Giovanni Paolo II, Cristianità n. 223 (1993)
A ciascuno siano assicurate condizioni di vita che gli consentano di vivere secondo la legge morale
Discorso ai partecipanti al Convegno per il XXV anniversario dell’enciclica di Paolo VI Humanae vitae, promosso dal Pontificio Consiglio per la Famiglia in collaborazione con l’Istituto per gli Studi su Matrimonio e Famiglia, del 26-11-1993, nn. 5 e 6, in L’Osservatore Romano, 27-11-1993. Titolo redazionale.
A distanza di venticinque anni, l’Humanae Vitae risalta […] nel suo valore di nuova proposta pedagogica, nella linea di un umanesimo plenario nel quale l’amore coniugale è inteso come donazione totale, fedele e feconda (cf. HV, 9).
Le coppie che vivono questa esperienza di fedeltà al piano di Dio quanto alla trasmissione della vita sono ormai molto numerose in tutte le latitudini, anche al di fuori dell’ambito ecclesiale. Esse proclamano con la loro silenziosa e serena testimonianza la piena conciliabilità tra le esigenze inscritte dal Creatore nella natura umana e quelle della persona, tra l’armonia della coppia e il dovuto rispetto al disegno di Dio sulla generazione della vita umana.
D’altra parte, le preoccupazioni suscitate dagli inquietanti fenomeni, registrati in questi anni nel campo della procreazione artificiale e delle politiche demografiche, confermano la giusta e salutare posizione della morale cattolica illuminata dalla Rivelazione.
Chi è oggi giustamente preoccupato del rispetto del creato, come potrebbe non chiedere un almeno uguale rispetto quando si tratta della persona e della procreazione umana? Chi è allarmato per gli eccessi della medicalizzazione della sessualità umana e per le sue possibili manipolazioni, come può non apprezzare la sintonia tra natura umana e persona proposta dalla Chiesa in questo documento profetico del suo Magistero?
Si tratta di saper cogliere, quale orizzonte di autentico progresso, tutte le esigenze di una «ecologia umana» fatta di rispetto per la natura dell’uomo in ogni sua dimensione, nel quadro di una solidarietà attenta ai più deboli ed indifesi. Il problema di questi ultimi, nel grande confronto tra popoli ricchi e poveri, mai potrà essere legittimamente risolto mediante i condizionamenti imposti con le armi del progresso biotecnologico e con la supremazia delle economie forti su quelle deboli. Occorre invece andare incontro a tutte le esigenze di giustizia e di solidarietà che emergono da simili situazioni, partendo dal doveroso rispetto della dignità di ogni persona umana, per quanto povera ed emarginata essa sia. A ciascuno devono essere assicurate condizioni di vita che gli consentano di vivere secondo la legge morale.
Giovanni Paolo II