Intervista di Federico Cenci a Massimo Gandfini, tratto da In Terris, del 14 agosto 2018. Foto di articolo
“Non è nel contratto di governo”. È risuonata spesso questa frase in oltre due mesi dalla nascita dell’esecutivo lega-pentastellato. D’altronde, soprattutto su temi che concernono i principi non negoziabili, vige una sorta di tregua tra due sensibilità politiche non propriamente coincidenti: la Lega più conservatrice, il M5s mediamente più progressista. Matteo Salvini a tal proposito ha detto: “Accontentiamoci che non vengano fatti altri danni”. Qualche cattolico, tuttavia, stigmatizza questo atteggiamento tacciando il Carroccio di immobilismo celato da meri proclami. Ma c’è anche chi, al contrario, saluta con favore certi “segnali” e rileva che si stia compiendo qualche confortante azione concreta a favore di vita e famiglia. A farlo è il prof. Massimo Gandolfini, presidente del Family Day, che In Terris ha intervistato.
Professore, su temi come vita e famiglia qual è il suo bilancio a due mesi e oltre dalla nascita del nuovo governo?
“Positivo. Ci sono dei segnali incoraggianti. È cambiata in modo radicale la tendenza culturale rispetto ai due governi precedenti, Renzi e Gentiloni, che era tutta spostata sui cosiddetti diritti civili, che però ignoravano anzitutto il diritto dei bambini e poi quello della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Aspettiamo ora dei passaggi di ordine normativo ed altri li salutiamo già con favore”.
Ad esempio? Su quali interventi concreti si concentrano le vostre aspettative?
“Ho ringraziato pubblicamente il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, per aver eliminato la dicitura “genitore 1” e “genitore 2” dai moduli per la carta d’identità elettronica dei minori. È un intervento piccolo ma molto significativo, perché rimette la verità biologica al centro. E inoltre questa azione ha un valore politico, perché evidentemente in passato – sottotraccia, nel silenzio – si stava facendo passare per assodata una realtà che non esiste e che non corrisponde alla sensibilità della maggioranza del popolo italiano”.
Non vede il rischio che al di là dei proclami, ci sia poco di concreto? Nel caso di “genitore 1” e “genitore 2”, al momento sui moduli per la carta d’identità elettronica la nuova dicitura è “genitori”, non “padre” e “madre”…
“È chiaro che non si tratta ancora di interventi strutturali, ma come ho detto prima sono piccoli segnali incoraggianti e talvolta necessariamente graduali. Stiamo con gli occhi aperti. Noi non diamo la patente di rappresentante del Family Day a nessun partito, però proprio stando con gli occhi aperti vediamo i segnali incoraggianti di questo governo. Da anni si parla di quoziente familiare: ora è arrivata da parte del vicepremier Salvini una promessa e aspettiamo con fiducia. E poi ancora: con il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, abbiamo parlato di consenso informato sui corsi extracurriculari nelle scuole nonché di costo standard per le scuole paritarie. Venendo a un altro tema: c’è un freno del Ministero della Salute sull’utilizzo della triptorelina, il controverso farmaco che blocca la pubertà. C’è poi una presa di posizione forte della Lega, ma anche di Fratelli d’Italia fuori dall’esecutivo, sul bando universale all’utero in affitto. Ripeto: rispetto al pensiero unico dominante, oggi stiamo registrando una tendenza culturale diversa”.
Sulle trascrizioni all’anagrafe dei figli di coppie omosessuali, Salvini ha dichiarato che sta aspettando un parere dell’Avvocatura di Stato. Se il parere sarà negativo, su questo tema avremo un buco nell’acqua?
“È un tema che ci sta a cuore. Come Family Day abbiamo fatto un appello al Ministero dell’Interno e a quello della Famiglia, ma anche a numerosi amministratori locali in tutta Italia per fermare queste trascrizioni, che non sono competenza dei sindaci. La risposta che ci ha dato Salvini è positiva: ha detto che lui è contrario, ha chiesto parere all’Avvocatura di Stato e dato indicazione ai prefetti di ricorrere. Ciò testimonia la sua volontà di riconoscere l’art. 29 della Costituzione per cui ‘la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio’. Ora aspettiamo il parere dell’Avvocatura di Stato: è una sorta di ‘roulette russa’, perché potrebbero capitare avvocati dello Stato decisamente pro-famiglia ed altri di tendenza opposta”.
Come valuta invece le frizioni tra una parte del mondo cattolico e Salvini?
“Va detto anzitutto che si tratta di una parte minoritaria. Questa frizione ha avuto il suo apice con la copertina di ‘Famiglia Cristiana’, che reputo quantomeno inopportuna, perché un uomo di Dio non può paragonare una persona, pur contestabile in alcune scelte, a Satana. Certi atteggiamenti ideologici non si addicono al mondo cattolico, che nella sua stragrande maggioranza è aperto al dialogo e al rispetto anche nei confronti di chi la pensa in maniera diversa. E poi mi domando: dov’erano ‘Famiglia Cristiana’ e il sempre più ristretto mondo che rappresenta quando il governo Renzi smontava il concetto di famiglia e quello Gentiloni faceva passare una legge di fatto eutanasica?”.
C’è chi ha contestato a Salvini di aver strumentalizzato i simboli cristiani…
“Sono dell’avviso che ogni cristiano dovrebbe sostenere chi propone di esporre la croce nei luoghi pubblici. Se è vero che la croce è l’immagine dell’Amore assoluto che Dio ha avuto per l’umanità, la sua presenza non fa altro che bene. Ricordo che ci sono martiri ancora oggi, che per non calpestare la croce, hanno perso la vita. Nessuno deve avere paura della croce: più la si innalza, meglio è”.
Sul tema dell’immigrazione qual è la vostra posizione?
“Ribadisco che il primo diritto di un cittadino è quello di trovare lavoro nella propria patria. Non esiste un dovere ad emigrare. Il tema è complesso, ma credo che sia prioritario mettere tutti nella condizione di realizzarsi senza dover fuggire da casa. Anche perché dietro al fenomeno dell’immigrazione di massa c’è il dramma di chi scappa da guerra e fame, ma c’è anche chi il dramma di chi viene costretto ad emigrare per ingrossare le fila della criminalità organizzata e della tratta”.
A proposito della tratta, cosa fare per arginare il fenomeno?
“Apprezzo molto l’impegno della Comunità Papa Giovanni XXIII sull’esempio di don Oreste Benzi per recuperare le vittime di questo terribile fenomeno della prostituzione schiavizzata, che è in linea con il magistero della Chiesa cattolica e i diversi appelli del Santo Padre contro la tratta. E credo inoltre che il ‘modello nordico’, ossia la sanzione nei confronti dei clienti della prostituzione, sia una scelta efficace di contrasto che anche l’Italia dovrebbe adottare”.
Sul tema invece del contrasto alla droga è apparso molto deciso il ministro Fontana. È un altro segnale incoraggiante?
“Assolutamente, sosteniamo la linea del ministro Fontana. Il Family Day è contrario alla legalizzazione della droga, comprese quella chiamata erroneamente leggera e la ‘cannabis light’: per questo abbiamo fatto una richiesta esplicita affinché vengano chiusi i negozi che la commercializzano. La cannabis agisce sul cervello e fa male in ogni caso. Del resto quando ci si abitua a una sostanza, si innesca un circuito degenerativo per cui si sente il bisogno di provare quella con un tasso più alto. E poi, c’è da notare una schizofrenia: oggi si fa campagna contro il fumo e poi si autorizza l’apertura di negozi di cannabis light”.
Eppure dopo il parere del Consiglio Superiore di sanità sulla cannabis light, il ministro della Salute, Giulia Grillo, ha detto che il divieto “non è in discussione”…
“Mi sto confrontato con il ministro Grillo, ma non su questo tema specifico, dunque non posso dire nulla. Ci tengo però a sottolineare che il mondo 5stelle è variegato, non è assolutamente una diga posta innanzi ai principi non negoziabili. Anzi, ci sono persone molto sensibili ai temi della famiglia, della protezione della vita, contro la commercializzazione dei gameti, contro l’utero in affitto, contro la cannabis, contro il farmaco che blocca la pubertà dei bambini. Credo che insieme al M5s potremo condividere diverse battaglie in questo senso…”.
Ma questa sensibilità è presente anche ai vertici del M5s?
“Ho percepito questa sensibilità a diversi livelli, fino ad arrivare ai sottosegretari e ai presidenti di commissioni. E qualche segnale incoraggiante giunge anche dal ministro della Salute, Giulia Grillo…”.
Segnale incoraggiante su quale tema?
“Come dicevo prima, mi sto confrontato con lei sulla triptorelina, il farmaco che blocca la pubertà dei bambini e sul quale il Comitato nazionale di bioetica ha dato parere positivo. La Grillo mi è parsa disposta ad approfondire la questione, a porre un freno, dimostrando di non avere una pregiudiziale negativa nei confronti del mondo cattolico”.
Il ministro Fontana ha detto che, pur non essendo medico, ha l’impressione che dieci vaccini obbligatori siano troppi. Lei che medico lo è, che idea ha sul tema?
“Credo che quella dei vaccini sia una pagina gestita male dall’ex ministro Lorenzin, come ho avuto modo di dirle personalmente. Anziché porre l’accento sulla scienza in modo da persuadere la popolazione sull’importanza dei vaccini, si è imposto l’obbligo. È normale che in un’epoca permeata di individualismo come l’attuale, questo atteggiamento impositivo abbia suscitato reazioni avverse. La situazione è poi precipitata quando, andando a indagare sui 12 vaccini che in un primo momento erano stati resi obbligatori, due non erano affatto così importanti e quindi i vaccini obbligatori sono diventati 10. Ora, tra questi 10, probabilmente qualche altro potrebbe essere eliminato dall’obbligatorietà ma andrebbero studiati uno ad uno per avere un’idea precisa al riguardo. Comunque, da medico, voglio ribadire un concetto: i vaccini sono indispensabili per il bene del singolo bambino, della singola famiglia e della società. C’è chi mescola nel torbido diffondendo fandonie sulla presunta correlazione tra vaccini e alcune malattie. Le famiglie non devono dar retta a simili dicerie ma alla comunità scientifica, la quale sottolinea l’importanza della vaccinazione. Lo Stato dunque ha il dovere di informare, dati scientifici alla mano, e di non permettere che si abbassi l’immunità di gregge, anche ricorrendo all’obbligatoria, perché una malattia rischia altrimenti di diventare prima endemica e poi addirittura epidemica”.
Condivide quanto sostiene il senatore Pillon, ossia che in futuro verrà abrogata la legge 194?
“Il primo passo è che venga applicata la legge 194 nella sua interezza, compresa la prima parte che riguarda la prevenzione. Fino ad oggi soltanto il mondo cattolico, anche con sacrifici economici personali dei volontari dei Centri d’Aiuto alla Vita, ha compiuto un lavoro di deterrenza per convincere le donne a non abortire. Il mondo cattolico dal 1978 ad oggi ha salvato circa 200mila bambini. È ora che anche lo Stato agisca in tal senso. Mi chiedo sempre: è stata messa la fecondazione artificiale nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), perché per lo stesso principio di incentivare le nascite non si inserisce nei Lea anche la prevenzione dell’aborto per le donne in condizioni economiche difficili?”.
Lei parla di applicazione integrale della 194, non di modifica…
“Credo che in prospettiva si possa pensare anche a cambiare la legge. Innanzitutto su un punto, che è quello dell’aborto tardivo, cioè fino alla 24esima settimana. Oggi, grazie al miglioramento delle conoscenze mediche e delle tecniche di terapia intensiva neonatale, un bambino di 23 settimane e 4 giorni è in grado di sopravvivere. È così che avviene un contrasto scientifico: da una parte si prevede che fino a 24 settimane di gestazione si può abortire, dall’altra si riconosce che fino a 23 settimane il bambino può sopravvivere. Credo sia ragionevole discutere dunque di abbreviare il termine per il cosiddetto aborto tardivo”.
Ritiene dunque che il clima culturale stia cambiando e che simili interventi legislativi in un prossimo futuro possano essere compiuti?
“Sarò un ingenuo ottimista, ma credo proprio di sì. Il clima a mio avviso sta cambiando e il merito è di tanti: di singoli e di associazioni. Un passo determinante perché si potesse creare una nuova coscienza sono stati i due Family Day del 2015 e del 2016. Non so se solo per strategia politica, per furbizia o per autentica condivisione di certi valori, ma politici come Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno creato un proficuo canale di confronto con quel vasto mondo cattolico che non ha più una rappresentanza politica, che per il momento non vuole fare un partito proprio e che invece vuole influenzare in positivo le forze politiche”.