Oscar Sanguinetti, Cristianità n. 254-255 (1996)
«1796-1996. Triennio giacobino, Insorgenze popolari e dominazione napoleonica in Italia Dagli “albori” alla “riscoperta” dell’identità nazionale»
Il 12 maggio 1996 si è tenuto a Milano, presso il Centro Congressi del Palazzo delle Stelline, un convegno dal titolo 1796-1996. Triennio giacobino, Insorgenze popolari e dominazione napoleonica in Italia. Dagli «albori» alla «riscoperta» dell’identità nazionale, organizzato dall’ISIN, l’Istituto per la Storia delle Insorgenze, con sede a Milano, in collaborazione con la Regione Lombardia, Settore Trasparenza e Cultura, con Alleanza Cattolica e con Cristianità.
L’ISIN, l’Istituto per la Storia delle Insorgenze
L’ISIN è stato costituito nel capoluogo lombardo nel novembre del 1995, con lo scopo di studiare e di diffondere la conoscenza delle insorgenze popolari contro-rivoluzionarie verificatesi in Italia durante il periodo del dominio napoleonico (1796- 1815), nonché fenomeni analoghi, anche accaduti in paesi diversi dall’Italia. L’ISIN si prefigge di creare un centro di documentazione che raccolga libri, riviste, documenti, materiale iconografico, da mettere al servizio del pubblico con le normali modalità diffusive, quali, per esempio, l’organizzazione di convegni, mostre, conferenze; la stesura di articoli, rassegne bibliografiche, recensioni; la fornitura di libri e di altri materiali.
Il convegno
Il convegno del 12 maggio si proponeva un duplice scopo: da un lato rievocare e commemorare, a duecento anni dal suo primo manifestarsi, il fenomeno delle insorgenze contro-rivoluzionarie in Italia e, dall’altro, riflettere su questa pagina dimenticata della storia nazionale e tentarne un’interpretazione, sia nell’àmbito più ampio del significato storico del Triennio Giacobino, sia ai fini di una non omissiva ricostruzione delle radici dell’identità nazionale italiana al centro di un vivo dibattito nel mondo culturale e politico italiani.
L’incontro è stato pubblicizzato nelle settimane precedenti con una uscita, in due riprese, della locandina del programma sui quotidiani Avvenire e il Giornale. Nei giorni immediatamente precedenti, poi, Alleanza Cattolica ha diffuso nel centro cittadino e davanti all’Università Cattolica del Sacro Cuore un volantino nel quale, mentre stigmatizzava le dispendiose iniziative della giunta leghista di Milano per celebrare il secondo centenario dell’ingresso delle truppe napoleoniche a Milano nel maggio del 1796 — sono stati stanziati duecentocinquanta milioni del pubblico denaro —, dava notizia del convegno dell’ISIN, il quale, fra l’altro, veniva casualmente proprio a coincidere con la giornata conclusiva — e clou — delle manifestazioni municipali.
Gli interventi
Introdotto dal dottor Gabriele Fontana dell’ISIN, che ha coordinato il susseguirsi dei vari interventi, ha preso per primo la parola l’assessore alla Trasparenza e alla Cultura della Regione Lombardia, avvocato Marzio Tremaglia. Questi, nel sottolineare la singolarità dello svolgimento di un convegno sulle insorgenze contro-rivoluzionarie in contemporanea con la rievocazione storica dell’ingresso delle truppe rivoluzionarie francesi a Milano, ha avuto espressioni di simpatia e di incoraggiamento per il convegno, mentre ha ribadito la necessità in questo frangente di non cedere a troppo facili impulsi verso la rimessa in discussione radicale dello stato nazionale.
Subito dopo si è insediata la presidenza della sessione mattutina del convegno nella persona del dr. Francesco Mario Agnoli, magistrato bolognese, già membro del Consiglio Superiore della Magistratura e autore di numerosi saggi, nonché di opere letterarie, sulle insorgenze — l’ultimo dei quali intitolato Guida introduttiva alle insorgenze contro-rivoluzionarie in Italia durante il dominio napoleonico (1796-1815), edito da Mimep-Docete nel 1996 —, il quale ha tenuto una breve rievocazione del fenomeno in generale.
La prima delle quattro relazioni — intitolata 1796-1799: il Triennio giacobino in Italia. I fatti, le conseguenze e l’interpretazione storiografica —, nelle quali il convegno si è articolato, è stata tenuta dal dottor Paolo Martinucci, direttore didattico a Sondrio e membro dell’ISIN, il quale ha tracciato un quadro delle premesse — nel «dispotismo illuminato» dei principi settecenteschi, particolarmente esemplare nel caso di Maria Teresa e di Giuseppe II d’Asburgo per quanto concerne la Lombardia — e dei principali aspetti e figure del Triennio Giacobino 1796-1799, mettendone in risalto le tendenze eversive di un ordine civile e di una tradizione religiosa ed ecclesiale plurisecolari, che sarebbero state cause scatenanti delle successive insorgenze.
La sessione antimeridiana è stata conclusa da un intervento del dottor Marco Invernizzi — dal titolo Le insorgenze popolari contro-rivoluzionarie in Lombardia e in Italia —, presidente dell’ISIN e studioso di storia italiana contemporanea, con particolare riferimento al movimento cattolico. Dopo un’ampia panoramica dei principali episodi di insorgenza in Italia durante il Triennio Giacobino e oltre — dalle «Pasque Veronesi» del 1797 al cosiddetto «Viva Maria!» in Toscana nel 1799, alle insorgenze dello stato pontificio e del Regno di Napoli, culminata quest’ultima nell’epopea dell’esercito della Santa Fede guidato dal cardinale Fabrizio Ruffo nel 1799 —, il dottor Marco Invernizzi si è soffermato sulla necessità di andare oltre il puro interesse storico ed erudito o, forse, nostalgico nello scrivere la storia delle insorgenze contro-rivoluzionarie, per indirizzarsi viceversa a cercare di comprenderne il significato nel più ampio quadro del Risorgimento e della successiva storia nazionale. Le insorgenze, secondo l’oratore, per il loro manifestarsi su tutto il territorio della Penisola, talvolta sincronicamente, testimoniano che sul finire del Settecento la nazione italiana, nonostante l’assenza di un organismo statuale unitario, esiste già in termini di cultura e di comune sentire, permeati di un robusto cattolicesimo «tridentino» che il giansenismo ha solo scalfito. Da questo scaturisce un atteggiamento immediatamente reattivo nei confronti dell’invasione francese, la quale evidenzia fin da subito caratteri nuovi, rivoluzionari e spoliatori. Negli anni 1796-1799 le popolazioni italiane si scagliano senza frapporre indugi e spesso disperatamente contro l’invasore in un confronto che, a detta di uno dei generali francesi che guidarono l’ invasione dell’Italia centrale e meridionale, Paul Thiébault, costerà loro, solo in questo periodo, almeno sessantamila caduti.
Nella sessione pomeridiana, presieduta dalla professoressa Gigliola di Renzo Villata, titolare della cattedra di Storia del Diritto Italiano nell’Università degli Studi di Milano, ha svolto una relazione dal titolo L’introduzione e le influenze del Code Napoléon in Italia il professor Adriano Cavanna, ordinario della stessa materia nell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. L’illustre studioso ha mostrato l’importanza dell’introduzione della codifica napoleonica — il Code Napoléon appunto — ai fini del consolidamento del regime imperiale, nonché del radicamento delle idee rivoluzionarie e ugualitarie in Italia, al punto che neppure la cosiddetta Restaurazione porrà più generalmente in discussione i princìpi dell’ ordinamento giuridico elaborato sotto l’Impero francese.
Quindi, la professoressa Gigliola di Renzo Villata ha documentato lo stesso fenomeno in relazione al diritto di famiglia.
Ha concluso il convegno Giovanni Cantoni, reggente nazionale di Alleanza Cattolica e direttore di Cristianità, con una relazione dal titolo Amor di patria e nazionalismo in Italia, fra Antico Regime, Insorgenze e dominazione napoleonica. Dopo un excursus volto a ricostruire l’evoluzione nel tempo del significato dei termini «patria» e «nazione» e a mostrare l’importanza di tale mutamento nel quadro del conflitto fra la Rivoluzione e la Contro-Rivoluzione, Giovanni Cantoni ha esortato, nel quadro di una ricostruzione fedele e non ideologizzata delle radici culturali dell’Italia contemporanea, a non dimenticare gli insorgenti. Nello stesso tempo ha messo in guardia dalla tentazione di «giocare» dialetticamente i diritti delle «patrie» locali, conculcati con violenza livellatrice dallo Stato nazionale unitario, contro quelli di quest’ultimo. Infatti — come provano, per esempio, le vicende di altre realtà nazionali europee — l’unità politica non ha un legame essenziale con la cultura che l’ha prodotta in Italia, quindi può essere assunta, prescindendo radicalmente da tale cultura, come presidio atto a proteggere i singoli, i corpi intermedi e le identità culturali locali dalla pressione diretta dei nuovi poteri sovranazionali, ulteriormente livellatori e ampiamente dominati dai poteri forti.
Presenze, adesioni ed eco
Il convegno si è svolto alla presenza di un folto e attento pubblico calcolato, lungo tutto l’arco della giornata, in circa trecento persone e caratterizzato da una forte presenza giovanile.
Ai lavori hanno assistito — fra altri — Julio Loredo de Izcue, dell’Ufficio Tradizione Famiglia Proprietà, il consigliere regionale dottor Piergianni Prosperini, il consigliere provinciale dottor Dario Vermi, il vicesegretario regionale di Alleanza Nazionale dottor Franco Tofoni, e la dottoressa Gabriella Monaco Fenizia, promotrice del Circolo ambientale di AN Valore Famiglia.
Il presidente della Regione Lombardia, on. Roberto Formigoni, a Roma per il concomitante svolgimento della cerimonia di beatificazione dell’arcivescovo milanese cardinale Alfredo Ildefonso Schuster O.S.B. (1929-1954), ha inviato un telegramma di partecipazione e d’incoraggiamento; un messaggio ha pure fatto pervenire la parlamentare europea Cristiana Muscardini.
Ampi resoconti del convegno sono apparsi sul Secolo d’Italia e su L’indipendente, entrambi il 14 maggio 1996, quindi l’iniziativa ha avuto ulteriormente eco su organi di stampa di provincia.
Oscar Sanguinetti