 agosto 1976 (GG.UU. n. 218 del 21 agosto 1974 e n. 167 del 26 giugno 1976). Tale convenzione vieta che il consenso all’adozione dato dalla madre possa essere accettato prima di un congruo termine dalla nascita, indicativamente fissato in sei settimane (art. 5), mentre l’art. 16, penultimo capoverso, del progetto, addirittura obbliga la madre a pronunciarsi entro dieci giorni dalla nascita.
La preghiamo di perdonare il nostro ardire, ma si tratta di un angosciato richiamo che rivolgiamo all’E.V. in nome della nostra fede e dell’amore per Cristo Verità, anche al fine di evitare alla Chiesa uno scandalo di incalcolabile portata, essendo essenziale, quale che sia l’esito delle proposte legislative per la «legalizzazione» dell’aborto, che nessuna di esse porti l’avallo, più o meno ufficioso, della Chiesa di Cristo.
Con deferenza
IL PRESIDENTE
f.to prof. Sisto Plotègheri
OSSERVAZIONI
sulla proposta di legge di iniziativa popolare Accoglienza della vita umana e tutela sociale della maternità pubblicata dal giornale Avvenire di domenica 27 novembre 1977.
UNIONE ITALIANA DELLE INIZIATIVE CIVILI
PER LA DIFESA DELLA DIGNITÀ UMANA
38100 TRENTO – VIA BELENZANI 37, – TEL. 32 3 40
Trento, 28 novembre 1977
Lunedì 28 corr. si sono riuniti a Bolzano i seguenti signori: dr. Algranati, dr. Kirchlechner e dott. Stocker del Movimento per la Vita di Merano; prof. Plotègheri e dott. Adler per l’Unione Italiana delle Iniziative Civili; dott. Agnoli e ing. Ravelli per l’Associazione Trentina della Famiglia.
Dopo approfondita discussione si sono stilate le seguenti osservazioni:
Il progetto, di legge di iniziativa popolare intitolato Accoglienza della vita umana e tutela sociale della maternità, apprezzabile, se pur non immune da qualche ingenuità, nella sua parte preventiva, è del tutto inaccettabile laddove detta quella che dovrebbe essere la nuova disciplina criminale dell’aborto.
Ciò per molteplici motivi di ordine morale, giuridico e politico di cui si sintetizzano qui di seguito soltanto i più importanti.
Anzitutto la tutela penalistica della vita del nascituro diviene solo teorica, infatti:
1. le pene vengono enormemente diminuite rispetto a quelle previste dal vigente Codice Penale;
2. oltre a tali riduzioni, sono state introdotte (art. 22) delle circostanze attenuanti speciali di eccezionale latitudine applicativa e tali che, nella pratica, almeno una di esse potrà sempre venire invocata. Ciascuna di dette attenuanti, con indulgenza del tutto nuova e inesplicabile, comporta una riduzione della pena edittale dalla metà a due terzi (le attenuanti comuni previste dall’art. 62 del Codice Penale danno luogo a una riduzione della pena in misura non superiore a un terzo);
3. è stata inoltre prevista, e questo è il punto più grave, una forma atipica e specifica di perdono giudiziale della donna estensibile al sanitario abortista e ai prossimi congiunti, nonché al padre del concepito (artt. 25, 26 e 27 del progetto), che pure sono, il più delle volte, proprio coloro che determinano la gestante all’aborto, approfittando delle sue diminuite capacità di resistenza psicologica.
Tale perdono giudiziale, sempre in base a un sorprendente favor delicti, può essere concesso, nella maggioranza dei casi per cui è previsto, un numero indeterminato di volte (art. 27, primo capoverso), contrariamente a quanto accade per quello ordinario stabilito per i minorenni, che può essere accordato una sola volta.
Chiunque abbia un minimo di esperienza delle aule giudiziarie ben sa che il perdono giudiziale, benché formalmente facoltativo, viene considerato in pratica un vero e proprio «diritto» e concesso ogni qualvolta ne risulti la possibilità.
Nulla essendovi poi stabilito sul come debbano accertarsi le prevedibili malformazioni e malattie psichiche del nascituro, se ne ricava che, distrutta col feto ogni prova delle dette circostanze, ci si dovrà affidare alle dichiarazioni del medico abortista, sicché il delitto di aborto di donna consenziente continuerà a figurare sul Codice Penale come semplice sopravvivenza archeologica.
Numerose altre gravi obiezioni possono essere rivolte alla proposta di legge in esame, ma non è questa la sede di una compiuta disamina di quel testo.
Ci si limita ad osservare che la straordinaria benignità che vi si manifesta, non trova certo giustificazione in quella vasta diffusione del reato di aborto di cui parlano i nemici di Dio e dell’uomo, poiché, semmai, è norma indiscussa e antichissima di politica criminale aumentare e non diminuire le pene per scoraggiare e reprimere i delitti che più si diffondono. Essa si spiega invece con quell’inaccettabile spirito di disarmo e di compromesso, che è alle origini delle molteplici sconfitte dei cristiani nella loro storia recente.
Ciò è dimostrato anche dal fatto che, come sarebbe agevole dimostrare o meglio illustrare, la proposta ufficialmente presentata è caratterizzata da notevoli, significativi e ulteriori cedimenti rispetto a quella sottoposta pochi giorni prima agli intervenuti al congresso di Firenze, tenuto il 6 di questo mese di novembre, al quale noi abbiamo partecipato facendo presenti le nostre osservazioni.
Una proposta siffatta, sottovalutando il significato e l’importanza della vita umana, lasciando senza tutela i deboli e gli indifesi, non può non sconvolgere i fondamenti giuridici e morali del paese, creando una sproporzione tra gravità dei reati e delle relative sanzioni, tale da deformare il valore e il senso della legge penale e da disancorarla dai fondamentali parametri del giudizio morale (in concreto sarà molto giù rischioso prendersela a parole con un vigile urbano che versare il sangue di un innocente).
Se ciò deve accadere, è molto importante, per lo meno, che non sia per opera dei cristiani, e che questi possano continuare a costituire un punto fermo di riferimento nel generale naufragio.
Sul piano puramente politico, la proposta di legge in esame non ha serie possibilità di essere presa in esame dal parlamento al fine della sua approvazione, essendo già in discussione alla camera altra proposta abortista.
È invece assai verosimile che possa venir esibita dai fautori dell’aborto, come prova della diminuita opposizione dei cattolici alla legalizzazione di questo abominevole delitto.
Inoltre, mobilitando le forze cattoliche per una battaglia perduta in partenza e comunque negativa, si rischia di demoralizzarle e stancarle, e quindi di non poter poi far più conto sulle stesse al momento dell’eventuale referendum abrogativo proposto dai radicali, nonché per altre opportune e augurabili iniziative per risvegliare l’opinione pubblica assopita, del tipo, ad esempio, di quella efficacissima presa dagli amici olandesi e svizzeri.
Si osserva, da ultimo, che chiamare a raccolta i cattolici per avallare e propugnare un progetto siffatto, assicurando loro che si tratta di combattere una battaglia in difesa della vita, quando invece non lo è (e la maggior parte dei cristiani, per mancanza di preparazione giuridica e di informazioni adeguate non è in grado di rendersene conto), si risolve in un, forse non voluto, ma sostanziale, inganno dell’opinione pubblica cattolica.
IL PRESIDENTE
f.to prof. Sisto Plotègheri