Paolo VI, Cristianità n. 34-35 (1978)
Allocuzione al Congresso dell’Associazione fiscale internazionale, del 2-10-1956, in La pace interna delle nazioni. Insegnamenti pontifici a cura dei monaci di Solesmes, trad. it., 2ª ed., Edizioni Paoline, Roma 1962, pp. 677-679.
NATURA E LIMITI DELLE TASSE
Nessun dubbio sussiste sul dovere di ciascun cittadino a sopportare una parte del gravame delle spese pubbliche. Ma lo Stato, dal canto suo, in quanto incaricato di proteggere e di promuovere il bene comune dei cittadini, ha l’obbligo di non distribuire tra questi che gli oneri necessari e proporzionatamente alle loro risorse. L’imposta non può quindi divenire mai per i pubblici poteri un mezzo comodo per colmare l’ammanco cagionato da un’amministrazione imprevidente, per favorire un’industria o una branca di commercio a svantaggio di un’altra egualmente utile. Lo Stato dovrà astenersi da qualsiasi spreco del denaro pubblico; esso dovrà prevenire gli abusi e le ingiustizie da parte dei suoi funzionari, nonché l’evasione di coloro che vengono legittimamente colpiti. Gli Stati moderni sono propensi oggi a moltiplicare i loro interventi e ad assicurare un numero crescente di servizi; essi esercitano un controllo più stretto sull’economia; intervengono maggiormente nella protezione dei lavoratori; inoltre i loro bisogni aumentano nella misura in cui diventano più ampie le loro amministrazioni. Spesso le imposte troppo onerose opprimono l’iniziativa privata, frenano lo sviluppo dell’industria e del commercio, scoraggiano le buone volontà […].
Si può dire, in breve, che le dimensioni considerevoli degli Stati moderni esigano una sistemazione accurata della legislazione fiscale, ancora aggravata, su più di un punto, da un empirismo discutibile. Inoltre, è di capitale importanza che i principi morali, giustificanti l’imposta, siano tenuti in debita considerazione, sia dai governanti che dagli amministrati e vengano effettivamente applicati. Si proceda, con criteri sempre più sensibili e più adeguati, all’adattamento dell’imposta alle possibilità reali di ciascuno. La fiscalità non sarà allora più ritenuta un onere sempre eccessivo e più o meno arbitrario, ma rappresenterà, in uno Stato meglio organizzato e più atto a procurare l’armonioso funzionamento delle varie attività della società, un aspetto, può darsi umile e molto materiale, ma indispensabile della solidarietà civica e dell’apporto di ciascuno al bene generale. La saggezza dei governanti e l’efficacia di un’amministrazione zelante ed integra, deve dimostrare chiaramente che il sacrificio imposto corrisponde ad un servizio reale e genera i suoi frutti.
PIO XII