Radicali e PD sono perfettamente contigui nel promuovere quei “nuovi diritti” che rappresentano la quintessenza della deriva antropologica in atto. Per fermarla serve tutt’altra idea di Europa: saprà incarnarla il centro-destra?
di Renato Veneruso
A chi ha compiuto studi giuridici, il concetto di interpretazione autentica è ben chiaro: chi ha scritto la norma, se è chiamato ad attuarla in ambito giudizialene dà una lettura applicativa che fuga ogni dubbio su come essa deve essere intesa.
Abbiamo qualche giorno fa postato, nell’ambito della introduzione alle prossime elezioni politiche italiane, una riflessione sulla mutazione del PCI in partito radicale di massa; ebbene, chi non ne fosse rimasto adeguatamente convinto, potrà farsi forte del commento di Emma Bonino, storica esponente del Partito Radicale, probabilmente l’ultima rimasta in vita della cerchia del suo più famoso interprete, Giacinto “Marco” Pannella (1930-2016).
La leader del partito +Europa, infatti, commentando la rottura con Carlo Calenda, con il quale aveva tentato di fare gruppo in Parlamento assieme al PDdi Enrico Letta, ha dichiarato al TG1: «Il centrosinistra deve ripartire dal campo dei diritti, dalle battaglie di libertà non fatte e che non sono molto popolari nel mondo politico: ius soli, legalizzazione della cannabis, diritto di morire in dignità, applicazione della legge194, insomma ce n’è a iosa». E’ esattamente l’agenda dei ‘nuovi diritti’ su cui il Partito Democratico si era già schierato anche nella legislatura appena conclusa e a sostegno dei quali viene spronato dalla Bonino a richiedere e raccogliere il consenso degli elettori.
Chi, poi, volesse dubitare dell’autenticità della fonte, dato che il partito +Europa viene presentato come “centrista” e “moderato”, meramente “europeista”, e la stessa Bonino una rappresentante di talepatinato europeismo, consideri la sua scelta quale Ministro degli Esteri, tra il 2013 ed il 2014, proprio dal governo retto da Enrico Letta, dopo essere stata commissario europeo dal 1995 al 1998, e riconsideri più attentamente la qualifica di ‘tecnico’, che in verità è affibbiabile a tutti i governi che si sono succeduti dal 2012 in poi, a partire da quello presieduto dal prof. Mario Monti, in quanto diretti da presidenti del Consiglio mai eletti dal popolo in Parlamento e non sempre leader del partito di cui divennero espressione, per entrambi lo stesso PD. L’etichetta è servita, in particolare, per introdurre elementi radicali nelle fila dei governi targati PD, rendendo evidente a tutti la perfetta contiguità tra le due formazioni politiche.
Spetterebbe, infatti, la qualifica di “tecnico” a un Francesco Rutelli solo perché attuale presidente della ANICA, la potente associazione dell’industria cinematografica e degli audiovisivi, senza alcun incarico direttamente politico, volendo dimenticare non solo e non tanto il suo duplice incarico di sindaco di Roma nelle file del PD dal 1993 al 2001, quanto soprattutto i suoi esordi politici, alla fine degli anni Settanta, nelle fila del succitato Partito Radicale, di cui fu segretario nel 1980?
E’ forse un ‘tecnico’ l’economista del FMI – Fondo Monetario Internazionale – Carlo Cottarelli, commissario straordinario alla spending review del medesimo governo Letta, che gli affidò, nel novembre 2013, il compito di tagliare l’eccessiva spesa pubblica italiana, senza dimenticare che, per questo, è stato per poche ore anche Presidente del Consiglio incaricato nel maggio 2018, prima che Lega e Movimento 5 Stelle si inventassero la maggioranza gialloverde che diede vita al primo governo del cosiddetto “avvocato del popolo”, il prof. Giuseppe Conte? Non è un caso la sua candidatura alle prossime elezioni nelle fila sempre dell’ineffabile PD?
Allora la storia della Bonino garantisce eccome, non solo sulla sua appartenenza alle battaglie radicali più famose, in particolare a quella in difesa (e anzi a favore dell’ampliamento) del diritto all’aborto, sancito con la legge 194, ma appunto anche sull’allargamento di tale prospettiva a livello internazionale. Bonino (che è Presidente del Partito Radicale Transnazionale dal 1989, dopo essere stata eletta dieci anni prima al Parlamento europeo), sta cercando, con successo, di trasferire negli organi istituzionali di Bruxelles, in specie alla Commissione UE, tale egemonia culturale d’impronta relativista, così che oggi, nella persona della presidente della medesima Commissione, Ursula von der Leyen, viene contestata alla Polonia e all’Ungheria la lesione dei princìpi dello ‘stato di diritto’, così colpendo la forte resistenza dei due Paesi all’introduzione dell’agenda LGBTQ+ e dei ‘nuovi diritti’ entro i propri confini nazionali.
Dunque, pur non essendo possibile, allo stato, valutare la consapevolezza, né misurare la coerenza delle forze politiche di centro-destra che, almeno in tesi, difendono i principi fondamentali relativamente a vita, famiglia e libertà religiosa e di educazione, si intravede un’apprezzabile differenza di partenza nei contrapposti schieramenti.
Venerdì, 19 agosto 2022