Andrea Arnaldi, Cristianità n. 230-231 (1994)
Bicentenario della nascita di Papa Pio IX (1792 – 1992). Atti Senigalliesi Aprile 1992-Maggio 1993, a cura di monsignor Angelo Mencucci e del professor Manlio Brunetti, [Centro Studi e di Informazione Sociale, Senigallia (Ancona)] s.d., pp. 368, s.i.p.
Per ricordare il duecentesimo anniversario della nascita del loro illustre concittadino Giovanni Maria Mastai Ferretti, divenuto Papa con il nome di Pio IX, vari organismi culturali di Senigallia, in provincia di Ancona, hanno dato vita a un intenso programma di manifestazioni e d’iniziative celebrative, sviluppatosi nell’arco di un anno, fra l’aprile del 1992 e il maggio del 1993.
Gli atti del bicentenario senigalliese — saggi, relazioni al convegno di studi storici, omelie, documenti, e così via — sono stati raccolti in un volume dal titolo Bicentenario della nascita di Papa Pio IX (1792 – 1992). Atti senigalliesi, curato da monsignor Angelo Mencucci e dal professor Manlio Brunetti, e ricco di un prezioso apparato iconografico.
Il volume presenta aspetti di notevole interesse, sia per la ricca documentazione di cui fa stato, sia per l’approccio obiettivo ed equilibrato alla controversa figura di Papa Pio IX, di cui si evidenziano le grandi doti pastorali, la rigorosa coerenza dottrinale e la piena fedeltà alla missione di Vicario di Cristo, esercitata in uno dei periodi più turbolenti della bimillenaria storia della Chiesa. Infatti, Papa Pio IX regna per ben quarantadue anni, dal 1846 al 1878, gli anni del cosiddetto Risorgimento italiano, della nascita del Regno d’Italia e della fine del potere temporale dei Pontefici.
A fronte di una storiografia, anche di parte cattolica, per lo più critica sui principali aspetti del pontificato di Papa Pio IX, quali la pubblicazione della lettera enciclica Quanta cura e l’annesso Sillabo contenente i principali errori dell’età moderna, nel 1864, la proclamazione del dogma dell’infallibilità pontificia, nel 1870, e l’ostilità alle modalità e ai presupposti ideologici dell’unificazione politica italiana, le celebrazioni senigalliesi, e i relativi atti ora dati alle stampe, si pongono su una linea indubbiamente celebrativa, appunto, e anche intelligentemente apologetica.
Già nella Presentazione (pp. 5-6) i curatori mettono bene in chiaro questa oggettiva, e provvidenziale, diversità di approccio rispetto a certi stereotipati luoghi comuni pregiudizialmente avversi al magistero di Papa Pio IX, e sottolineano come «il “problema di Pio IX”, come nessuno ignora, è questo: che la sua santità è stata riconosciuta dalla S. Congregazione competente fin dal 1985, ma la sua esaltazione è frenata tuttora da riserve che gli provengono dal fronte laico, da teologi progressisti e da una minoranza, per quanto prestigiosa e meritoria, di storici ecclesiastici. Di Pio IX sarebbe difficile far accettare l’esemplarità, avendo egli ostacolato l’unità repubblicana e poi monarchico-sabauda dell’Italia; avendo condannato col Sillabo la civiltà moderna con le sue fondamentali libertà; avendo imposto nel Vaticano I il dogma dell’infallibilità personale del Romano Pontefice. Per i rigurgiti di anticlericalismo o almeno per i prevedibili risentimenti laicisti che potrebbe suscitare, la elevazione di Pio IX sarebbe “inopportuna”» (p. 5).
Il volume si suddivide in cinque sezioni: la Sezione I — Ragioni ed obiettivi per il Bicentenario (pp. 9-16) — è introdotta da un breve ma alquanto significativo contributo di mons. Odo Fusi Pecci, vescovo di Senigallia, intitolato Il vero Pio IX (pp. 13-14); nella Sezione II — Conferenze e studi preparatori sul Pontificato di Pio IX (pp. 19-57) — il professor Manlio Brunetti affronta i temi del Sillabo e della questione italiana.
La Sezione III (pp. 59-231) raccoglie gli atti del IV Convegno di studi storici su Pio IX — Il Pontificato di Pio IX nella cultura dell’Ottocento e nello scenario del Risorgimento —, svoltosi a Senigallia nei giorni 11-13 dicembre 1992 e presieduto dal card. Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, del quale sono riportate la prolusione (pp. 79-82) e l’omelia pronunciata durante la celebrazione eucaristica che ha concluso il convegno (pp. 217-228). Fra i due testi del porporato sono integralmente riprodotte le relazioni Apostolato giovanile di Pio IX, di Alberto Monticone (pp. 85-97), Il Giornale Politico-Letterario-Artistico «Pio IX», di Raffaele Belvederi (pp. 97-128), Il Papa dell’Infallibilità, di Manlio Brunetti (pp. 131-144), Virtù e fama di Santità di Pio IX, di mons. Vincenzo Fagiolo (pp. 146-157), Pio IX e la pietà laicale nella II metà dell’800, di Silvio Tramontin (pp. 159-174), La pastoralità di Pio IX, di Danilo Veneruso (pp. 177-196), e Pio IX, L’Osservatore Romano e il suo primo direttore: Augusto Baviera, di monsignor Angelo Mencucci (pp. 201-213).
La Sezione IV — Comunicazioni (pp. 233-299) — riporta documenti di vario genere, fra i quali il Decreto sulle virtù eroiche del servo di Dio Pio IX (pp. 237-244) e l’omelia di mons. Odo Fusi Pecci in occasione della XLII Settimana Liturgica Nazionale svoltasi a Senigallia nel 1991 (pp. 293-299). Seguono la Sezione V — Testimonianze (pp. 303-354) — e la Conclusione (pp. 355-363), in cui il professor Manlio Brunetti fa un bilancio culturale del bicentenario, mentre monsignor Angelo Mencucci ne fa un bilancio pastorale.
Nel suo saggio, il professor Manlio Brunetti riassume in quattro punti le conclusioni culturali del lavoro svolto a Senigallia: «Le risultanze più significative sono: 1) che Pio IX non è stato nemico dei principi (libertà) fondamentali della civiltà moderna, ma degli abusi antireligiosi e delle dogmatizzazioni che se ne facevano; e che la condanna inflitta all’ideologia illuministico-liberal-positivista (nel Sillabo) fu tanta quanta se ne richiedeva a salvaguardia dell’ortodossia cattolica nell’autocoscienza ecclesiale del tempo; 2) che Pio IX non si è opposto all’unificazione d’Italia (per una idolatrica libidine temporalistica), bensì al modo usurpatorio in cui si volle conseguirla e all’intransigenza anticlericale che la caratterizzò; 3) che Pio IX ebbe altissima coscienza della funzione magisteriale e primaziale del pontificato romano (il carisma della verità come giustificazione della presenza storica della Chiesa nella civiltà umana); non intese il primato e l’infallibilità come delegittimazione dell’episcopato né coercì la minoranza antiopportunista al Vaticano I; 4) che Pio IX, attingendo alla sua profonda e virtuosa religiosità, promosse lucidamente la vita e l’apostolato cattolici, anteponendo quegli ideali e valori a tutto, pur nella incomparabile difficoltà della situazione» (pp. 358-359).
Si tratta, con ogni evidenza, di un’operazione culturale che contribuisce a illuminare il servo di Dio Papa Pio IX.
Andrea Arnaldi