Al primo turno delle elezioni amministrative tenutesi domenica 20 giugno, con un tasso di astensione superiore al 65%, i francesi continuano a segnalare il loro malessere nei confronti del “Palazzo”
di Antonio Mondelli
È riduttivo sostenere che il risultato del primo turno delle elezioni regionali e dipartimentali del 20 giugno abbia riservato ai commentatori più di una sorpresa. La marea di voti al Rassemblement National (ex-Front National) prevista in una mezza dozzina di regioni non si è verificata, tranne che in minima parte in Provenza-Alpi-Costa Azzurra. I “baroni” dipartimentali del Partito Socialista, che avrebbero dovuto perdere le loro roccaforti, hanno tenuto, anzi, sono cresciuti percentualmente in Nuova Aquitania, Occitania e Bretagna. Gli ambientalisti, che erano certi di veder confermato l’exploit elettorale conseguito alle ultime elezioni europee, hanno visto notevolmente ridimensionare le loro aspettative. In breve, nulla è andato come previsto in questo primo round. Nulla, neanche il livello di astensionismo che nessuno aveva ipotizzato così alto: con un tasso di astensione pari al 65%, due elettori su tre ha deciso di non andare a votare.
Il noto saggista francese Henri Guaino forse più di altri è riuscito a fornire una corretta chiave ermeneutica di quanto è accaduto e in una intervista al settimanale Famille Chrétienne. Commentando il tasso di astensionismo ha dichiarato: «Stiamo vivendo una vera depressione democratica. La crisi della democrazia riflette una crisi ancora più profonda della società. (…) Il disagio è così grande che gli elettori si sono detti che non avevano tempo da perdere per andare a votare! Ciò che è grave è il fatto che la vita politica appare sempre più priva di peso rispetto ai problemi reali del popolo. Il divario ora è al suo apice, e questa ovviamente non è una buona notizia… ».
E’ certo questo il messaggio più importante che ci lascia questo turno elettorale in Francia: i francesi, dopo il fenomeno dei Gilet Jaunes, continuano a segnalare una profonda sfiducia nei confronti dell’attuale classe dirigente e guardano con disincanto al momento delle elezioni. Altre analisi e commenti di un “dato” che vede coinvolti attivamente solo un elettore su tre rischiano solo di essere fuorvianti e privi di ogni affidabilità.
Giovedì, 24 giugno 2021