Mauro Ronco, Cristianità n. 421 (2023)
Intervento preparato in occasione del convegno organizzato da Alleanza Cattolica su Quale strategia per denatalità, vita e famiglia?, tenutosi a Roma, presso l’Hotel Casa Tra Noi, il 20 maggio 2023.
1. La condizione in cui si trova la battaglia a favore della vita, della famiglia e dell’educazione dei figli secondo la legge di Dio — battaglia schernita nella sua stessa libertà di espressione dall’invadenza insolente del potere mediatico e soffocata da leggi che conferiscono piena libertà all’errore e restringono la proclamazione della verità — induce a domandarci se gli araldi del bene siano stati accorti nella loro strategia, ovvero se anch’essi abbiano compiuto errori fatali.
Nell’ora in cui il livello di abominio morale sembra pervenuto al suo culmine, è d’uopo interrogarci sulle colpe dei «buoni» tenendo avanti agli occhi come oggetto di meditazione il testo in cui san Luca ricorda che Gesù — lodando l’amministratore disonesto — disse: «I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce» (Lc 16, 8), proseguendo: «Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire a Dio e a mammona» (Lc 16, 13).
2. Nel dopoguerra, dopo la scoperta dell’immane sterminio nazionalsocialista degli ebrei, di altre etnie e degli uomini, donne e bambini senza valore — le esistenze-zavorra, Ballast-Existenzen —, sembrò che in Occidente si potesse risvegliare il senso di umanità eroso a partire dai Paesi anglosassoni e germanici in un secolo intero di evoluzionismo materialista ed eugenista.
Nelle università tedesche e anglosassoni avevano dettato legge per decenni gli accademici che avevano dichiarato guerra agli inadatti per sradicarli dal mondo. Ernst Haeckel (1834-1919), il cupo banditore del darwinismo sociale, acclamato dalla «scienza» ufficiale, aveva dichiarato già nel 1868 che la sanità dei popoli non avrebbe potuto che trarre giovamento dal riattivare la pratica crudele degli spartani, togliendo dalla vita migliaia di storpi, sordomuti, «cretini». È ragionevole «[…]gleich von Anfang an den Weg abzuschneiden» (1), «tagliare la strada fin dall’inizio» a vite senza valore, strappandole alla miseria inevitabile. Nel dopoguerra l’argomento ad Hitlerum sembrò acquisire un certo valore. «Vedete a che punto si può arrivare se si seguono i programmi eugenistici ed eutanasici?», dicevano le persone più ragionevoli, mostrando preoccupazione per la deriva scientista in corso per decenni nell’Occidente più avanzato.
Peraltro, l’insegnamento morale della Chiesa cattolica, sotto la guida del venerabile Pio XII (1939-1958), sembrava nuovamente influire sui popoli cattolici; e le élites delle nazioni occidentali, mosse anche dal timore della minaccia sovietico-comunista, sembravano dare un certo credito alle tesi in difesa della vita e della famiglia.
3. Questo periodo di relativa calma fu di breve durata. Già verso la fine degli anni Cinquanta del secolo scorso il movimento mondiale per l’aborto e l’eutanasia prese nuovo vigore. Furono però cambiate le strategie di fondo: si passò dalla strategia autoritaria e pseudo-scientifica a quella liberale e libertaria.
Molti argomenti di tipo eugenetico si erano mostrati peraltro scientificamente infondati. Anche il profilo relativo alle insostenibili sofferenze dei malati sembrava, alla luce del progresso delle terapie del dolore, meno pregnante di quanto fosse apparso in passato.
Le linee ideologiche che contrassegnarono la rivendicazione dell’aborto e dell’eutanasia a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso fecero riferimento a due idee di fondo.
La prima fu di rivendicare il diritto all’aborto come diritto di libertà della donna e il diritto a morire come diritto di libertà della persona. La seconda fu di denunciare, per quanto riguarda l’aborto, lo scandalo degli aborti clandestini e l’esigenza di tutelare la salute della donna e, per quanto riguarda l’eutanasia, la sconvenienza del mantenere in esistenza una persona quando la qualità della sua vita fosse gravemente compromessa, provvedendo a eliminarla, nel suo best interest, ovviamente.
La nuova prospettiva ideologica è stata contrassegnata da una sottigliezza e da una perfidia concettuale di gran lunga superiore a quella precedente. Il profilo nuovo fu il richiamo alla libertà assoluta dell’uomo e al principio di autodeterminazione di ciascuno su di sé e su creature che non possono difendersi da sole.
4. La nuova strategia è integralmente liberale. È liberalismo allo stato puro. È sollecitazione perfida rivolta all’orgoglio dell’uomo e della donna affinché essi pronuncino ripetutamente il «non serviam» urlato dal Nemico infernale nell’aurora remota della creazione di Dio.
Ora, questa strategia — a differenza di quella violenta, totalitaria, che provoca reazioni negli uomini e nelle donne forti e poi in gran parte del corpo sociale — è stata vincente, e non poteva non esserlo, nelle condizioni in cui si trovava l’Occidente dopo secoli di ininterrotto logoramento morale.
L’unico rimedio contro questa strategia sarebbe stato, ed è ancora oggi, il ritorno integrale a Cristo e alla sua Chiesa, che ci scongiurano di rinunciare a noi stessi, cioè al mondo del nostro egoismo, dell’amore sregolato di noi stessi affinché amiamo Dio e, in Dio, amiamo ordinatamente noi stessi e gli altri. Scongiurandoci di fare ciò, Nostro Signore e la Chiesa ci danno altresì i mezzi: i sacramenti e la preghiera, con i quali riuscire a vincere le tre concupiscenze e l’influenza del Maligno.
Gli anni Sessanta del secolo scorso hanno coinciso con l’esplosione della crisi interna alla Chiesa. Molte cose essenziali sono state sovvertite. L’ascolto del mondo — per cui Gesù non ha pregato — è diventato la regola. Senza Cristo e la Chiesa la rivoluzione antropologica — l’aborto e l’eutanasia e tutto quello che ne sarebbe seguito — non poteva non avere la meglio.
5. È d’uopo interrogarci se i laici cattolici fedeli abbiano combattuto veramente la buona battaglia puri come colombe, ma scaltri come serpenti: un interrogativo indispensabile per raddrizzare il nostro agire futuro.
No! Hanno combattuto spesso senza la trasparenza delle prime e ancor più frequentemente con l’ingenuità dei semplicioni. Hanno fallito nel loro compito non soltanto per colpa dell’astuzia e della violenza dei nemici, ma soprattutto per la loro debolezza. «Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire a Dio e a mammona» (Mt 6, 24).
La lotta contro l’aborto e contro l’eutanasia non è stata assunta adeguatamente dal laicato cattolico come lotta globale contro la Rivoluzione anticristiana, ma come una lotta, certamente importante, ma non vissuta come un conflitto usque ad effusionem sanguinis.
Lo spirito del liberalismo si è impadronito di molti degli stessi cattolici fedeli, a ciò sospinti dall’esempio malsano di quelle élites politiche che, come credulone, si erano illuse di aver avuto accesso alle stanze del potere e che, per mantenere tale apparente potere, divennero disponibili a ogni compromesso con lo spirito di Mammona.
6. Mentre si contrastava giustamente il comunismo, non ci si accorgeva che il virus liberale — preso per buono allo scopo di opporsi al comunismo — si impadroniva a poco a poco di molti di noi. Si cominciò a pensare che si dovesse certamente aderire alla legge di Dio, ma che anche a Mammona spettassero dei diritti e, via via, «diritto» dopo «diritto», Mammona è divenuto il «diritto». Quando Mammona si erge in «diritto» diventa anche violento e non tollera più che si desideri e si proclami pubblicamente l’obbligatorietà della legge di Dio.
Anche se i «buoni» si affannano a dichiarare di non volere alcuna coazione per coloro che diffondono, propagandano, praticano impunemente gli aborti; anche se si sbracciano nel garantire che gli uccisori dei malati non saranno puniti se non con sanzioni poco più che simboliche, Mammona non si accontenta di queste concessioni. Progetta egli stesso e attua le sanzioni contro i difensori della vita. Vorrebbe allontanarli dagli ospedali, vietando l’obiezione di coscienza; vorrebbe che più non alzassero la voce coloro che mostrano i danni dei cambiamenti di sesso, addirittura quando essi sono indotti prima dell’adolescenza. Anche su questo punto una nuova «scienza» avanza insolente, incurante degli effetti collaterali nefasti sul corpo e sulla psiche delle vittime.
L’ultima barriera sembra essere il divieto della surrogazione della maternità. Ma anche qui le avanguardie lanciano le loro frecce avvelenate. Ma voi siete degli oppressori! Volete impedire l’amore! Almeno si registrino automaticamente le genitorialità meramente intenzionali. Voi perseguitate i bambini; discriminate i deboli e gli indifesi…
Non commettiamo gli stessi errori del passato. I minacciosi comunisti si sono trasformati ipocritamente in liberali benevoli. Non confondiamo il nemico. Esso è comunista e liberale allo stesso tempo, secondo le convenienze, poiché usa la scaltrezza dei figli delle tenebre. Comprendiamo che la lotta è unica e che essa non può essere vinta da soli: può essere vinta soltanto se Dio è con noi; se noi lo invochiamo, lo preghiamo, lo chiamiamo in nostro aiuto, anche e soprattutto pubblicamente.
Note:
1) Intervento preparato in occasione del convegno organizzato da Alleanza Cattolica su Quale strategia per denatalità, vita e famiglia?, tenutosi a Roma, presso l’Hotel Casa Tra Noi, il 20 maggio 2023.