Depositata la richiesta da Alleanza Per la Vita
Contro l’omicidio – aborto
REFERENDUM PER LA VITA
Un primo passo verso una legislazione interamente. conforme al diritto naturale e cristiano. Una possibilità offerta a tutti i cattolici e agli uomini di buona volontà. Necessità e indispensabilità dell’unità e della concreta «benevolenza operosa» del mondo cattolico, gerarchia e laicato.
1. Dalle parole ai fatti
In Italia dal 22 maggio 1978 vige l’infame «legge» abortista. Ma in Italia esiste anche lo strumento – il referendum – per abrogarne ognuna delle norme omicide.
Ora, le forze cattoliche ufficiali e ufficiose, che pure deplorano vivissimamente l’infame «legge», si astengono però dal fare ricorso al mezzo lecito e doveroso che consentirebbe di abrogarla.
Il 21 aprile 1979 Alleanza Cattolica, dopo aver rivolto un pressante appello ai vescovi d’Italia, aveva depositato l’iniziativa di referendum, offrendo la propria buona volontà (come già in occasione del referendum antidivorzista), in risposta ai ripetuti inviti episcopali alla mobilitazione di ogni energia per la difesa della vita, e chiedendo coerentemente l’indispensabile cooperazione – fatta almeno di «benevolenza operosa» – da parte dei vescovi stessi?
Essendo caduta, tale offerta, nel generale silenzio della gerarchia, all’iniziativa non ha potuto far seguito la necessaria raccolta delle firme a suo sostegno.
Ma perché almeno da parte sua le deplorazioni della «legge» abortista non rimanessero solamente verbali, Alleanza Cattolica, anche per opera di alcuni suoi militanti, ha favorito e promosso la costituzione di Alleanza Per la Vita: «tesa realmente alla utilizzazione inderogabile delle […] scadenze giuridicamente opportune, per la promozione del referendum abrogativo che liberi finalmente l’Italia da un marchio di barbarie e di infamia, tra i più gravi di quelli che oggi la deturpano» (1).
A sostegno dell’opera intrapresa da Alleanza Per la Vita, un comitato internazionale di patronato va raccogliendo il consenso e l’adesione di autorevoli esponenti di organismi operanti in Europa e in tutto il mondo a difesa della vita.
2. L’iniziativa di referendum di Alleanza Per la Vita
Conformemente alle finalità enunciate (2), il giorno 2 febbraio 1980 undici esponenti di Alleanza Per la Vita hanno depositato in Roma, presso la cancelleria della Corte suprema di cassazione, l’iniziativa per la richiesta di referendum abrogativo parziale della «legge» 22 maggio 1978, n. 194 (3).
Il quesito di referendum – che ripropone quello già depositato il 21 aprile 1979 da Alleanza Cattolica – è inteso ad abrogare tutti gli articoli, o le parti di articoli, che sono in diretto e gravissimo contrasto con l’etica e il diritto naturali e cristiani, e dunque a ottenere che: «a) sia abrogata ogni e qualsiasi norma che presuma di autorizzare l’omicidio-aborto o la complicità in omicidio-aborto; b) siano lasciate in vigore tutte e sole le norme che in qualche modo provvedano all’assistenza e alla tutela della famiglia e della maternità, e quelle, tra le norme penali, che, pur inadeguate nella sanzione, consentano di riaffermare la criminosità dell’omicidio-aborto, così che esso ritorni a essere sempre e in ogni caso un reato» (4).
Dall’Italia e dall’estero crescono intanto le adesioni e i consensi, e gli incoraggiamenti a fare ciò che purtroppo, all’estero, gli antiabortisti non possono fare (un referendum abrogativo), e che purtroppo, in Italia, ambigue leadership, che si dicono antiabortiste, hanno finora rifiutato di fare, con una «commedia degli inganni» che dura ormai da troppo tempo ed è costata ormai troppo sangue.
3. Reazioni della stampa abortista e del «quotidiano cattolico»
Parallelamente al dilatarsi del consenso e dell’appoggio da parte delle reali buone volontà, si dilata, ovviamente, l’allarme presso le forze abortiste (5).
Trattandosi di espressioni e di attacchi prevedibili e scontati, non sembra necessario dare conto dettagliato di tali violente reazioni abortiste, tra le quali spiccano quelle di Lotta Continua (dopo le «pesanti prese di posizione di mons. Micci», ecco che gli esponenti di Alleanza Per la Vita chiedono il referendum «sostenuti da un comitato internazionale di cui fa parte il fior fiore dei cattolici oltranzisti di mezzo mondo. Qualche nome a caso nella lista da “film dell’orrore”: i francesi Paul Chauchard ed Emmanuel Tremblay […]; Geneviève Poullot […]; e la psichiatra polacca Wanda Poltawska […]») e de l’Unità («Una gravissima iniziativa dell’ “Alleanza per la vita”»; il referendum è voluto dagli «esponenti del mondo cattolico più integralista e conservatore»; l’enunciato delle finalità del referendum «sembra riportare alla luce quello del legislatore fascista»; ecc.) (6).
Continua, invece, a suscitare meraviglia – almeno in chi intenda contra spem sperare – il fatto che, ai previsti e prevedibili attacchi abortisti, anche questa volta, come già in occasione della richiesta di referendum di Alleanza Cattolica (7), si sia subito affiancato Avvenire, con un violento attacco siglato da Pier Giorgio Liverani, a cui Alleanza Per la Vita ha prontamente e doverosamente risposto con il comunicato stampa del 3 febbraio. Pier Giorgio Liverani, con lievi «variazioni su tema» del frasario tipico degli abortisti, attacca violentemente la nostra richiesta di referendum, indicandola come voluta da «una filiazione di […] organizzazione di destra», che è, naturalmente!, «ispirata al vescovo […] mons. Lefebvre». Egli tranquillizza però le «buone volontà», ipotizzando (suggerendo?) che «la richiesta non venga accettata», perché – è la fantasiosa «motivazione» giuridica di P.G.L. – «non rispetta […] lo spirito della legge sui referendum». E vuole, a ogni buon conto, esorcizzare la possibilità che la richiesta abbia un «seguito», affrettandosi a mentire platealmente (abbiamo cercato, demaistrianamente, una parola diversa, che non offendesse né la verità né Pier Giorgio Liverani; non l’abbiamo trovata; ma dichiariamo di essere fin da ora pronti ad accettare ogni ragionevole proposta di sinonimo adeguato) affermando: «Alleanza Cattolica e Alleanza Per la Vita motivano la loro iniziativa con un violento, ingiustificato e assai poco cristiano attacco contro i vescovi» (8).
Ora, circa le «motivazioni» della richiesta depositata nel 1979 da Alleanza Cattolica, l’appello ai vescovi, che le esprimeva, e la memoria giuridica, che le fondava e le accompagnava, non solo sono entrambi pubblici (9), e chiunque può constatare che non vi è affatto ciò che il giornalista di Avvenire pretende, ma anzi tali testi – gli stessi a cui hanno esplicitamente fatto riferimento gli esponenti di Alleanza Per la Vita che hanno depositato ora, il 2-2-1980, l’iniziativa di referendum (10) – hanno valso ad Alleanza Cattolica, per esempio, l’incoraggiamento, la simpatia, il compiacimento e il fervido augurio da parte di S.E. il card. Sebastiano Baggio, che fece comunicare per iscritto dalla sua segreteria: «[…] Sua Eminenza il Cardinale Baggio mi dà incarico di esprimere la sua simpatia e il suo compiacimento per l’efficace e deciso appello che Alleanza Cattolica rivolge a tutti i Vescovi d’Italia sul grave problema dell’aborto e sulla vigente legge che lo legittima.
«Il Cardinale Baggio si augura che l’iniziativa non resti senza seguito e nello stesso tempo incoraggia Alleanza Cattolica a non desistere dalla sua azione.
«Egli invia […] ai componenti del gruppo l’augurio più fervido con la sua benedizione […]» (11).
Anche il card. Baggio, secondo Pier Giorgio Liverani, dovrà dunque essere considerato come «motivato» da «un violento, ingiustificato e assai poco cristiano attacco contro i vescovi»?
4. Il travisamento delle «motivazioni» di Alleanza Per la Vita: singolari coincidenze e inaccettabili «suggerimenti»
Circa poi le «motivazioni» della richiesta presentata il 2 febbraio 1980 da Alleanza Per la Vita, esse sono state correttamente raccolte e diffuse, tra altri, dall’A.N.S.A. e dall’agenzia Corrispondenza romana (12). E poiché non vi è la più piccola traccia di «violento, ingiustificato e assai poco cristiano attacco contro i vescovi», siamo purtroppo nell’impossibilità di qualificare Pier Giorgio Liverani – in attesa di sinonimi adeguati, o di una onesta ritrattazione, che a P.G.L. non potrebbe che fare onore – diversamente che come «un violento, ingiustificato e assai poco cristiano» mentitore.
Ci sfuggono inoltre i motivi per cui, in una materia – la difesa della vita – in cui da tutti è invocata l’unità di ogni buona volontà e anzitutto quella dei cattolici, la prima preoccupazione di Pier Giorgio Liverani sia stata quella di dividere, anche a costo di mentire.
I termini di Liverani vengono comunque trovati molto opportuni da la Repubblica, che vi si associa e fa ad Avvenire l’amichevole favore di riprenderli pressoché alla lettera, annunciando trucemente: «Per l’occasione l’organizzazione lefebvriana ha filiato una associazione che si chiama “Alleanza per la vita”, la quale ha sferrato, prima di tutto, un attacco ai vescovi italiani». Anche la Repubblica, a ogni buon conto, si premura di esorcizzare l’eventualità che la richiesta di referendum riceva «appoggio», e si affretta a tranquillizzare le «cattive volontà» assicurando (suggerendo?): «È da escludere, invece, un appoggio della gerarchia italiana all’iniziativa intrapresa sabato» (13). Anche l’Avanti! – di cui è noto, come quello de la Repubblica, lo zelo per il bene del cattolicesimo! – si prova a esorcizzare l’eventualità del referendum, e constata (suggerisce?): «Evidentemente è intenzione della Santa Sede e della CEI, da una parte non contribuire a rendere più drammatica la già pesante situazione […] e dall’altra attendere almeno la sentenza che tra non molto la Corte Costituzionale dovrà emettere» (14). Quali singolari coincidenze tra tanti e singolari «avvocati» della vita!: «attendere», dunque. È la soluzione dell’Avanti! «Attendere», evidentemente, al ritmo di 160-200 mila omicidi-aborto l’anno (15). Ma non è solo la soluzione dell’Avanti! in fondo, non c’è forse chi dice che è per «senso di responsabilità» che si continua ad «attendere»? (16). Che la Repubblica e l’Avanti! – visto che si dividono dalla reproba Alleanza Per la Vita e si uniscono a Pier Giorgio Liverani – debbano presto essere segnalati come nuovi «quotidiani cattolici», o suggeriti come giornali pro-Life?
Diversamente da Avvenire, numerosi quotidiani hanno invece riferito correttamente gli intenti e le finalità della richiesta di referendum depositata da Alleanza Per la Vita (17); tra essi, L’Osservatore Romano (18).
5. Crescente consenso internazionale per l’opera di Alleanza Per la Vita
Mentre cresce l’allarme socialcomunista e democristiano (19), e mentre, soprattutto, si avvicinano e si ripropongono ancora una volta scadenze e tempi ultimativi per discernere le buone volontà reali da quelle fittizie, cresce la comprensione per l’opera di Alleanza Per la Vita come pure il corrispondente, generoso e responsabile consenso alla sua iniziativa da parte di qualificati esponenti della cultura e dell’antiabortismo internazionale.
Alle personalità già segnalate (20), si aggiungono ora, tra gli altri: il belga prof. Marcel De Corte, filosofo, professore emerito dell’università di Liegi; il docente universitario austriaco dr. Friedrich Lehne, e, sempre dall’Austria, il dr. Gottfried Roth, neurologo e psichiatra, docente in Vienna di medicina pastorale, consulente di bioetica presso la Georgetown University di Washington, redattore capo della rivista Arzt und Christ; i francesi dr. Francois e dr. Michele Guy, per la Fédération d’Action Familiale (FIDAF); l’inglese Kenneth P. Platt, presidente della Catholic Family Life; il portoghese dr. António da Cruz Rodrigues, presidente del Circolo di Studi Sociali Vector e direttore della rivista Resistência; l’americana Mercedes Wilson, presidente della World Organization of the Ovulation Method-Billings; l’australiano dr. Kevin Hume, presidente della sezione australiana della World Federation of Doctors who Respect Human Life; e, dalla Polonia: il prof. Josef Lukaszewicz, logico-matematico, docente presso l’Istituto di Matematica dell’università di Wroclaw; il dr. Tomasz Cieszynski, demografo, membro dell’Accademia medica di Wroclaw; il prof. Zygmunt Galdzicki, docente presso il Politecnico di Wroclaw; la prof.sa Zofia Skrowaczewska, docente presso l’Istituto di Chimica dell’università di Wroclaw; il prof. Kazimierz Czaplinski, presidente del Circolo di Cultura Cattolica (K.I.K.) di Wroclaw; il prof. Wlodzimien Fijalkowski, ginecologo e endocrinologo, di Lodz; Stefan Wilkanowicz, redattore capo di Znak e di Tygodizik Powszechny, di Cracovia; il dr. Andrzej Poltawski, membro dell’Accademia di Teologia Cattolica di Varsavia.
6. Itinerario e condizioni di attuazione del referendum
L’iniziativa di referendum è depositata. Perché – qualcuno forse potrebbe ancora chiedere – non abbiamo atteso ancora che altri proponesse il referendum? Rispondiamo: perché l’attesa costa il sangue di centinaia di migliaia di vite umane. Perché «le nostre parole a favore della vita sarebbero ipocrite […] se non ci adoperassimo sul serio, prima di tutto, per chiudere le vie attraverso le quali oggi passa la soppressione violenta della vita. Ed una delle vie principali è proprio […] la legge che [l’aborto] lo permette e lo favorisce» (21). Perché, infine (anche a prescindere dall’ulteriore e gravissimo pericolo rappresentato dal preannunciato referendum radicale, volto a ottenere una ancora più ampia e indiscriminata facoltà di omicidio-aborto) (22), sono ormai quasi due anni che attendiamo altri, e abbiamo dunque maturato la certezza morale di dover fare, senza più «attendere» chi su una tragica e sanguinosa attesa sembra avere costruito la sua sola «strategia» contro l’infame «legge» abortista.
L’autorevole e crescente consenso di personalità antiabortiste incita Alleanza Per la Vita alla realizzazione di quanto è necessario – la raccolta delle firme – perché si giunga al compimento del referendum e alla consultazione popolare.
Le firme possono essere raccolte.
Ma con quali forze procedere, con ragionevole realismo, nell’azione doverosamente intrapresa?
Non crediamo che i nostri vescovi possano ignorare che la cooperazione necessaria all’abrogazione delle norme abortiste non può certamente venire né dalle forze abortiste né dai sedicenti antiabortisti «di ispirazione cristiana» il cui tradimento parlamentare è esattamente la causa prossima della vigenza della «legge» infame. Che cosa rimane? Rimane il mondo cattolico – gerarchia e laicato – a cui offriamo la nostra cooperazione e di cui chiediamo la cooperazione; nella assoluta certezza che, se esistono campi in cui, anche tra i cattolici, vi possono essere legittime diversità di opzioni, sicuramente non vi possono essere divisioni tra i cattolici circa il dovere di valersi in modo improcrastinabile del mezzo esistente e lecito per far cessare il male da tutti riconosciuto come tale, cioè per abrogare le infami norme da tutti riconosciute come omicide, come causa di incremento dell’omicidio come causa di assuefazione all’omicidio.
Non crediamo che i nostri vescovi – che tanto spesso hanno rivendicato il diritto a considerare la questioni della vita del gregge come certamente di competenza dei pastori – possano considerare come «violento, ingiustificato e assai poco cristiano attacco» la richiesta da parte del gregge di essere concretamente aiutato dai pastori a difendersi dai lupi.
Se la cooperazione offerta e richiesta – che chiediamo esplicitamente a tutti e a ognuno dei vescovi d’Italia – avesse tragicamente la sola risposta del silenzio (anche silenzio evasivo e cortese), se cioè venisse a mancare la benevolenza operosa e tempestiva che è indispensabile, per parte nostra riaffermiamo che non desisteremo dal fare opportune et importune tutto il necessario per sempre nuovamente chiederla, suscitarla, ottenerla. Ma intanto, nella tragica eventualità di tale silenzio, non sarebbe certamente nostra – crediamo che neppure questa constatazione possa, da parte dei nostri vescovi, essere considerata come «un attacco» – la responsabilità di non aver combattuto e di non combattere con ogni mezzo adeguato e lecito la buona battaglia a difesa della vita.
Roma, 5 febbraio 1980
Il Consiglio Direttivo
di ALLEANZA PER LA VITA
Note:
(1) ALLEANZA CATTOLICA, Contro l’aborto. Contro ogni colpevole inerzia, pieghevole del 22-4-1979, in Cristianità, anno VII, n. 49, maggio 1979.
(2) Cfr. ALLEANZA PER LA VITA, Da Alleanza Cattolica ad Alleanza Per la Vita, dichiarazione dell’8-12-1979, in Cristianità, anno VII, n. 56, dicembre 1979; I principi programmatici di Alleanza Per la Vita, ibid.; e Con Alleanza Per la Vita, ibid., anno VIII, n. 57, gennaio 1980.
(3) Cfr. Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, anno 121, n. 33, lunedì 4 febbraio 1980, p. 915.
(4) I principi programmatici di Alleanza Per la Vita, cit., punto 3.
(5) L’allarme non è solo di parte ufficialmente abortista, ma anche di parte democristiana (il cui tradimento parlamentare è all’origine dell’approvazione dell’infame «legge» abortista): Soprattutto di quella parte democristiana che vuole con più ardore che si perfezionino le intese e l’incipiente «compromesso storico» con i comunisti. La «legge» abortista è il frutto più rilevante di tale «compromesso storico» in fieri. Per proteggere la prospettiva della «solidarietà nazionale» e del «compromesso» comunista, i compari devono dunque proteggere la «legge». Per proteggere la «legge», devono impedire il referendum. Per impedire il referendum, devono «immobilizzare» le forze cattoliche: sia accreditando alibi che consentano ai vertici di tante associazioni cattoliche di perseverare nell’inerzia, sia accreditando ambigue leadership che – dosando deplorazioni «profetiche» (in altri tempi si sarebbe detto «platoniche») e fittizie «mobilitazioni» – si incarichino di disorientare, paralizzare e se possibile disperdere quella reattività antiabortista delle popolazioni cattoliche e quella «domanda di referendum» di cui i compari conoscono benissimo l’esistenza e la «pericolosità», e che gli alibi anche meglio congegnati non basterebbero a trarre in inganno.
(6) Cfr. Lotta Continua, 3/4-2-1980; l’Unità, 3-2-1980.
(7) Cfr. GIOVANNI CANTONI, I falsi «avvocati» della vita, in Cristianità, anno VII, n, 49, cit. In tale occasione, oltre che ad Avvenire – diretto dal candidato democristiano, oggi on. democristiano, dr. Angelo Narducci -, toccò al candidato democristiano dr. Piero Pirovano ricevere una prima doverosa e adeguata risposta, insieme a precise e documentate contestazioni circa inammissibili e gravissimi elementi di doppiezza dei vertici del Movimento per la Vita, compromettenti sia la reale battaglia contro l’infame «legge» abortista, sia l’elementare e doverosa lealtà tanto nei confronti dei cattolici italiani quanto nei confronti degli organismi pro vita europei (che di tali elementi di doppiezza non hanno potuto, infine, che prendere documentatamente atto). È da allora – dal maggio 1979! – che attendiamo vanamente che, da parte di Avvenire, del dr. Pirovano e dei vertici del Movimento per la Vita, siano date pubbliche e adeguate risposte a tali oggettive, gravissime e pubbliche contestazioni.
(8) Avvenire, 3-2-1980: «Ultima segnalazione: undici membri di “Alleanza Per la Vita”, una filiazione di “Alleanza cattolica” (che a sua volta è organizzazione di destra ispirata al vescovo sospeso a divinis mons. Lefebvre) ha ripresentato ieri in Cassazione la richiesta di un referendum parzialmente abrogativo della legge 194. “Alleanza per la vita” (che non è da confondere con il Movimento per la Vita) propone l’abrogazione integrale di 14 dei 22 articoli della legge (dal 4 al 9, dall’11 al 16, del 20 e del 21) e quella parziale di altri cinque (1, 2, 10, 19, 22). Si tratta di un tentativo di trasformare la 194 da abortista in antiabortista ed è probabile che, non rispettando lo spirito della legge sui referendum, la richiesta non venga accettata. Già l’anno scorso la stessa richiesta non ebbe seguito. “Alleanza Cattolica” e “Alleanza per la vita” motivano la loro iniziativa con un violento, ingiustificato e assai poco cristiano attacco contro i vescovi».
(9) Cfr. Cristianità, anno VII, n. 49, cit.
(10) Cfr. Corrispondenza romana, 2-2-1980.
(11) Cfr. Cristianità, anno VII, n. 49, cit.
(12) Il 2-2-1980, sia l’A.N.S.A. che Corrispondenza romana riprendono e diffondono, dai Principi programmatici di Alleanza Per la Vita, l’intento che presiede alla richiesta di referendum («sia abrogata ogni e qualsiasi norma che presuma» ecc.). Corrispondenza romana, inoltre, diffonde queste dichiarazioni, circa le forze su cui gli esponenti di Alleanza Per la Vita pensano di poter contare: «Chiediamo la collaborazione delle associazioni e dei gruppi cattolici. Nessun legame con nessun partito politico. Dai partiti sappiamo di doverci attendere solo ostacoli e attacchi. È invece il mondo cattolico ad avere ancora le forze per combattere concretamente, non solo a parole, contro le norme abortiste. Del resto, in questi giorni sentiamo ripetere che bisogna sconfiggere le cause dell’omicidio-aborto; e insieme, la legge ci viene indicata come una delle principali cause sia del moltiplicarsi degli omicidi-aborto, sia dell’assuefazione all’omicidio-aborto. Dunque, se si vogliono davvero combattere le cause dell’omicidio-aborto, bisogna anzitutto combattere e abrogare le norme abortiste. L’abrogazione delle norme abortiste, pur essendo il primo compito, non esaurisce certamente il problema; ci sono compiti di assistenza alla famiglia e alla madre: assistenza economica, sanitaria, morale. Ognuno di questi compiti è degno di rispetto e di aiuto, e ognuno dei gruppi che, secondo le diverse vocazioni, si dedica all’uno o all’altro di tali compiti, è giusto che riceva la necessaria collaborazione dal mondo cattolico, gerarchia e laicato. Crediamo che almeno lo stesso debba valere per il compito e per il dovere di abrogare le norme abortiste. Chiederemo dunque la collaborazione, e contiamo di ottenere l’aiuto, dei gruppi e delle associazioni cattoliche, dei nostri sacerdoti e dei nostri vescovi, in tutte le diocesi italiane; e contiamo di ottenere anche l’aiuto di persone di buona volontà che, anche se non cattoliche, concordino sul dovere della assoluta difesa anche giuridica del diritto alla vita della persona umana innocente, fin dal momento del concepimento. Su altre questioni, anche tra cattolici vi possono essere legittime diversità di opzioni; ma su questa non vi possono essere divisioni».
(13) la Repubblica, 5-2-1980.
(14) Avanti!, 5-2-1980.
(15) Cfr. L’Osservatore Romano, 4/5-2-1980: «Si sa con precisione che, nel primo anno di applicazione della legge – ha detto ancora l’Arcivescovo di Firenze – 164.337 vite umane sono state soppresse liberamente, a termini di legge, a spese della pubblica amministrazione. Sappiamo anche con esattezza che questo massacro sta crescendo con una rapidità raccapricciante». Cfr. anche L’Osservatore Romano, 3-2-1980: «“Oggi, la minaccia più grave […] è l’assuefazione” ha affermato ancora Mons. Micci analizzando i dati raccapriccianti che seguono la promulgazione della legge 194 del 1978. […] “Anzi, se aumenteranno ancora in proporzione al tasso di crescita di questo primo anno e poco più […] nei prossimi dodici mesi in Italia si avranno 240 mila aborti contro i 160 mila del 1979”».
(16) C’è «chi dice […] per senso di responsabilità e noi siamo tra questi ultimi» (PIER GIORGIO LIVERANI, Aborto anno uno. Fatti e misfatti della legge n. 194, Ares, Milano 1979, p. 185).
(17) Cfr., tra i più completi, Il Tempo e Il Secolo XIX del 3-2-1980.
(18) Cfr. L’Osservatore Romano, 4/5-2-1980.
(19) Anche Il Popolo, 3-2-1980, si dà premura di tentare, in qualche modo, di esorcizzare il referendum (preferendo anch’esso, evidentemente, che la strage di omicidi-aborto continui, piuttosto che vedere forse turbati quell’intesa e quei solidali compromessi con i comunisti, di cui tanti sono i paraninfi democristiani), e si affretta anch’esso a «constatare»-suggerire: «La Chiesa italiana […] non ha scelto la strada delle crociate e dei referendum: ha preferito quella più ardua della educazione alla vita. […] i vescovi e i cattolici […] continuano a ripetere che non si rassegneranno mai. Ma non per operare una controffensiva a colpi di referendum. L’episcopato ha scelto altra strada […]. I cui frutti potranno anche farsi attendere, ma una volta maturati», ecc.
(20) Tra gli altri, i francesi Michel de Penfentenyo, segretario e delegato generale del Centre d’Études pour une Politique de la Vie: il prof. Jean Daujat, filosofo, direttore del Centre d’Études Religieuses; il dr. Henri Lafont, presidente della Association des Médecins pour la Respect de la Vie; il dr. Paul Chauchard, presidente di Laissez-les vivre; il dr. Emmanuel Tremblay, presidente di Europa Pro Vita, associazione degli organismi europei per la difesa delia vita, e del Cartel français pour le respect de la vie; Geneviève Poullot, responsabile nazionale di S.O.S. futures mères e segretaria generale di Laissez-les vivre. I belgi dr. Charles Convent, giurista, segretario generale di Europa Pro Vita; il dr. avv. Pieter Huys, segretario del Colloquium interparlamentaire pour la famille et le droit à la vie; l’ing. Paul Guérin, membro del Comité de la Conféderation des Syndicats Chrétiens, già presidente della Centrale Nationale des Employées; Ghislain Van Houtte, fondatore dell’associazione belga Pro Vita e direttore della rivista Vox Vitae. Il giurista spagnolo e filosofo del diritto dr. Juan Vallet de Goytisolo, membro della Accademia Reale di Diritto e di Giurisprudenza e presidente della Ciudad Catolica; la polacca dr. Wanda Poltawska, psichiatra, direttrice dell’Istituto di Teologia della Famiglia della Pontificia Facoltà Teologica di Cracovia; l’olandese dr. Karel Gunning, presidente della World Federation of Doctors who Respect Human Life e della Nederlands Artsen Verbond; la inglese Ann O’Donnell, presidente di The Labour Campaign for Life.
(21) Così L’Osservatore Romano, 4/5-2-1980, riferendo le parole del card. Benelli, pronunciate. nell’omelia del 3-2-1980, in occasione della «Giornata per la vita».
(22) Cfr. Avvenire, 3-2-1980.