Leone XIII, Cristianità n. 36 (1978)
Dalla Enciclica Inscrutabili, del 21-4-1878, in La pace interna delle nazioni. Insegnamenti pontifici a cura dei monaci di Solesmes, trad. it., 2ª ed., Edizioni Paoline, Roma 1962, pp. 63-65.
LA CIVILTÀ E LE DOTTRINE DELLA CHIESA
È cosa chiarissima, venerabili fratelli, che la civiltà vera manca di solide basi, se non sia fondata sugli eterni principi di verità e sulle immutabili norme della rettitudine e della giustizia, e se una sincera carità non leghi fra loro gli animi di tutti e ne regoli soavemente gli scambievoli uffici. Ora chi oserà negare essere la Chiesa quella che, bandito fra le nazioni il Vangelo, portò la luce della verità in mezzo ai popoli barbari e superstiziosi, e li mosse alla cognizione del divin Creatore e alla considerazione di se stessi; che abolendo la schiavitù richiamò l’uomo alla nobiltà primitiva di sua natura; che, spiegato in ogni angolo della terra il vessillo della redenzione, introdotte e protette la scienza e le arti, fondati e presi in sua tutela gli istituti di carità destinati al sollievo di qualunque miseria, ingentilì l’uman genere nella società e nella famiglia, lo sollevò dallo squallore e, con tutta diligenza lo foggiò conforme alla dignità e ai destini di sua natura? Oh! se un confronto si facesse fra l’età presente, nemicissima alla religione e alla Chiesa di Cristo, e quei fortunatissimi tempi nei quali la Chiesa veneravasi qual madre, si scorgerebbe senza meno che l’età nostra, tutta sconvolgimenti e ruine, corre diritta al precipizio, e che al contrario quei tempi tanto più fiorirono per ottime istituzioni, per vita tranquilla, ricchezze ed ogni bene, quanto più i popoli si mostrarono ossequienti al regime e alle leggi della Chiesa. Pertanto se i moltissimi beni, che testé ricordammo derivarsi dal ministero e dal benefico influsso della Chiesa, sono opere e splendore di vera civiltà, tanto è lungi che la Chiesa la schivi e la osteggi che anzi a buon diritto se ne vanta nutrice, madre e maestra.
Che anzi una civiltà che si trovasse in opposizione con le sante dottrine e le leggi della Chiesa, di civiltà non avrebbe che l’apparenza ed il nome. Ne sono aperta prova quei popoli cui non rifulse la luce del Vangelo, presso i quali potè talvolta ammirarsi un’esteriore apparenza di civiltà, di veraci ed inestimabili suoi beni non mai.
No, non è perfezionamento civile il procace disprezzo di ogni legittimo potere; non è libertà quella che per modi disonesti e deplorevoli si fa strada con la sfrenata diffusione degli errori, collo sfogo di ogni rea cupidigia, colla impunità dei delitti e delle scelleratezze, colla oppressione dei migliori cittadini.
Giacché, essendo tali cose false, inique e assurde, non possono condurre l’umana famiglia a perfetto stato e a prospera fortuna, ché «il peccato immiserisce gli uomini» (Pv. 14, 34), ma forza è che, corrotti nella mente e nel cuore, li traggano col loro peso a ruina, sconvolgano ogni ordine ben costituito, e così, presto o tardi, conducano a gravissimo rischio la condizione e la tranquillità della pubblica cosa.
LEONE XIII