La devozione popolare esiste ancora: cerca solo i segni che possono risvegliarla
di Cristina Cappellini
Quel che è accaduto a Soncino, tra il 30 aprile e il 6 maggio scorsi, ha sorpreso (piacevolmente s’intende) persino il parroco, son Giuseppe Nevi, che tanto ha voluto che la statua pellegrina di Fatima giungesse nella sua parrocchia, anzi nelle sue parrocchie, visto che quella di Soncino ne conta ben cinque, sotto la medesima guida pastorale.
Il sacerdote sapeva, quantomeno auspicava, che il segno mariano avrebbe stimolato i fedeli alla preghiera e alla meditazione, tanto da organizzare una fitta serie di appuntamenti quotidiani per tutta la settimana (dalle Lodi mattutine al Santo Rosario, dall’adorazione eucaristica alle preghiere con bambini e ragazzi, malati e anziani, fino alla confessione serale prima delle Messe con meditazione a tema). Quello che però non si aspettava, anche se magari in fondo lo sperava, era di vedere un flusso continuo di persone di ogni età a visitare la Madonna, collocata su un ampio cuscino di rose e garofani bianchi di fianco all’altare della pieve di Santa Maria Assunta, la maestosa e suggestiva chiesa dalla volta stellata su sfondo blu che ricorda un po’ il mausoleo di Galla Placidia a Ravenna.
Già l’arrivo della statua della Madonna alla Rocca, domenica 30 aprile, accolta con tutti gli onori dalle autorità religiose, militari e civili, dai Templari e dalla banda civica, oltre che dai gonfaloni istituzionali e dell’associazionismo locale, era stato un momento di grande partecipazione popolare (considerando anche i numerosi turisti presenti, che non hanno voluto perdersi l’evento), così come la Messa solenne, presieduta dal vescovo emerito mons. Dante Lanfranconi, e tutte le altre Messe (quella di giovedì 4 maggio è stata presieduta dal vescovo di Cremona in carica, mons. Antonio Napolioni) che, durante la settimana, hanno offerto anche la possibilità di meditare ogni sera su un tema diverso legato proprio alle apparizioni di Fatima: la preghiera, la conversione, la penitenza, l’aiuto per salvare le anime, l’affidamento a Maria.
Ogni appuntamento ha richiamato un gran numero di fedeli – anche di curiosi ovviamente – e il via vai incessante di persone dalle sette della mattina alle dieci della sera è stata una grazia meravigliosa, oltre che una grande soddisfazione per chi ha voluto offrire un evento spirituale così importante alla propria comunità e ha assistito con i propri occhi al divampare di una devozione popolare che sempre più spesso appare intimidita, soffocata dal relativismo dilagante e dalla secolarizzazione della società.
Chi è stato a Soncino nei giorni scorsi ha potuto rendersi conto di come tanta gente abbia bisogno di riscoprire i riti, la liturgia, i segni. Più volte, anche da chi ha accompagnato la statua della Madonna, è stato utilizzato il termine “segno” per indicare la presenza di Maria attraverso la sua immagine.
E l’immagine di cui gli occhi e il cuore si sono riempiti era di una bellezza e di un’ armonia sublime, tanto che l’esclamazione più sentita è stata: «È piccola, ma è bellissima», a testimoniare come una statua di poco più di un metro di altezza, nella sua semplicità, grazia e dolcezza, sia potuta arrivare dritta al cuore di così tante persone.
Quante candeline accese (grazie al cielo a Soncino ci sono ancora quelle di cera!), quante preghiere, quante immaginette che le persone hanno portato con loro, tornandosene a casa, quanti segni della croce e rosari sgranati (richiesti perfino in sagrestia) davanti a quell’immagine così piccola e così grandiosa della Madre celeste. E ovviamente quante fotografie scattate con gli smartphone.
Nel pomeriggio dedicato al Rosario dei malati e degli anziani la pieve si è trasformata in una piccola Lourdes: un momento davvero toccante, soprattutto nei pochi istanti in cui, durante le litanie, la convergenza dei raggi del sole dalle vetrate laterali ha illuminato con un fascio di luce bianca la Madonna e il letto di fiori su cui poggiavano i suoi piedi. Chi ha assistito a quell’incanto (bastava guardare gli occhi di molti presenti) non ha potuto fare a meno di emozionarsi.
Si può dire che la presenza della statua della Madonna di Fatima sia entrata di fatto nella storia di Soncino. Ora si spera che i semi gettati, con il passare del tempo, producano frutti e che questo inaspettato risveglio di devozione popolare susciti maggiore preghiera, meditazione, conversione, penitenza, affidamento, proprio come la Madonna chiese a Fatima, avendo sempre ben presenti le parole di Maria, riportate da suor Lucia dos Santos: «Il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e la via che ti condurrà a Dio».
Venerdì, 12 maggio 2023