Scompare a 81 anni uno scienziato che ha fatto scienza sul serio senza piegarsi al conformismo. Ha sfidato il consenso evoluzionista e l’Italia nemmeno più si ricorda di lui
di Marco Respinti
«Darwin è serenamente tramontato e l’ostinazione con cui si tenta di mantenerlo in vita e addirittura di dichiararne l’attualità è ingiustificata e sospetta». Questa fucilata sta all’inizio di p. 6 di un classico pionieristico ma insuperato, Dopo Darwin. Critica all’evoluzionismo, che la Rusconi, allora vero simbolo di una cultura diversa, pubblicò nel 1980 a firma di Giuseppe Sermonti (1925-2018) e Roberto Fondi. Genetista il primo e paleontologo il secondo, gli autori di quel requiem per una bolla di sapone sono stati i “gemelli del gol” della scienza scientifica, quella, cioè, che pone domande serie piuttosto che preconfezionare rispostine da quiz tv.
Sermonti, più prolifico, nel 1986 fondò a Osaka, in Giappone, il Gruppo per lo Studio della Struttura Dinamica, stimato e ascoltato qual era più all’estero che da noi. Fondi ha pubblicato meno, ma non è mai stato solo “l’altro”. La perizia con cui dimostrava l’inconcludenza degli assunti evoluzionisti ne ha fatto un esempio di libertà accademica e coraggio. Sì, perché oramai ci vuole fegato anche per andare in aula sfidando il conformismo.
Fondi ha insegnato Paleontologia nel Dipartimento di Geologia dell’Università di Siena dal 1970 al 1999, diventando una leggenda vivente. Lo si era dato per smarrito. Ogni tanto questo grande specialista della biologia dei vertebrati veniva avvistato come uno di quegli splendidi cetacei che nuotano sfuggenti verso nord. In realtà, allergico agli accademici “starlette”, ha trascorso i decenni fra studio, ricerca e insegnamento. Ora la malattia contro cui combatteva lo ha condotto alla sepoltura a 81 anni.
Fondi ha studiato, ammirato, amato la vita e i suoi segreti, insistendo sulla pochezza delle spiegazioni darwiniste. Ma queste, pur incapaci di misurarsi con il mistero sublime di tutto ciò che ci circonda, resistono, giacché configurano un teorema comodo, che piace alla gente che piace, che coccola i materialismi, che si accorda bene con il progressismo e che propizia lauti finanziamenti per certi progetti di ricerca altrimenti fuochi fatui. E poi, l’anti-evoluzionismo è “di destra”. Sermonti e Fondi sono stati di destra senza mai pentirsene, quindi apriti cielo. Lo scienziato, si pretende in Italia, dev’essere infatti neutro, a meno che non sia di sinistra. Ora però anche Fondi, l’ultimo giapponese di una battaglia impari, ha tolto il disturbo e la grande macchina del pensiero asservito, quella che arruola persino le felci, i parameci e le scimmie, è libera di continuare a censurare la ricerca, il dubbio, la curiosità.
Mercoledì, 18 settembre 2024