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Ogni embrione è un bambino vero

23 Febbraio 2024 - Autore: Chiara Mantovani

Una recente sentenza della Corte Suprema dell’Alabama ribadisce quello che, in realtà, ogni scienziato dovrebbe già sapere, ovvero che ogni embrione umano è un essere umano

di Chiara Mantovani

Una notizia del 21 febbraio è sembrata tanto sconvolgente da meritare un lancio praticamente su tutte le testate giornalistiche e tutte appaiono stupite, preoccupate, incupite e scandalizzate. Che cosa succede di così clamoroso? Succede che la Corte Suprema dell’Alabama, in data 16 febbraio 2024, pubblica una sentenza[1] nella quale – citate tutte le pronunce precedenti – dichiara che tutti gli embrioni umani, comunque prodotti e dovunque posizionati, sono bambini umani.

Lo scandalo secondo i giornalisti, dunque, si potrebbe così riassumere: come si permette, una Corte Suprema qualsiasi, di dichiarare appartenente alla specie umana, come se fosse un vero bambino, un embrione umano? Se non fosse tragico il tema, lo scandalo sarebbe decisamente comico.

Il medico trova tutto ciò francamente eccessivo: quando mai si è sospettato il contrario? Forse che qualche clinica di procreazione medicalmente assistita ha mai proposto ad una donna/una coppia la produzione di un embrione di specie sconosciuta, che poi a piacere sarebbe diventato umano? Non è esplicito, anche senza particolari postille, che chi si rivolge ad una procedura per procreare vuole ottenere un figlio? La pubblicità del lucroso business della fecondazione artificiale non mente: volete il figlio che tanto desiderate? Siamo qui per questo, ve lo facciamo come volete e, se la prima volta non riesce come richiesto, possiamo anche procedere ad un secondo tentativo gratis.

Senza ombra di dubbio è notizia vecchia e comprovata che ogni essere umano passa dall’aspetto di embrione a quello di bambino senza fare salti di specie o di natura[2], ma esclusivamente producendo materiale cellulare specializzato, grazie ad un programma auto-inserito (chiamasi DNA), tipico ed esclusivo per ciascun soggetto umano. Sempre che glielo si consenta.

Se invece lo si impedisce, o se lo si mette in pericolo eccessivo, dal momento che – quando questo accade volutamente per ogni umano – lo Stato dell’Alabama ha già abbondantemente legiferato che sia punibile, ecco che qualcuno ha messo insieme due fatti e ne ha tratto una conclusione. Ed è una conclusione meravigliosamente evidente già leggendo i nomi di chi si è rivolto alla Corte per avere giustizia: «James e Emily LePage, individualmente, come genitori e come tutori dei due deceduti “Embrioni LePage”, Embrione A e Embrione B; William e Caroline Fonde, individualmente, come genitori e come tutori dei due deceduti Embrioni Fonde, Embrione C ed Embrione D; Felicia e Scott Aysenne, come genitori e come tutori di Baby Aysenne, embrione/minore». Sono figli, dunque hanno il cognome di famiglia; sono embrioni e il loro nome per ora, ai fini legali, è solo quello delle etichette di catalogazione medica. Ma sulla loro morte si può indagare per quel che sono: esseri umani.

Dove è, allora, lo scandalo? C’è, ed è colossale. È che ordinariamente si mente sapendo di mentire alle donne e alle coppie, facendo distinzione tra morule-blastule-embrioni e bambini; è che mai si dice esplicitamente che per ogni “bambino in braccio” molti di più non nascono, vengono volutamente eliminati (riduzione embrionale), oppure vengono crioconservati – ovvero messi in azoto liquido a circa -196ºC – e che attualmente[3] in Italia si stimano circa quarantamila embrioni congelati, di cui non si sa il destino. Poi c’è un numero imprecisato di altri minuscoli esseri umani a disposizione di chi li ha commissionati, o disponibili per le maternità surrogate. Non tutti, anche se medicalmente ben trattati, potranno nascere. Per il 2021, anno cui fa riferimento l’ultima Relazione al Parlamento sulla PMA[4], in 108.067 cicli – nei quali si “producono” non uno solo, ma alcuni embrioni – «i bambini nati vivi sono […] 16.625». Quando li si pensa per quel che sono, forse si comprende perché si voglia evitare la vertigine.

Sotto la retorica del ‘diritto’ al figlio, sotto l’ipocrisia un po’ codarda di chi vuole nascondere i fatti perché potrebbero turbare, sotto l’imbarazzo che nasce quando i veli ideologici cadono e le cifre si mostrano drammaticamente cariche di costi umani ed etici altissimi, ogni bambino proclama – solo esistendo – che non è nudo il re, ma la verità.

Venerdì, 23 febbraio 2024


[1] La sentenza

[2] «Una volta che [il processo] è iniziato, non c’è frazione particolare del processo di sviluppo che sia più importante dell’altra: tutte sono parti di un processo continuo», Rapporto Warnock, 1984, cap. XI.

[3] Il giornale

[4] Annuale Relazione al Parlamento sulla PMA

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