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Riequilibrare organismi comunitari e rappresentanze nazionali

5 Dicembre 2025 - Autore: Włodzimierz Rędzioch

Presidente della Repubblica polacca

Pubblichiamo un post dell’amico giornalista Włodzimierz Rędzioch su un intervento del Presidente della Repubblica polacca molto critico nei confronti dell’Unione Europea. Ne condividiamo le riserve e le critiche. Tuttavia bisogna sempre ricordare che criticare le attuali classi dirigenti di molti Stati europei non vuole dire rinunciare alla costruzione di un’Europa unita, fondata sulle radici della tradizione classica e cristiana, aperta al dialogo con tutte le altre culture e civiltà, ma ferma nella lotta contro l’invasione russa in Ucraina proprio a causa della volontà di quest’ultima di sottrarsi all’influenza dì Mosca e di voler “guardare” all’Europa

di Włodzimierz Rędzioch

Karol Nawrocki, il neoeletto Presidente della Repubblica di Polonia e storico di formazione, ha pronunciato un importante discorso riguardante l’UE presso la storica Università Carlo IV di Praga, che fu fondata nel 1348 dal re ceco Carlo IV, da cui prende il nome. E’ la più antica università di questa parte d’Europa: la seconda fu l’Università Jagellonica in Polonia, fondata nel 1364; invece la più antica università della Germania fu fondata nel 1386 a Heidelberg.

Nawrocki ha colto l’occasione della visita in questa storica università per presentare una proposta del programma per l’Unione Europea. All’inizio ha sottolineato che per la Polonia l’Unione Europea «è il nostro ambiente politico naturale. Ma, diciamoci la verità: non è l’Unione dei nostri sogni. Siamo entrati a far parte dell’Unione Europea per ottenere opportunità economiche, e così è stato. Ci ha anche dato l’opportunità di liberare il nostro potenziale imprenditoriale. Siamo entrati a far parte dell’Unione Europea per beneficiare dello spazio Schengen, e ne stiamo traendo vantaggio». Ma i polacchi non volevano che «l’UE dettasse loro i termini del nostro sistema politico, della nostra dieta o dell’educazione dei bambini polacchi».

Purtroppo con il passare del tempo sono apparse forze che spingono per «creare un’Unione Europea più centralizzata, usando la federalizzazione come camuffamento per nascondere questo processo. L’essenza di questo processo è privare gli Stati membri, ad eccezione dei due Stati più grandi, della loro sovranità; indebolire le loro democrazie nazionali consentendo loro di essere messi in minoranza nell’UE, privandoli così del loro ruolo di “padroni dei trattati”; abolire il principio secondo cui l’UE possiede solo le competenze che le sono conferite dagli Stati membri nei trattati; riconoscere che l’UE può attribuirsi competenze e affermare la supremazia della sovranità delle istituzioni dell’UE su quella degli Stati membri». Ovviamente tutto questo non era previsto nei trattati fondanti dell’Unione.

Il presidente polacco ha sottolineato una cosa fondamentale: «Contrariamente a quanto si crede, la Polonia – incluso il campo conservatore, a cui appartengo con orgoglio – non è nemica dell’Unione Europea. Si oppone semplicemente alla corrente politica attualmente dominante. E come in ogni democrazia, l’opposizione non è nemica dello Stato, ma piuttosto rappresentante di un programma di governance diverso da quello dominante. La Polonia – come ogni Stato membro – ha una propria visione dell’UE e ne ha diritto. Ha il diritto di promuovere la diffusione e l’adozione di questa visione. Questa è la natura della democrazia».

La Polonia ha esperienza nell’operare all’interno dell’Unione e conosce i punti deboli e le minacce di tale struttura e – secondo il presidente – la più grande è «la volontà del più forte di dominare i partner più deboli. Pertanto, rifiutiamo il progetto di centralizzazione dell’UE». Secondo Nawrocki delle questioni che riguardano il sistema politico e il futuro dell’Europa dovrebbero decidere «i presidenti, i governi e i parlamenti a detenere il vero mandato democratico, ottenuto tramite libere elezioni» e «non la Commissione europea e le sue istituzioni subordinate, che non sono rappresentative della diversità delle correnti politiche europee e sono composte secondo criteri ideologici».

Ma in questa situazione il presidente non vuole limitarsi a trasmettere un messaggio negativo su ciò che considera sbagliato, ma vuole lanciare un messaggio positivo: un programma polacco per il futuro l’Unione Europea.

Il punto di partenza della discussione sul futuro dell’UE dovrebbe partire – secondo Nawrocki – da due presupposti fondamentali: «i padroni dei trattati e i sovrani che decidono la forma dell’integrazione europea sono, e devono rimanere, gli Stati membri, in quanto uniche democrazie europee funzionanti».

Successivamente Nawrocki fa una premessa riguardante la concezione del popolo in Europa: «Non esiste un demos (popolo) europeo; la sua esistenza non può essere decretata, e senza un demos non c’è democrazia. Nella visione polacca dell’UE, gli unici sovrani rimangono le nazioni politiche – il demos inteso come comunità di cittadini dei singoli Stati membri dell’UE. Le nazioni moderne non sono tribù lacerate da passioni ataviche per il dominio sugli altri – come la corrente dominante dell’UE cerca di descriverle – ma nazioni con tradizioni millenarie, consapevoli della propria esistenza, delle proprie tradizioni, della propria cultura e dei propri interessi. Tentare di eliminarle – come vorrebbero i centralisti europei – porterà solo a conflitti e disgrazie. Considerare l’esistenza delle nazioni e dei loro stati sovrani come un male da sconfiggere è un’altra forma di agenda utopica».

E la seconda premessa: «i polacchi sono tra i più antichi demos europei. Furono tra i primi a cessare di essere una mera nazione etnica, discendenti da un nucleo tribale comune, o un insieme di sudditi dello stesso re, per diventare invece un insieme di cittadini della propria Repubblica – le loro Rei Publicae – uno stato che gli antenati degli odierni polacchi condividevano, in base al principio di “liberi con i liberi, uguali con gli uguali”, con gli antenati degli odierni lituani, bielorussi e ucraini. I polacchi hanno anche l’esperienza di 123 anni di demos polacco, vissuto e operante nonostante l’inesistenza del suo Stato (Nawrocki fa il riferimento alla spartizione della Polonia tra le potenze vicine: Prussia, Russia e impero Austro-Ungarico quando dal 1795 al 1918 la Polonia è sparita dalle carte geografiche – R.W.). L’idea che si dissolveranno in una vaga identità europea, soggetti a poteri e leggi su cui non avranno sostanzialmente alcuna influenza, messi in minoranza dalle potenze e dominati dall’attuale sistema di centralizzazione dell’UE, e vivranno sotto l’egemonia straniera, è un’utopia lontana dalla realtà».

Per questo motivo – secondo il Presidente – bisogna arrestare e invertire lo sfavorevole processo di centralizzazione dell’UE. Per farlo Nawrocki propone in primo luogo, «il mantenimento del principio dell’unanimità in quegli ambiti del processo decisionale dell’UE in cui è attualmente applicato».

In secondo luogo, bisognerebbe «mantenere il principio “uno Stato – un commissario” nella struttura della Commissione europea, secondo il quale ogni paese dell’Unione europea, anche il più piccolo, deve avere un proprio commissario designato nel massimo organo amministrativo dell’UE, vietando al contempo la nomina di individui alle più alte cariche dell’UE senza la raccomandazione del governo del paese d’origine».

In terzo luogo, «la Polonia sostiene il ripristino della presidenza al capo dell’esecutivo dello Stato membro che attualmente detiene la presidenza dell’UE, riportandola così alla natura pre-Lisbona. Pertanto, la Polonia propone anche di abolire la carica di Presidente del Consiglio europeo. Il Presidente del Consiglio deve, come in precedenza, essere il presidente, il primo ministro o il cancelliere del proprio Paese: un politico con un mandato democratico e una propria base politica, non un funzionario burocratico dipendente dal sostegno delle maggiori potenze dell’UE. Mentre la natura rotazionale di questa carica conferiva a ciascun Stato membro un’influenza dominante periodica sul funzionamento del Consiglio europeo, il sistema attuale garantisce il predominio permanente delle “potenze centrali” dell’UE e marginalizza le altre. Lo stesso vale per il Consiglio di politica estera dell’UE, presieduto da un funzionario dipendente dalle maggiori potenze, anziché dal ministro degli Esteri del Paese che detiene la presidenza, che non ha un mandato democratico».

Il quarto punto: «la Polonia sostiene l’adeguamento del sistema di voto nel Consiglio dell’UE per eliminare l’eccessiva predominanza dei grandi Stati dell’UE. Per mantenere il sostegno delle nazioni più piccole al processo di integrazione europea, queste nazioni devono avere una reale influenza sulle decisioni».

Finalmente Nawrocki propone di «basare il funzionamento dell’UE su principi pragmatici – senza pressioni ideologiche – limitando le competenze delle istituzioni dell’UE a specifiche aree o sfide non ideologiche, come lo sviluppo economico o il declino demografico; limitando così gli ambiti di competenza delle istituzioni europee a quelli in cui le possibilità di efficacia sono significative. Ciò richiede l’abbandono di ambizioni eccessive di regolamentare l’intera vita degli Stati membri e dei loro cittadini e l’abbandono dell’intenzione di plasmare tutti gli aspetti della politica, talvolta aggirando o violando la volontà dei cittadini».

Il presidente polacco non si limita alle questioni interne del funzionamento dell’UE ma parla anche degli aspetti geopolitici della politica dell’UE. Secondo lui bisogna «abbandonare l’ambizione di competere con la NATO nella dimensione della sicurezza. La politica di sicurezza dell’UE negli ultimi tre decenni non si è dimostrata efficace. Non ha dimostrato questa efficacia né di fronte alle guerre post-jugoslave, né di fronte all’instabilità in Nord Africa e Medio Oriente, né di fronte all’aggressione russa contro Georgia e Ucraina. L’attuale tentativo di centralizzare i programmi di armamento all’interno dell’UE serve in realtà gli interessi delle industrie belliche tedesche e francesi, indirizzando loro fondi dal debito congiunto dell’UE, ritardando le scadenze di consegna, ignorando l’urgente fabbisogno di armamenti del fianco orientale dell’UE e della NATO e fornendo alla Commissione europea l’ennesimo strumento per “disciplinare” gli Stati membri».

Nel suo discorso Nawrocki ha fatto inoltre il riferimento alla recente normativa europea sui servizi digitali (Digital Services Act – DSA) che potrebbe avere delle gravi conseguenze per la libertà dei cittadini: «Sosteniamo il rifiuto del regolamento della Commissione europea (DSA). L’idea di qualsiasi censura è estranea alla cultura politica polacca».

Il presidente ha criticato anche l’idea dominante nell’EU che vuole «”illuminati” sostenitori del costante approfondimento dell’integrazione e populisti primitivi con tendenze totalitarie». «L’idea che questa sia la linea di demarcazione della scena politica dell’UE è assurda». Secondo Nawrocki la vera linea di divisione è tra il campo della continuità e quello della riforma. «Poiché l’attuale percorso ci ha condotto al debito, all’immigrazione incontrollata e alle crisi energetiche, ha provocato la Brexit e ci ha esposto all’imperialismo russo, finanziato per anni dal nucleo centrale dell’UE, un cambiamento è necessario. L’euroscetticismo deriva dagli errori del mainstream dell’UE e dalla sua natura antidemocratica» – ha sentenziato il presidente.

Secondo il presidente Nawrocki questa è la direzione che l’UE dovrebbe prendere. Ci si potrebbe chiedere: è possibile? Secondo lui «non bisogna farsi illusioni sulle possibilità dell’UE di adottare queste idee», tuttavia «presentare programmi così ampi per migliorare la nostra Unione è un diritto di ogni Stato membro».

E alla fine conclude: «Sostengo la Polonia nell’Unione Europea, ma credo che questioni come il sistema politico, la giustizia e la sicurezza siano riservate esclusivamente alla Costituzione polacca, al Presidente polacco e al governo polacco. Lo stesso dovrebbe valere per ogni Stato membro».

Il presidente Nawrocki ha buttato una pietra nello stagno bruxellese sempre più antidemocratico, accentratore ed ideologizzato dell’Unione Europea. Le sue proposte meritano una riflessione di tutti quelli che non vogliono che l’UE diventi un Moloch euroburocratico, divoratore di nazioni e Stati.  

Venerdì, 05 dicembre 2025

Video disponibile in inglese CLICCANDO QUI

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