Con il motu proprio Antiquum ministerium il Papa trasforma la figura del catechista in vero e proprio ministero
di Michele Brambilla
Sono migliaia i laici, sia uomini che donne, che si adoperano quotidianamente nelle parrocchie come catechisti. Si tratta nella totalità dei casi di volontari, ma dal 10 maggio non sarà più così: Papa Francesco ha infatti emesso un apposito motu proprio, intitolato Antiquum ministerium, che eleva il catechista a vero e proprio «ministero laicale». Come ricorda lo stesso Pontefice, però, la figura del catechista è antica quanto la Chiesa, tanto che cita i passi scritturistici (1 Cor 12,28-31; Gal 6,6; 1 Cor 12,4-11) dai quali si evince la presenza di un carisma particolare all’interno della comunità delle origini: «all’interno della grande tradizione carismatica del Nuovo Testamento, dunque, è possibile riconoscere la fattiva presenza di battezzati che hanno esercitato il ministero di trasmettere in forma più organica, permanente e legato alle diverse circostanze della vita, l’insegnamento degli apostoli e degli evangelisti (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Dei Verbum, 8). La Chiesa ha voluto riconoscere questo servizio come espressione concreta del carisma personale che ha favorito non poco l’esercizio della sua missione evangelizzatrice».
«L’intera storia dell’evangelizzazione di questi due millenni», prosegue, «mostra con grande evidenza quanto sia stata efficace la missione dei catechisti. Vescovi, sacerdoti e diaconi, insieme a tanti uomini e donne di vita consacrata, hanno dedicato la loro vita all’istruzione catechistica perché la fede fosse un valido sostegno per l’esistenza personale di ogni essere umano». Sono nati anche ordini religiosi e associazioni laicali che si prefiggono l’approfondimento e la trasmissione della dottrina cattolica. Qualcuno ha dovuto persino affrontare il martirio per difendere questa dottrina: «la lunga schiera di beati, santi e martiri catechisti ha segnato la missione della Chiesa che merita di essere conosciuta perché costituisce una feconda sorgente non solo per la catechesi, ma per l’intera storia della spiritualità cristiana».
Il riconoscimento del ministero di catechista discende direttamente dal Concilio Vaticano II: «a partire dal Concilio Ecumenico Vaticano II, la Chiesa ha sentito con rinnovata coscienza l’importanza dell’impegno del laicato nell’opera di evangelizzazione. I Padri conciliari hanno ribadito più volte quanto sia necessario per la “plantatio Ecclesiae” e lo sviluppo della comunità cristiana il coinvolgimento diretto dei fedeli laici nelle varie forme in cui può esprimersi il loro carisma». La catechesi parrocchiale è stata affidata sempre più spesso ai laici fin dall’adolescenza, cioè fin dopo la Cresima. Qualcuno, leggasi il beato Carlo Acutis (1991-2005), persino prima…
Nel par.5, dopo aver ripercorso altri interventi magisteriali sul tema, il Papa riafferma il fondamento teologico dell’impegno dell’apostolato laicale in questo specifico ambito: «senza nulla togliere alla missione propria del Vescovo di essere il primo Catechista nella sua Diocesi insieme al presbiterio che con lui condivide la stessa cura pastorale, e alla responsabilità peculiare dei genitori riguardo la formazione cristiana dei loro figli (cfr CIC can. 774 §2; CCEO can. 618), è necessario riconoscere la presenza di laici e laiche che in forza del proprio battesimo si sentono chiamati a collaborare nel servizio della catechesi». E aggiunge: «questa presenza si rende ancora più urgente ai nostri giorni per la rinnovata consapevolezza dell’evangelizzazione nel mondo contemporaneo (cfr Esort. Ap. Evangelii gaudium, 163-168), e per l’imporsi di una cultura globalizzata (cfr Lett. enc. Fratelli tutti, 100.138), che richiede un incontro autentico con le giovani generazioni, senza dimenticare l’esigenza di metodologie e strumenti creativi che rendano l’annuncio del Vangelo coerente con la trasformazione missionaria che la Chiesa ha intrapreso».
L’evangelizzazione, insomma, deve farsi più capillare e penetrare negli ambienti in cui gli uomini contemporanei vivono per rendere anche questi conformi al Vangelo: «l’apostolato laicale possiede una indiscussa valenza secolare. Essa chiede di “cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e orientandole secondo Dio” (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen Gentium, 31). La loro vita quotidiana è intessuta di rapporti e relazioni familiari e sociali che permette di verificare quanto “sono soprattutto chiamati a rendere presente e operosa la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze, in cui essa non può diventare sale della terra se non per loro mezzo” (Lumen Gentium, 33)». Dall’annuncio cristiano scaturirà, così, una nuova civiltà cristiana.
«La funzione peculiare svolta dal catechista, comunque, si specifica all’interno di altri servizi presenti nella comunità cristiana», il che ripropone la questione fondamentale della preparazione che si garantisce ai catechisti nelle nostre comunità: «il Catechista è nello stesso tempo testimone della fede, maestro e mistagogo, accompagnatore e pedagogo che istruisce a nome della Chiesa. Un’identità che solo mediante la preghiera, lo studio e la partecipazione diretta alla vita della comunità può svilupparsi con coerenza e responsabilità», pertanto «è bene che al ministero istituito di Catechista siano chiamati uomini e donne di profonda fede e maturità umana, che abbiano un’attiva partecipazione alla vita della comunità cristiana, che siano capaci di accoglienza, generosità e vita di comunione fraterna, che ricevano la dovuta formazione biblica, teologica, pastorale e pedagogica per essere comunicatori attenti della verità della fede, e che abbiano già maturato una previa esperienza di catechesi» e siano disposti a collaborare umilmente all’apostolato gerarchico.
Dal punto di vista canonico, Francesco si ricollega a Papa Montini: «con lungimiranza, San Paolo VI emanò la Lettera apostolica Ministeria quaedam con l’intento non solo di adattare al cambiato momento storico il ministero del Lettore e dell’Accolito (cfr Lett. ap. Spiritus Domini), ma anche di sollecitare le Conferenze Episcopali perché si facessero promotrici per altri ministeri tra cui quello di Catechista: “Oltre questi uffici comuni della Chiesa Latina, nulla impedisce che le Conferenze Episcopali ne chiedano altri alla Sede Apostolica, se ne giudicheranno, per particolari motivi, la istituzione necessaria o molto utile nella propria regione. Di questo genere sono, ad esempio, gli uffici di Ostiario, di Esorcista e di Catechista”», scriveva nel 1972. Paolo VI ripeté quasi le stesse parole nel n.73 di Evangelii nuntiandi (1975): «tali ministeri, nuovi in apparenza ma molto legati ad esperienze vissute dalla Chiesa nel corso della sua esistenza, – per esempio quelli di Catechista… sono preziosi per la “plantatio”, la vita e la crescita della Chiesa e per una capacità di irradiazione intorno a se stessa e verso coloro che sono lontani».
Papa Bergoglio esorta a che «i pastori non cessino di fare propria l’esortazione dei Padri conciliari quando ricordavano: “Sanno di non essere stati istituiti da Cristo per assumersi da soli tutto il peso della missione salvifica della Chiesa verso il mondo, ma che il loro eccelso ufficio consiste nel comprendere la loro missione di pastori nei confronti dei fedeli e nel riconoscere i ministeri e i carismi propri a questi, in maniera tale che tutti concordemente cooperino, nella loro misura, al bene comune” (Lumen Gentium, 30). Il discernimento dei doni che lo Spirito Santo non fa mai mancare alla sua Chiesa sia per loro il sostegno dovuto per rendere fattivo il ministero di Catechista per la crescita della propria comunità».
Mercoledì, 12 maggio 2021
Approfondimento sull’Iraq – L’Iraq che il Papa sta visitando