Per la prima volta dopo decenni, a sfidarsi nel ballottaggio per le presidenziali in Bolivia non c’è nessun candidato di sinistra. Tutto “merito” di Evo Morales
di Stefano Nitoglia
Dopo vent’anni di predominio della sinistra, la Bolivia avrà un presidente della Repubblica non appartenente a questo schieramento politico. È il clamoroso risultato del primo turno delle elezioni presidenziali, svoltesi nel Paese sudamericano domenica 17 agosto.
A sfidarsi al ballottaggio del 19 ottobre saranno il senatore centrista Rodrigo Paz Pereira (per ora al 32%) e l’ex-presidente di destra Jorge Quiroga (al 27%). Pereira e Quiroga andranno quindi al ballottaggio, fissato per il 19 ottobre, mentre resteranno fuori tutti i candidati della sinistra, che si era presentata divisa.
I risultati delle urne, come sempre più spesso accade in tutto il mondo, hanno smentito i sondaggi, che prima del voto davano Paz al terzo posto mentre all’inizio della campagna elettorale era dato di poco superiore al 2%.
«Spazzati via vent’anni di Morales, in Bolivia. Ballottaggio tra destre», titola il quotidiano comunista italiano il Manifesto del 19 agosto. Che commenta: «Il capolavoro è compiuto. Evo Morales e Luis Arce hanno realizzato l’impresa che per vent’anni avevano inseguito invano le forze conservatrici: la distruzione della sinistra e la condanna all’irrilevanza del Mas, il Movimento al Socialismo. Dinanzi alla crisi economica, a cui il governo Arce non è stato capace di dare risposta, e alla logorante lotta di potere tra l’ex-presidente Evo Morales e il suo ex-pupillo, quello stesso popolo che nel 2020 aveva trionfato sulle forze golpiste ha deciso infatti, alle presidenziali di domenica, di punire l’intera sinistra: solo quarto il presidente del Senato Andrónico Rodríguez, candidato di Alianza Popular, con l’8,2% dei voti e addirittura sesto il candidato del Mas Eduardo del Castillo con un misero 3,2%, appena sopra la soglia che consente alla forza politica che ha guidato il paese per vent’anni di non perdere la personalità giuridica. E se ai seggi al giovane Andrónico hanno addirittura tirato le pietre, sia Arce che del Castillo sono stati accolti da bordate di fischi da parte della gente in fila per votare».
20 anni di governo della sinistra hanno sprofondato la Bolivia in una grave crisi economica, dovuta alla carenza di dollari e carburante e a un’inflazione annua di quasi il 25%, la più alta degli ultimi 17 anni.
Paz Pereira, centrista, è il candidato del Partito Democratico Cristiano, raggruppamento politico cosiddetto “tercerista”, che invoca una terza via tra capitalismo e socialismo. Quiroga, invece, è il candidato della destra più radicale, alla sua quarta candidatura alle presidenziali: ci aveva già provato nel 2005 (arrivò secondo) e nel 2014 (terzo), nel 2020 invece si era ritirato una settimana prima delle elezioni. In politica internazionale propone l’allontanamento della Bolivia dai suoi alleati tradizionali – Cuba, Venezuela e Nicaragua – per migliorare le relazioni con Stati Uniti e Unione Europea.
Il partito di sinistra Movimiento al Socialismo (Mas) ha perso per la prima volta dal 2006, a causa di un grosso calo dei consensi per la pessima situazione economica, ma anche per lo scontro tra il presidente attuale, Luis Arce, e lo storico ex-presidente Evo Morales, che non ha mai rinunciato all’obiettivo di tornare al potere nonostante abbia superato il limite dei mandati (ne ha fatti tre, tra il 2006 e il 2019). Morales aveva provato a ricandidarsi, ma la sua candidatura è stata bocciata sia dal Tribunale elettorale che dalla Corte costituzionale, avendo superato il limite dei mandati. L’ex-presidente allora aveva invitato i suoi sostenitori, che sono ancora numerosi, a invalidare la scheda (lo slogan era voto nulo, “voto nullo”). I voti nulli sono stati quasi 1,2 milioni, circa il 19% di quelli espressi (storicamente erano il 5%).
Martedì, 26 agosto 2025
