A Venezia, il 28 aprile, Papa Francesco ha invitato i giovani a usare due verbi per le loro vite, alzarsi e andare
di Marco Invernizzi
Papa Francesco, durante la visita a Venezia dello scorso 28 aprile, ha usato «due verbi di movimento che animavano il cuore giovane di Maria, Madre di Dio e nostra. Lei, per diffondere la gioia del Signore e aiutare chi era nel bisogno, “si alzò e andò” (Lc 1,39). Alzarsi e andare».
Che cosa significa? Alzarsi, ma da dove? «Alzarsi da terra, perché siamo fatti per il Cielo. Alzarsi dalle tristezze per levare lo sguardo in alto. Alzarsi per stare in piedi di fronte alla vita, non seduti sul divano».
Alzarsi da questo mondo, mi permetto di aggiungere. Da questo mondo ammalato, nel quale viviamo e che ciononostante amiamo, perché è quello nel quale il Signore ci ha voluti. Un mondo, il nostro, dominato dal non senso, dal relativismo che nega l’esistenza del vero e del bene, del bello e del giusto. Un mondo, quello occidentale, nel quale rimane una pallida traccia delle sue origini, della sua tradizione, della sua cultura nata e forgiata in tre grandi città, Atene, Gerusalemme e Roma. Un mondo ancora segnato in qualche modo dalla centralità della persona, dalla garanzia della libertà, dal rispetto del diritto e proprio per questo aggredito dall’esterno, dalle sfide del nazionalismo russo-ortodosso, dell’islamismo radicale e del nazionalcomunismo cinese. Un mondo che conosce in questi anni una nuova sfida interna, che si chiama cancel culture perché vuole cancellare anche gli stessi ricordi di quel passato, che siano monumenti, poemi, immagini sacre, autori insegnati nelle università.
Vuoi alzarti in piedi in questo mondo che ti vuole fare diventare un numero che consuma, un insignificante pezzo di una società tecnocratica, sempre più capace di trasformare, ma non in grado di dare un senso alla tua vita?
Il secondo verbo citato è andare. «Andare è farsi dono, donarsi agli altri» ha detto il Santo Padre, vivere la tua vita come una gratuità, e il Papa ha usato proprio questa parola che esprime «una sinfonia di gratuità in un mondo che cerca l’utile!».
Anche per il secondo verbo mi permetto di dare alle parole del Papa una dimensione anche sociale. Farsi dono per costruire, non per cancellare, per difendere ciò che merita di esistere perché sempre vero, e di farlo di fronte alla violenza e alla menzogna.
Mi permetto anche di estendere l’invito del Papa non soltanto ai giovani, ma a ogni persona, di qualsiasi età e condizione. La Chiesa che porta agli uomini il messaggio della speranza nella salvezza eterna sarà sempre al suo fianco, per aiutarlo a rialzarsi e ad andare verso la meta della felicità. La Chiesa è universale e non si preoccupa soltanto dell’Occidente, ma non dimentica la sua storia e il grande dono, come ha insegnato il Magistero di Benedetto XVI, che l’incontro fra Atene, Gerusalemme e Roma ha rappresentato per il mondo intero.
Non dimentichiamolo neppure noi, in questo frangente storico in cui la nostra cultura è minacciata dall’interno e dall’esterno. Alziamoci e andiamo!
Lunedì, 6 maggio 2024