La “buona battaglia” contro l’aborto continua
Con Alleanza Per la Vita
Alleanza Per la Vita intensifica le sue attività di preparazione al referendum, mentre continua ad aumentare il consenso internazionale per la sua iniziativa: le ultime autorevoli adesioni al comitato internazionale di patronato sono un ulteriore e pressante appello perché tutti gli uomini di buona volontà in Italia si associno ad Alleanza Per la Vita nella promozione del doveroso e appropriato referendum, ponendo così fine a una inerzia colpevole. Gli illusori e inaccettabili pretesti e le inammissibili alternative che costituiscono altrettanti tranelli tesi al mondo cattolico italiano: perseverare in una tragica e sanguinosa attesa; alimentare illusioni e «speranze» circa una sentenza della Corte Costituzionale; far credere a un possibile «superamento» dell’infame «legge» a opera delle stesse forze politiche che l’hanno voluta; prospettare ai cattolici un referendum di abrogazione totale che equivarrebbe alla liberalizzazione totale dell’omicidio-aborto; oppure prospettare un particolare referendum parziale che lascerebbe sussistere la legalizzazione dell’omicidio-aborto terapeutico-eugenetico.
Il 2 febbraio 1980 esponenti di Alleanza Per la Vita hanno depositato presso la Corte suprema di cassazione iniziativa di referendum abrogativo parziale della «legge» abortista n. 194.
Con tale iniziativa Alleanza Per la Vita si rivolge al «mondo cattolico – gerarchia e laicato – a cui offriamo la nostra cooperazione e di cui chiediamo la cooperazione» (1), perché sia posto termine a una inerzia già troppo a lungo protrattasi, che vede da ormai quasi due anni rimanere inutilizzato lo strumento – il referendum – che consentirebbe di imporre la cessazione dell’attuale strage legalizzata di centinaia di migliaia di esseri umani innocenti, e di ottenere, della «legge» n. 194, che: « a) sia abrogata ogni e qualsiasi norma che presuma di autorizzare l’omicidio-aborto o la complicità in omicidio-aborto; b) siano lasciate in vigore tutte e sole le norme che in qualche modo provvedano all’assistenza e alla tutela della famiglia e della maternità, e quelle, tra le norme penali, che, pur inadeguate nella sanzione, consentano di riaffermare la criminosità dell’omicidio-aborto, così che esso ritorni a essere sempre e in ogni caso un reato» (2).
Contro alternative illusorie e inaccettabili
Come alternativa alla concreta e doverosa promozione di tale referendum, vengono suggerite al mondo cattolico ipotesi e soluzioni illusorie e inaccettabili: continuare ad attendere e a differire il compimento del doveroso referendum, con pretesti sempre nuovi; oppure «sperare» nella sentenza della Corte Costituzionale, e prospettare tale sentenza come alternativa al referendum; oppure «sperare» in un «superamento» della infame «legge» a opera del parlamento, o grazie al «fermo impegno» della DC «degli anni ‘80»; oppure ipotizzare un referendum abrogativo totale; oppure ipotizzare un referendum abrogativo parziale, che però si limiti ad abrogare ciò che, nella infame «legge» abortista, si discosti dalla sentenza n. 27/1975 della Corte Costituzionale.
Si tratta – come già era stato indicato da Alleanza Per la Vita – di «tranelli che potrebbero essere tesi alle popolazioni cattoliche – e come tranelli, da respingere con ogni energia» (3).
Infatti:
1. Posta l’esistenza del mezzo lecito per imporre la cessazione dell’assassinio «legalizzato», non è moralmente lecito omettere di farvi ricorso al più presto e appropriatamente e prolungare una inerzia e una «attesa che costa il sangue di centinaia di migliaia di vite umane» (4).
2. La prospettazione di sempre nuovi pretesti, che dovrebbero motivare tali ingiustificabili attese, costituisce – prescindendo dal problema della buona fede dei singoli – un inganno oggettivo, così che di volta in volta, da ormai quasi due anni, accade di udire pretestuosamente e infondatamente motivata l’attesa con una «prolungata incertezza circa le sorti della legislatura» (5), o, all’opposto, perché si è «fino a questo momento fiduciosamente atteso la decisione della Corte Costituzionale sulla legittimità della 194, ovvero una iniziativa politico-legislativa capace di capovolgere i princìpi della legge abortista». Dovremo forse aspettarci che, quale nuovo oggettivo inganno e nuovo pretesto di dilazione e di attesa, ci venga domani detto che, purtroppo!, nel 1980 l’unico trimestre utile per la raccolta delle necessarie 500 mila firme stava nel periodo gennaio-aprile (che intanto sarà ormai trascorso), mentre poi – ci verrebbe detto – l’imminenza delle elezioni amministrative renderebbe più difficile l’impegno e creerebbe difficoltà di spiegazioni e confusioni?
3. Non è moralmente lecito alimentare ingannevoli «speranze» – quali ulteriori pretesti di attesa o di rifiuto del doveroso e appropriato referendum – nella sentenza della Corte Costituzionale, che, anche nella migliore delle ipotesi (gli stessi che attendono «con speranza e con fiducia» lo indicano) si limiterebbe a modificare «il meccanismo della autodeterminazione», o a un «ritorno ai principi della sentenza n. 27/75»; che cioè – ripetiamo: nella migliore e più improbabile ipotesi – lascerebbe dunque sussistere la «legalizzazione» dell’omicidio-aborto latamente terapeutico-eugenetico. Prospettare tale sentenza come alternativa al doveroso referendum costituisce oggettivamente un inganno, poiché non è moralmente lecito «accontentarsi» dell’omicidio-aborto terapeutico-eugenetico (o di «ridurre» il numero degli assassini «legalizzati») per non ricorrere al referendum che abroghi ogni e qualsiasi facoltà di omicidio-aborto e lasci sussistere le norme penali che consentano di riaffermare sempre e in ogni caso il carattere di reato dell’omicidio-aborto.
4. Non è moralmente lecito – e costituisce oggettivamente un inganno – prospettare come credibile, e come valido motivo di ulteriore attesa (o come pretesto e alibi per limitarsi a vaghe e platoniche minacce di referendum), l’ipotesi che il superamento dell’infame «legge» abortista possa venirci dal parlamento e dai partiti. Gli stessi che attendono e «sperano», e che pubblicamente accreditano tale ipotesi, si mostrano infatti – in altra sede – più che certi, al contrario, che «è impensabile – salvo trasformazioni miracolose – una iniziativa legislativa capace di migliorare la L. 194. Vi sono anzi proposte peggiorative (del PSI e del PR)». Analogamente, costituisce oggettivamente un inganno prospettare come credibili, in alternativa al doveroso e appropriato referendum, i periodici ed ennesimi «fermi impegni» della Democrazia Cristiana, e attendersi il «superamento» dell’infame «legge» dal «programma della DC degli anni ‘80» (6), ossia dal partito che nei suoi vertici parlamentari – come Alleanza Per la Vita ha recentemente ricordato a chi fosse tentato di dimenticarlo – «con il suo tradimento ha voluto l’approvazione della legge infame, votando a favore della legge – per esempio, nel corso della decisiva votazione sulla sua costituzionalità, il 26 febbraio 1976 – proprio quando lo schieramento parlamentare anti-abortista era precisamente maggioritario; partito i cui ministri del governo Andreotti – composto tutto e solo di democristiani – hanno voluto la promulgazione della legge; l’hanno firmata; hanno voluto e vogliono – insieme a tutti i ministri del governo democristiano Cossiga – che oggi davanti alla Corte Costituzionale sia difesa la “perfetta costituzionalità” della legge» (7); partito che oggi acclama l’ennesimo e sempre tradito «fermo impegno per la vita», senza avere rinnegato nessuno dei tradimenti di ieri e di oggi, per i quali i suoi vertici devono essere tenuti come corresponsabili delle centinaia di migliaia di persone che ogni anno sono e saranno uccise in Italia grazie all’infame «legge» abortista (che, per il loro tradimento, è anche la loro legge). Accreditare tali acclamazioni di «fermo impegno», significa oggettivamente ingannare le popolazioni cattoliche.
5. Non è moralmente lecito e costituisce oggettivamente un inganno, mentre esiste il mezzo appropriato e lecito di una adeguata abrogazione parziale come quella richiesta da Alleanza Per la Vita, prospettare e proporre il ricorso a un referendum abrogativo totale della «legge» n. 194 che di fatto avrebbe come esito la totale liberalizzazione dell’omicidio-aborto. È da notare che i vertici democristiani, tra gli altri alibi per il loro tradimento, a suo tempo misero avanti anche e proprio la minaccia di tale liberalizzazione. Dovremo ora attenderci di vedere proposto che il mondo cattolico «riconquisti» tale liberalizzazione totale dell’omicidio-aborto con un referendum? O dovremo veder proposto che il mondo cattolico «conquisti» la legalizzazione dell’omicidio-aborto latamente terapeutico-eugenetico, con un’altra inaccettabile ipotesi di referendum: un particolare referendum abrogativo parziale che, con il pretesto di cancellare solo ciò che «supera» la sentenza n. 27/1975 della Corte Costituzionale, consacri, appunto, la legalizzazione dell’omicidio-aborto latamente terapeutico-eugenetico?
Contro ogni oggettivo inganno e contro ogni illusoria e inaccettabile alternativa, svolge la sua attività Alleanza Per la Vita, affinché la barbarie dell’omicidio legalizzato sia integralmente abrogata.
Crescente consenso internazionale a sostegno dell’opera di Alleanza Per la vita
A sostegno dell’opera di Alleanza Per la Vita, crescono intanto i consensi espressi da autorevoli personalità di tutto il mondo.
Alle personalità che già da prima l’avevano incoraggiata a prendere sollecitamente l’iniziativa di referendum, si aggiungono via via quelle che ora confortano Alleanza Per la Vita a perseverare.
Hanno espresso la loro adesione al comitato internazionale di patronato di Alleanza Per la Vita, tra gli altri:
Michel de Penfentenyo, segretario e delegato generale del Centre d’Études pour une Politique de la Vie (Francia); il dr. Karel G. Gunning, presidente della World Federation of Doctors who Respect Human Life e della Nederlands Artsenverbond (Olanda); il dr. Juan Vallet de Goytisolo, giurista e filosofo del diritto, membro della Accademia Reale di Diritto e di Giurisprudenza e presidente della Ciudad Catolica (Spagna); il dr. John J. Billings, neurologo, preside della Clinical School del St. Vincent Hospital dell’università di Melbourne e presidente della World Organization of the Ovulation Method-Billings (Australia); il dr. Gottfried Roth, neurologo e psichiatra, councelor of bioethics presso la Georgetown University di Washington, docente di medicina pastorale in Vienna e redattore capo di Arzt und Christ (Austria); il prof. Marcel De Corte, filosofo, professore emerito dell’università di Liegi (Belgio); il dr. Kevin Hume, presidente della sezione australiana della World Federation of Doctors who Respect Human Life (Australia); la dr. Wanda Poltawska, psichiatra, direttrice dell’Istituto di Teologia della Famiglia presso la Pontificia Facoltà Teologica di Cracovia (Polonia); la dr. Peggy Norris, presidente dell’International Pro – Life Information Centre e segretaria ad honorem della sezione inglese della World Federation of Doctors who Respect Human Life (Inghilterra); il dr. Henri Lafont, presidente della Association des Médecins pour le Respect de la Vie (Francia); miss Elspeth Rhys-Williams, direttrice del periodico dell’International Pro-Life Information Centre (Inghilterra); il dr. Michel Gross, presidente della Association Suisse des Médecins pour le Respect de la Vie (Svizzera); il dr. Paul Chauchard, presidente di Laissez-les vivre (Francia); il prof. Jozef Lukaszewicz, logico-matematico, docente presso l’Istituto di Matematica dell’università di Wroclaw (Polonia); miss Mercedes Wilson, presidente della sezione americana della World Organization of the Ovulation Method-Billings (U.S.A.); Kenneth P. Platt, presidente di Catholic Family Life (Inghilterra); il dr. Antonio da Cruz Rodrigues, presidente del Circolo di Studi Sociali «Vector» e direttore della rivista Resistência (Portogallo); Geneviève Poullot, responsabile nazionale di S.O.S. future mères e segretaria generale di Laisse-les vivre (Francia); J. Alan Smith, direttore di PRAG, periodico pro vita (Inghilterra); il dr. Tomasz Cieszynski, medico e demografo, membro dell’Accademia Medica di Wroclaw (Polonia); il dr . Emmanuel Tremblay, presidente di Europa Pro Vita e del Cartel français pour le respect de la vie (Francia); il prof. Zygmunt Galdzicki, docente presso il Politecnico di Wroclaw (Polonia); il dr. avv. Pieter Huys, segretario del Colloquium interparlamentaire pour la famille et le droit à la vie (Belgio); miss Ann O’Donnel, presidente di The Labour Campaign for Life (Inghilterra); la prof. Zofia Skrowaczewska, docente presso l’Istituto di Chimica dell’Università di Wroclaw (Polonia); il prof. Ian Donald, membro del Royal College of Obstetrics and Gynaecology (Inghilterra); il dr. Philip Ronald Norris, ginecologo, membro del Royal College of Obstetrics and Gynaecology e presidente della sezione inglese della World Federation of Doctors who Respect Human Life (Inghilterra); il prof. Jean Daujat, filosofo, direttore del Centre d’Études Religeuse (Francia); la dr. Michèle e il dr. François Guy, per la Fédération Internationale d’Action Familiale (Francia); il dr. Charles Convent, giurista, segretario di Europa pro Vita (Belgio); Ghislain van Houtte, fondatore dell’associazione belga pro Vita e direttore di Vox Vitae (Belgio); il prof. dr. Wlodzimierz Fijalkowski, ginecologo ed endocrinologo, di Lodz (Polonia); la dr. Evelyn L. Billings, pediatra, senior consultant presso la Family Planning Clinic del St. Vincent Hospital dell’università di Melbourne e senior demonstrator in Istologia ed Embriologia presso il Dipartimento di Anatomia della stessa Università (Australia); il prof. Julien Freund, sociologo, professore emerito dell’università di Strasburgo e fondatore dell’Istituto di Polemologia presso la stessa Università (Francia); il dr. Friedrich Lehne, giurista, docente presso l’università di Innsbruck (Austria); la dr. Catherine Bernard MBBS, direttrice del Tamilnadu Family Centre (India); l’ing. Paul Guérin, membro del Comité de la Confédération des Syndicats Chrétiens e già presidente della Centrale Nationale des Employés (Belgio); la dr. Léonie Mc Sweeney, executive organiser della Pro-Life Association of Nigeria (Nigeria); la dr. Rosemary Mc Hugh, ginecologa presso il Queen Elizabeth Medical Centre di Birmingham (Inghilterra); il prof. dr. Kazimierz Czaplinski, presidente del Circolo di Cultura Cattolica (K.I.K.) di Wroclaw (Polonia); Stefan Wilkanowicz, membro della Commissione per i laici dell’episcopato polacco, direttore di Znak e redattore capo di Tygodnik Powzechny, di Cracovia (Polonia). il dr. Andrzej Poltawski, membro della Accademia di Teologia cattolica di Varsavia (Polonia); il prof. Jean Foyer, presidente della Commission de législation del Parlamento francese, ordinario di procedura civile all’università di Parigi 2, già Guardasigilli e Ministro della Sanità (Francia); ✝ S.E. mons. Jozef Rozwadowski, vescovo di Lodz, presidente della Commissione episcopale per la famiglia dell’episcopato polacco (Polonia).
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Di fronte al mondo cattolico italiano sta oggi l’alternativa: valersi al più presto e appropriatamente del referendum abrogativo; oppure perseverare nell’inerzia e in «una tragica e sanguinosa attesa» (8). Ma una attesa e una inerzia che sono e saranno pagate ogni anno con la morte di centinaia di migliaia di nostri fratelli.
Roma, 6 marzo 1980
Il Consiglio Direttivo
di ALLEANZA PER LA VITA
Note:
(1) ALLEANZA PER LA VITA, Contro l’omicidio-aborto. Referendum per la vita, in Cristianità, anno VIII, n. 58, febbraio 1980.
(2) I principi programmatici di Alleanza Per la Vita, in Cristianità, anno VII, n. 56, dicembre 1979; e, ibid., anno VIII, n. 57, gennaio 1980.
(3) Corrispondenza romana, 2-2-1980.
(4) ALLEANZA PER LA VITA, Contro l’omicidio-aborto. Referendum per la vita, in Cristianità, anno VIII, n. 58, cit.
(5) GIOVANNI CANTONI, I falsi «avvocati» della vita, in Cristianità, anno VII, n. 49, maggio 1979.
(6) Il Popolo, 23-2-1980. Cfr. anche Avvenire, 22-2-1980.
(7) Corrispondenza romana, 26-1-1980.
(8) ALLEANZA PER LA VITA, Contro l’omicidio-aborto. Referendum per la vita, in Cristianità, anno VIII, n. 58, cit.