Emmanuel Macron, Marine le Pen, Jean-Luc Mélenchon ed Eric Zemmour: le quattro identità della Francia di oggi.
di Antonio Mondelli
Una prima riflessione che salta subito agli occhi, analizzando i dati elettorali relativi alle recenti elezioni presidenziali in Francia, è che i quattro candidati più votati in occasione del primo turno delle elezioni presidenziali (insieme hanno raccolto oltre l’80% dei consensi) sono tutti a capo di partiti “personali”, che poco hanno a che vedere con la storia dei partiti della Quinta Repubblica, ma sono anche tutti espressione di una delle diverse anime identitaire che oggi convivono in Francia.
Eric Zemmour, con il suo partito “La Reconquete”, esprime e dà rappresentanza politica a quell’anima identitaria francese che si riconosce in quei valori che furono alla base della nascita della civiltà cristiana romano-germanica.
Marine Le Pen, con “Rassemblement National”, dà voce ai valori figli del nazionalismo bonapartista.
Emmanuel Macron, con “La République en Marche” ed i suoi elettori, dà voce a quella Francia che oggi guarda all’Europa come strumento che può consentire al proprio paese di continuare ad avere un ruolo internazionale di rilievo.
Jean-Luc Mélenchon e la sua “France Insoumise”, che oltre a raccogliere il 70% del voto di tutta la popolazione di origine musulmana presente in Francia (secondo un sondaggio Ifop, realizzato per conto del quotidiano La Croix), galvanizza i sostenitori dei “nuovi diritti”, sembra incarnare quel mondo culturale e ideologico figlio del Maggio sessantottino.
Una seconda riflessione che possiamo fare guardando ai dati elettorali di domenica scorsa, raffrontandoli con quelli di cinque anni fa, è che l’unica anima identitaria che ha visto crescere significativamente il proprio consenso è quella che fa capo ad Emmanuel Macron, con oltre un milione di voti in più rispetto alla precedente elezione.
E ancora possiamo segnalare il fatto che, a destra, il Partito repubblicano che si ispirava a Charles De Gaulle (1890-1970) sembra essere stato completamente abbandonato dalla propria base elettorale, perdendo in cinque anni oltre cinque milioni e mezzo di voti.
Un’ultima riflessione la merita certamente il comportamento elettorale dei cattolici. Il già citato sondaggio dell’istituto Ifop, pubblicato dal quotidiano La Croix il 12 aprile, fa stato del rafforzamento di una tendenza di lungo periodo, legata al voto dei cattolici e in particolare dei cattolici praticanti.
Rispetto al 2012 i cattolici praticanti che hanno votato candidati espressione della destra sono più che triplicati, e nelle ultime elezioni i cattolici praticanti che hanno votato per Eric Zemmour (16%) sono più del doppio rispetto ai consensi espressi per questo candidato da tutto il corpo elettorale (7%).
Più in generale, il sondaggio evidenzia altresì come più la fede è vissuta intensamente, più le scelte elettorali dei cattolici si spostano a destra.
Come commenta questi dati Philippe Portier, directeur d’études presso l’École Pratique des Hautes Études di Parigi, per un numero crescente di cattolici «essere cattolici non significa solo andare in chiesa, ma anche farsi portavoce di una cultura segnata dall’insegnamento cristiano».
Giovedì, 14 aprile 2022