La persecuzione religiosa e la repressione del dissenso politico raggiungono, in Nicaragua, un nuovo picco, benché siano state denunciate con forza da Papa Francesco e dall’ONU
di Stefano Nitoglia
Il vescovo di Matagalpa, in Nicaragua, mons. Rolando José Álvarez Lagos, è stato formalmente accusato dalla locale procura di associazione a delinquere finalizzata a minare l’integrità nazionale e a diffondere notizie false a danno dello Stato e della società. Ne dà notizia il sito Vatican News del 14 dicembre. La prima udienza è stata fissata per il 10 gennaio 2023. Degli stessi reati è accusato il sacerdote don Uriel Antonio Vallejos, considerato “latitante”, mentre il vescovo era stato posto agli arresti domiciliari già il 19 agosto 2022.
Monsignor Álvarez Lagos è il primo vescovo ad essere incriminato ed arrestato da quando il dittatore sandinista Daniel Ortega è tornato al potere in Nicaragua nel 2007. L’arresto fa parte di una campagna contro la Chiesa cattolica, campagna iniziata nel 2018, quando la Chiesa venne accusata di aver appoggiato le manifestazioni di protesta scoppiate contro il regime. Le proteste furono represse con estrema violenza: 355 i morti accertati. Si impedì persino ai medici di prestare soccorso ai feriti ricoverati in ospedale. La Chiesa cattolica, in quei tristi giorni, diede rifugio ai perseguitati e si adoperò per una soluzione negoziata della crisi. Il dittatore catto-comunista Daniel Ortega accusò i religiosi di essere «terroristi», «golpisti» e «demoni in sottana». Da allora è stato un crescendo di persecuzioni (cfr. Il lupo sandinista perde il pelo, ma non il vizio, 2 ottobre 2022 e Nicaragua: Ortega non si ferma, 27 novembre 2022). Ultima, la proibizione della popolarissima devozione alla “Purissima”, il titolo con il quale la Vergine è venerata come patrona ufficiale del Nicaragua dal 2011, la cui festa inizia i giorni precedenti l’8 dicembre. Ogni 8 dicembre i cattolici nicaraguensi la celebrano con particolare gioia e fervore, ma quest’anno pellegrinaggi e manifestazioni religiose sono state vietate dalla polizia.
Delle persecuzioni contro la Chiesa cattolica in Nicaragua aveva parlato Papa Franceso all’Angelus di domenica 21 agosto. «Seguo da vicino con preoccupazione e dolore -aveva detto – la situazione creatasi in Nicaragua che coinvolge persone e istituzioni. Vorrei esprimere la mia convinzione e il mio auspicio che, per mezzo di un dialogo aperto e sincero, si possano ancora trovare le basi per una convivenza rispettosa e pacifica». Nello stesso meseanche il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, si era detto «sgomento» e «preoccupato» per la situazione nel Paese centroamericano. Ora è la volta dell’Alto Commissario ONU per i diritti umani, Volker Türk, che nella sua periodica analisi della situazione, il 15 dicembre, ha denunciato le condizioni «precarie» in cui sono detenuti i prigionieri politici, nonché il trattamento «umiliante e degradante» cui sono sottoposte le loro famiglie, la chiusura di oltre tremila ONG, l’oscuramento di quasi trenta media, le vessazioni di manifestanti, clero, giornalisti e altri abusi, «il tutto nell’ambito di uno sforzo sistematico per soffocare oppositori e dissidenti». Le elezioni amministrative del novembre scorso, prosegue l’Alto Commissario, «hanno avuto elementi di stato autocratico. Il giorno delle elezioni è stato afflitto da atti di intimidazione, con posti di blocco allestiti intorno ai seggi elettorali per monitorare gli elettori. Alle persone percepite come oppositori politici è stato impedito l’accesso ai seggi elettorali».
Domenica, 18 dicembre 2022