Il senso profondo delle vicende umane è racchiuso nella Croce, scandalo e follia per pagani di ieri e di oggi, ma che rimane porta gloriosa di una nuova storia
di Domenico Airoma
Molto si è discusso e si discute sulle cause del conflitto fra Russa e Ucraina. Si ricercano le cause remote e quelle prossime, si pesano le responsabilità e le colpe. Ci si affanna a descrivere un mondo che sta cambiando, un nuovo 1989, dalle conseguenze imprevedibili. E lo scenario sembra essere dominato da attori palesi e da altri occulti, impegnati a imporre la propria visione del mondo, quasi a resettarlo, ad ogni costo.
Ma quel costo ha una carne. Quella degli uomini che continuano a pagare con la loro vita gli effetti collaterali del tumultuoso sussultare di cascami ideologici, vecchi e nuovi.
Si è detto, e giustamente, che è sempre più difficile nelle guerre moderne definire esattamente i confini fra buoni e cattivi. Ma quel che è indiscutibile è che gli uomini che soffrono e cadono a causa di questi conflitti non sono comparse di un dramma capitate lì per caso.
Si può discutere se i morti per le strade di Bucha siano stati messi lì per finalità di propaganda per muovere all’indignazione contro l’invasore, ma non è revocabile in dubbio che quelli non erano morti per Covid e che qualcuno ha sparato a degli innocenti.
Così come, al di là di quel che finisce sulle prime pagine, è indiscutibile che c’è un’altra parte di mondo dove altri innocenti stanno pagando con la loro vita il rifiuto di abiurare la propria fede e dove i carnefici proseguono indisturbati nel loro lavoro, senza sanzioni, né economiche, né politiche e neppure morali, dalla Cina comunista all’Africa dell’islam radicale.
Insomma, c’è un’altra geopolitica oltre quella, dominante, del caos, come l’ha definita in un brillante saggio, Carlo Jean: la geopolitica della Croce. E’ una geopolitica che si intreccia con la prima e ne rappresenta il filo rosso, della quale nessuno si occupa, ma non per questo non è reale.
Per descriverla non occorrono raffinati saggi di storia o di economia; basta saper guardare, basta voler guardare. E’ una geopolitica che racconta storie di poco valore agli occhi dei contabili delle guerre; storie di uomini e donne che hanno sacrificato la propria vita per difendere la fede, la propria patria, le proprie famiglie, le proprie libertà. Che hanno, in definitiva, rinunciato a sé stessi per amore degli altri, per amore dell’Altro, nel silenzio, talora ostile, del mondo.
Anche Colui che si è sacrificato per la redenzione degli uomini, lo ha fatto nell’indifferenza, se non nell’odio, dei potenti e dei sapienti del tempo; e tuttavia, non è mancato chi, al cospetto della Croce, ne ha percepito la potenza salvifica: un semplice soldato e un ladro pentito, due uomini che hanno saputo vedere, perché hanno voluto vedere.
Spesso ci si chiede da dove ricominciare. La Croce è stato l’inizio di una nuova storia, di una storia che non finisce nel buio di un tempo destinato a spegnersi. La Croce resta il modello di ogni inizio, di ogni ascesi personale e sociale, il monito contro ogni tentazione di preferire comode ma illusorie scorciatoie. Ma la Croce esige la libera adesione della volontà.
La geopolitica della Croce è quella dei tanti che non hanno piegato e non intendono piegare la schiena per convenienza o per paura, che hanno scelto liberamente di sacrificarsi. E’ a costoro che occorre guardare, per scorgere in loro la mano benevola della Divina Provvidenza che non ci abbandona, come ci ha ricordato la Santa Vergine a Fatima.
Mercoledì, 13 aprile 2022