Considerazioni a proposito della violenza contro un ministro dello Stato e dell’assenza di ogni riferimento al concepito
di Marco Invernizzi
Quanto accaduto nei giorni scorsi al ministro della Famiglia Eugenia Roccella ha dell’incredibile. Un ministro dello Stato non riesce a parlare in pubblico per la seconda volta in un anno perché le viene impedito con la violenza da un gruppo di fanatici. Ma la cosa più incredibile è che questa volta il fatto è accaduto davanti a un pubblico convocato da una Fondazione per la denatalità.
Quindi, riassumendo: il ministro per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità non può prendere la parola davanti a un pubblico “amico” su un tema di competenza specifica del suo ministero. Veramente incredibile. Ma ciò che sconcerta di più è la sudditanza psicologica nei confronti di quelle realtà che hanno promosso la contestazione al ministro. Infatti, i contestatori sono stati invitati subito a parlare sul palco dal quale se ne era dovuto andare il ministro, e tanti interventi che abbiamo potuto ascoltare o leggere sull’accaduto sembravano più preoccupati di difendere il diritto di contestare un ministro piuttosto che il diritto di quest’ultimo di potersi esprimere liberamente. Ha fatto eccezione il Capo dello Stato.
Insomma, mi è parso di trovare tanta demagogia in troppi interventi, un vero e proprio complesso d’inferiorità nei confronti del pensiero dominante, relativista e contrario ad affermare con forza la sacralità della vita e la centralità della famiglia. Pensiero che quindi non si preoccupa più di tanto del dramma dell’inverno demografico.
Forse il segnale più grande di questa sudditanza sta nell’assenza del “Sempre Assente” quando si tratta di vita e di aborto. Il Sempre Assente è il bambino concepito che viene ucciso con un aborto. Non lo trovate quasi mai nominato, neppure in questa circostanza. È vero, infatti, che il problema della denatalità nasce dal fatto che non ci si sposi quasi più, che chi si sposa non voglia mettere al mondo dei figli o creda di non poterlo fare. Ma è anche vero che i milioni di bambini abortiti legalmente dal 1978 soltanto in Italia riempierebbero almeno in parte quel vuoto che si è creato a partire dal 1964, cioè dall’anno in cui è iniziata la diminuzione progressiva e inesorabile del numero annuale dei nati. Di questi concepiti che mancano non si deve parlare, eppure ciascuno di loro è “Uno di noi”, come ha detto anni fa Carlo Casini e continua a ripetere il Movimento per vita.
Appartengo alla generazione che ha vissuto la rivoluzione antropologica degli Anni 60. So quanto profondamente quelle idee libertarie siano penetrate nel corpo sociale e quanto sia difficile liberarsene. In questo caso non si tratta di idee politiche, di destra o sinistra, ma di ritrovare quei valori umani, naturali e cristiani che l’onda del Sessantotto ha spazzato via in due generazioni. Credo però di potere testimoniare che si può risalire da quella china, con fatica e dolore. Ma con l’aiuto di Dio si può arrivare a vedere quella luce che i cattivi maestri degli anni ‘60 hanno oscurato in molti cuori.
È l’augurio che faccio a tutti, anche a quei poveri ragazzi che in questi giorni, emuli dei loro nonni, contestano i ministri e scendono in piazza a fianco dei terroristi di Hamas, senza sapere veramente «quello che fanno».
Lunedì, 13 maggio 2024