Antonio Augusto Borelli Machado, Cristianità n. 92 (1982)
Da qualche mese è in corso, in Brasile, una grande campagna di diffusione del più recente volume prodotto dalla TFP di quella importante nazione latinoamericana. L’opera, basata su una copiosa documentazione, denuncia la seminagione di scontento prodotta, soprattutto tra i lavoratori manuali del paese, dalle comunità ecclesiali di base, le CEB, che, orientate da esponenti di vertice della gerarchia ecclesiastica, mirano a trasformare tale scontento in agitazione e a imporre alle autorità politiche riforme radicali in ogni campo della vita sociale ed economica. Si tratta di una chiara denuncia del carattere sovversivo delle CEB, che promuovono invasioni di proprietà urbane e rurali, agitazioni nelle fabbriche, scioperi illegali, ecc., con spirito evidente di lotta di classe. Persone del ceto medio, e soprattutto di umile condizione, sono irregimentate dal clero progressista, che abusa della propria autorità religiosa, oppure da suoi stretti collaboratori; vengono “coscientizzate” in nome della fede e, quindi, lanciate al rovesciamento del regime sociale, politico ed economico attualmente vigente in Brasile. Lo scritto costituisce un appello alla lotta contro una pericolosa forma di progressismo organizzato, perché si realizzi nella grande nazione sudamericana una civiltà cristiana, come era nei desideri dei suoi grandi evangelizzatori, e non trionfi una sorta di «Chiesa popolare» sul tipo di quella denunciata di recente, a proposito del Nicaragua, dal papa Giovanni Paolo II.
Un potere politico emergente
Le Comunità Ecclesiali di Base in Brasile: una crociata senza croce
La pubblica opinione brasiliana osserva sempre più sconcertata la presenza attiva di elementi legati alla Chiesa – oppure della Chiesa stessa, e anche di autorità ecclesiastiche – in manifestazioni pubbliche di ogni genere, che sono contrastanti con la funzione specifica che i fedeli cattolici erano abituati a vedere svolgere da essa, e che hanno sempre creduto essere la sua sacra missione.
Non soltanto le dichiarazioni e gli atteggiamenti isolati di molti vescovi e sacerdoti, sui grandi problemi nazionali, ma anche documenti approvati nelle assemblee generali dell’episcopato a Itaici o emanati dal vertice che dirige la conferenza nazionale dei vescovi brasiliani, la CNBB, soprattutto negli ultimi tempi, invece di preconizzare l’armonia sociale e la salvaguardia dell’ordine pubblico, propugnano esattamente il contrario, cioè la lacerazione della convivenza armoniosa tra le classi sociali e il rovesciamento dell’ordine attualmente esistente nel paese. E lo fanno non in termini velati e ambigui, ma con proposte chiare e inequivoche, come, per esempio, il documento Solo urbano e ação pastoral, approvato dalla assemblea di Itaici del febbraio di quest’anno, che dice apertamente: «Rifiutarsi al lavoro per queste riforme, capaci di condurre a un cambiamento globale della società, significa, in pratica, provocare la radicalizzazione del processo di cambiamento. […] Per eliminare la situazione di ingiustizia strutturale, bisogna mirare a nuovi modelli di organizzazione della città, il che esige, a sua volta, cambiamento del modello socio-politico-economico vigente» (1).
La CNBB propugna, pertanto, un «cambiamento globale della società», che, se non sarà fatto con le buone, cioè attraverso un processo legale, sarà fatto con le cattive; cioè, le masse radicalizzate «rovesceranno la tavola».
Non deve quindi meravigliare che, di fronte a una presa di posizione così chiara come questa e altre dell’organismo di vertice dell’episcopato brasiliano, gli elementi di base della Chiesa – sacerdoti e laici – agiscano di conseguenza.
Così si moltiplicano le invasioni di proprietà rurali e urbane – diverse delle quali con atti di violenza, ruberie e anche uccisioni -, sotto la istigazione e anche con la partecipazione di elementi strettamente legati alla Chiesa, quando non di membri del clero stesso. Scioperi dichiarati illegali dalla autorità competente hanno avuto l’appoggio aperto di alte autorità ecclesiastiche, che hanno concesso con piacere non soltanto il sagrato delle chiese ma l’interno stesso degli edifici sacri, per lo svolgimento di assemblee di sciopero, nelle quali non sono mancati i pugni chiusi caratteristici del saluto comunista…
Tutto questo panorama estremamente angustiante per il cuore cattolico – di fronte al quale non si devono chiudere gli occhi e volgere altrove il capo – è descritto nei particolari nel nuovo libro da poco lanciato dalla TFP brasiliana, intitolato As CEBs … das quais muito se fala, pouco se conhece. A TFP as descreve como são. (2).
Le direttive dottrinali e operative emanate dalla CNBB sono raccolte e diligentemente messe in pratica da una organizzazione che ha molti aspetti e che si presenta sotto diverse denominazioni, ma il cui nome generico è Comunidades Eclesiais de Base, CEB, comunità ecclesiali di base.
Dietro i tumulti e le agitazioni prima ricordate, si trovano sempre le CEB – oppure elementi inequivocabilmente legati a esse -, dal momento che, senza la loro partecipazione, tali manifestazioni non avrebbero possibilità di svolgersi.
Quindi, nessun argomento è più opportuno, per il pubblico brasiliano, nessuno è più importante per risolvere i gravi e incalzanti problemi nazionali, della chiarificazione di ciò che sono le CEB, di ciò che vi è dietro le CEB, e di quali sono le mete che mirano a realizzare nel Brasile odierno, nel Brasile di adesso. Nessun argomento, pertanto, è più urgente!
L’affermazione non è eccessiva. La preoccupazione previa di un medico che si appresta a curare una ferita, consiste nell’evitare che si infetti. Infatti, in caso contrario, oltre alla ferita dovrebbe curare anche la infezione, molto più grave.
Ora, come è noto, la tattica dei comunisti e dei loro solleciti «compagni di strada» consiste precisamente nell’infettare le piaghe del corpo sociale, perché non si cicatrizzino, e così costituiscano il brodo di coltura nel quale prolifereranno lo scontento e l’agitazione, attraverso i quali si potrà giungere al rovesciamento delle istituzioni e al «cambiamento globale della società» che preconizzano.
Pertanto, niente di più opportuno, importante e urgente che promuovere la sterilizzazione del corpo sociale brasiliano, circoscrivendo la causa virulenta di infezione costituita dalle comunità ecclesiali di base.
Questo è l’obiettivo del nuovo libro della TFP, in corso di diffusione a partire dagli ultimi giorni di agosto, con grande accoglienza da parte del pubblico, a opera dei giovani propagandisti della associazione.
Mete, organizzazione, dottrina e azione
L’opera consta di due parti. Nella prima, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira, presidente del consiglio nazionale della TFP brasiliana, presenta As metas das CEBs no contexto brasileiro – questo è il titolo dato a questa parte dell’opera. La seconda parte, intitolata Gênese, organização, doutrina e ação das CEBs, è stata scritta dai soci della TFP Gustavo Antonio Solimeo e Luiz Sérgio Solimeo.
L’insieme forma un volume di duecentocinquanta pagine, abbondantemente illustrato con fotografie, disegni e vignette, che si sfoglia come se fosse un album. Nonostante la gravità del tema abbordato, il testo è steso in termini chiari e accessibili, e costituisce una lettura non pesante e piacevole, che prende il lettore e si presta a essere fatta tutta d’un fiato!
Il libro che comincia così a farsi strada nella storia del Brasile, cerca di sollevare l’animo di quanti si sentono oppressi dalla aggressione apparentemente vincente delle sinistre.
Al momento, le sinistre brasiliane sembrano porre speranze speciali in una vittoria nella consultazione di novembre, che permetta a esse di conquistare il potere e di rovesciare l’attuale ordine di cose, scuotendo a fondo il regime di proprietà privata e di libertà individuali vigente, e avanzando risolutamente verso un regime collettivistico.
Ci si chiede se questo libro della TFP avrà il potere di evitare un tenebroso esito, come è accaduto a diverse opere precedenti del prof. Plinio Corrêa de Oliveira, che hanno elevato barriere inaspettate davanti alla marcia del sinistrismo e del progressismo, e hanno così mutato l’indirizzo della storia brasiliana. Chi vivrà vedrà!
Scoraggiamento e ottimismo delle élite
Il prof. Plinio Corrêa de Oliveira dedica la prima parte del libro soprattutto alle élite brasiliane, che si stanno lasciando inghiottire con apatia dal processo di avanzamento verso sinistra, senza offrire a esso la resistenza che richiedono i superiori interessi del paese e il loro stesso interesse personale e familiare.
Lo stato d’animo di tali élite è curiosamente contraddittorio: ora cullate dall’ottimismo per cui «non succederà nulla», ora scoraggiate dalla impressione che l’avanzata del comunismo è inarrestabile.
Diversi fattori concorrono a creare questo stato d’animo: sommari studi di storia, fatti nelle scuole secondarie, hanno creato in queste élite la falsa evidenza che, con la Rivoluzione francese, è nato un nuovo ordine di cose, modellato secondo il trinomio liberté, egalité, fraternité, che si espande in modo irreversibile, togliendo di torno d’un tratto tutte le idee e le istituzioni del mondo antico. La Rivoluzione russa del 1917 ha rappresentato una applicazione ancora più radicale del celebre trinomio della Rivoluzione francese, poiché, mentre questa lo ha messo in pratica soprattutto nel campo politico – con la abolizione della regalità e della nobiltà – e soltanto a metà nel campo sociale, il comunismo vittorioso si è lanciato completamente nel campo socio-economico, estinguendo virtualmente la famiglia, abolendo la proprietà e instaurando la dittatura del proletariato. Così, per innumerevoli nostri contemporanei, la vittoria del comunismo nel mondo odierno sembrerebbe inevitabile quanto quella della Rivoluzione francese nei secoli XVIII e XIX.
Questo modo di vedere, derivante da concezioni storiche nelle quali si amalgamano verità ovvie ed errori pacchiani, è rafforzato dalla azione dei mezzi di comunicazione sociale. Questi danno notizia delle agitazioni sociali, promosse in Brasile soprattutto o esclusivamente dalla «sinistra cattolica», come del frutto della marea montante della indignazione popolare.
Ma, d’altro canto, pochi, nell’ambito concreto della loro vita quotidiana, notano tale agitazione di sinistra, su cui si diffondono tante informazioni. L’agitazione sembra, in questo modo, più un fantasma che una realtà. Tanto più quanto i notiziari di stampa non riescono a nascondere bene il piccolo numero di partecipanti alle manifestazioni di piazza, a cui questa agitazione ha dato luogo.
In questo modo si forma il duplice stato d’animo delle élite, ora scoraggiato e pessimistico, ora ottimistico e sicuro che la catastrofe non accadrà.
Il nuovo libro della TFP cerca di rompere questo modo di vedere contraddittorio, mostrando che il pericolo del comunismo è indubbiamente reale, ma è reso grande soprattutto dalla inerzia delle élite. Se le élite brasiliane si organizzeranno attorno ai loro capi naturali con l’obiettivo di sbarrare la strada all’avversario, la minaccia del comunismo si ridurrà a proporzioni minime.
Il libro della TFP costituisce, quindi, un grido di allarme patriottico e cristiano che, se sarà ascoltato, potrà ancora una volta mutare gli indirizzi del Brasile, mantenendolo nelle vie sacrosante della civiltà cristiana e preparandolo a compiere la luminosa missione che lo attende nel secolo XXI.
Di fronte alle accuse, silenzio della CNBB
Il grave panorama fino questo punto descritto richiede di essere provato. Come si può affermare che la CNBB, il massimo organismo dell’episcopato brasiliano, si rivela impegnato in una riforma globale della società, che, in ultima analisi, rappresenta la virtuale introduzione del comunismo nel Paese? E, che inoltre, si serve a questo scopo delle CEB che raccolgono, in nome della religione, i fedeli più vicini alla Chiesa? È possibile tutto questo? È possibile che la Chiesa sia in una situazione tanto dolorosa?
Il prof. Plinio Corrêa de Oliveira ricorda, anzitutto, che questo non è il primo libro in cui affronta il tema. Già nel 1943, quando scrisse Em defesa da Acão Católica, denunciò la penetrazione insidiosa del progressismo e del sinistrismo negli ambienti cattolici brasiliani, allora ai suoi primordi (3). Da quell’epoca, numerosi libri, articoli, manifesti, lettere aperte, raccolte di firme, interrogazioni – tutte con una enorme diffusione sui giornali o attraverso la vendita al pubblico in tutto il territorio brasiliano per opera delle carovane della TFP – vengono denunciando documentatamente questa dolorosa deviazione, che allontana tanti e tanto qualificati rappresentanti della Chiesa dalla loro sublime missione.
Ancora nell’ultimo libro, Sou católico: posso ser contra a Reforma Agraria?, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira ha analizzato punto per punto il documento Igreja e problemas da terra, emanato dalla 18ª assemblea generale dell’episcopato, nel febbraio del 1980, dimostrando la ispirazione marxistica che trasuda dal documento (4). Malgrado la gravità dell’accusa, e la serrata argomentazione, il libro non è stato contestato da nessuno, dentro o fuori dai quadri della CNBB. Tuttavia, di esso sono andate esaurite quattro edizioni, per un totale di 29 mila esemplari, diffusi in tutti gli angoli del Brasile.
Quindi, tacendo a proposito di una contestazione pubblica fatta in termini dottrinali elevati e con il rispetto dovuto a esponenti della gerarchia ecclesiastica, la CNBB implicitamente riconosce che le sue mete sono quelle che vengono a essa imputate. Queste mete hanno provocato il reiterato giubilo dei massimi rappresentanti del partito comunista del Brasile, Luiz Carlos Prestes e Giocondo Dias, che, benché litighino tra loro, concordano nell’affermare che la Chiesa – si legga: la CNBB … – è la maggiore alleata del comunismo in Brasile (5). Queste affermazioni terrificanti sono state, per altro, debolmente contestate in alcune insignificanti dichiarazioni episcopali, mentre – se non fossero vere – avrebbero meritato autentiche grida di indignazione.
Solida documentazione
Ben definite, in questo modo, le mete della CNBB, restava da provare che le CEB sono lo strumento del quale il massimo organismo dell’episcopato si serve per perseguire le citate mete. Questo è l’obiettivo specifico della nuova opera lanciata dalla TFP.
Due competenti e fedeli membri della associazione, Gustavo Antonio Solimeo e Luiz Sérgio Solimeo, sono stati incaricati dal prof. Plinio Corrêa de Oliveira di analizzare tutta la documentazione disponibile sulle CEB, e, dopo un paziente e laborioso studio che si è protratto per cinque anni, hanno tracciato il quadro generale delle comunità ecclesiali di base, così come esistono e si espandono in Brasile nel 1982.
Lo studio particolareggiato e documentato occupa nientemeno che settecento pagine dattiloscritte. In queste condizioni, però, si sottraeva alla possibilità di una edizione passibile di una diffusione su vasta scala.
Così, rispondendo a una nuova richiesta del prof. Plinio Corrêa de Oliveira, i due fratelli Gustavo Antonio Solimeo e Luiz Sérgio Solimeo hanno condensato il loro studio in circa centocinquanta pagine, in modo da rendere possibile la sua pubblicazione dal punto di vista editoriale. Questo è lo studio ora pubblicato, insieme a una pertinente analisi, svolta dal prof. Plinio Corrêa de Oliveira, del panorama brasiliano nel quale si inserisce l’azione delle CEB.
Dopo avere lanciato il libro nella sua versione ridotta a 258 pagine, la editrice si appresta ora alla stampa della versione integrale, del grande volume nel quale tutti i fatti compaiono nel loro sviluppo completo, con la documentazione corrispondente interamente specificata. Perciò il lettore interessato potrà approfondire le sue conoscenze sulle comunità ecclesiali di base leggendo As CEBs … das quais muito se fala, pouco se conhece. A TFP as descreve como são. Comentarios e documentação totais. Sono soprattutto invitati a leggerlo quei lettori che vogliano contestare gli apprezzamenti e le conclusioni del volume di cui sto parlando …
La documentazione consultata, che non sarebbe esagerato definire monumentale, comprende libri, opuscoli, giornali, riviste, e foglietti di ogni genere, di fonte insospettabile, poiché vengono o da persone direttamente legate alle CEB, oppure da elementi che simpatizzano per esse. Sarebbe superfluo dire quanto la grande stampa apra le sue pagine per la diffusione di questo movimento.
Anche questi riferimenti bibliografici fanno parte dell’opera nella sua versione ridotta.
Struttura delle CEB
Le CEB sono piccoli gruppi organizzati per iniziativa del clero, oppure di operatori pastorali, attorno a parrocchie o a cappelle.
«Operatore di pastorale» o, semplicemente, «operatore pastorale» è una denominazione relativamente recente che abbraccia, in senso lato, tutti coloro che si dedicano alle attività pastorali della Chiesa, siano essi vescovi, sacerdoti, frati, suore, seminaristi oppure semplici laici. In senso stretto, la espressione «Operatore pastorale» designa i «laici impegnati», di ambo i sessi, specificamente addestrati in istituti di pastorale, o altri, per il lavoro di «coscientizzazione» dei fedeli cattolici. Cioè, perché questi «prendano coscienza» delle «ingiustizie» dell’attuale ordine di cose, si ribellino contro di esse, e promuovano il rovesciamento delle istituzioni.
Generalmente le CEB riuniscono persone delle stesse condizioni sociali ed economiche. Nella periferia urbana sono, in maggioranza, casalinghe, operai, piccoli funzionari, impiegati del settore commerciale, questo o quel piccolo commerciante, qualche professoressa, e pensionati; nella zona rurale, sono salariati, possidenti abusivi, mezzadri o affittuari, piccoli proprietari, e i loro familiari.
Le CEB si organizzano, generalmente, secondo un criterio geografico: membri di una famiglia, vicini, abitanti di una stessa via o quartiere, frequentatori della stessa parrocchia o cappella. Talora, però, si raggruppano per categorie di età, sociali oppure professionali: gruppi di giovani, collaboratrici domestiche, lavandaie, soldati, abitanti delle favela, e perfino… prostitute! D’altronde, il concetto in cui queste ultime sono tenute nelle CEB differisce molto dalla opinione generale, formata secondo il senso morale cattolico. Secondo mons. José Maria Pires, arcivescovo di Paraiba ed esponente di rilievo delle comunità ecclesiali di base, la prostituzione può essere intesa come una vita consacrata al servizio della comunità, un modo eccellente di consacrazione a Dio. Per questa ragione, secondo il noto arcivescovo di Paraiba, l’«olocausto» della prostituta, quando fatto bene, la pone al di sopra della suora e della madre di famiglia!
Prendiamo a questo punto un piccolo contatto con una strana dottrina che circola nelle CEB e della quale parleremo più avanti.
Ogni CEB ha dieci, trenta o cinquanta membri, o anche più come succede nelle città dell’interno e nella zona rurale. Quando è molto grande, la CEB suole essere divisa in gruppi minori, noti come «gruppi di base», «gruppi di preghiera», «gruppi di riflessione», «circoli biblici» e anche con altre denominazioni molto diverse.
Qual è il numero totale delle CEB in Brasile? Quante persone militano nel movimento?
Non vi sono dati ufficiali, ma le stime riferite dalla stampa religiosa o laica variano da 80 e 90 e anche a 100 mila comunità ecclesiali di base, con un totale di persone «coscientizzate» che va da 2 a 2 milioni e mezzo. Vi è chi parla di 4 milioni di membri, ma questa cifra costituisce una evidente esagerazione.
Qualunque sia il numero esatto, è certo che le CEB rappresentano un insieme notevole di persone, indubbiamente minoritario di fronte alla popolazione totale del paese, e piccolo rispetto agli obiettivi cui mira, ma, in ogni caso, sufficientemente grande per promuovere una agitazione che permetta alla CNBB e a certi settori politici e della stampa di presentarle con una forza irresistibile, davanti alla quale bisogna cedere.
Questo è, dunque, lo strumento prezioso di cui dispone la CNBB per raggiungere le sue mete.
Una dottrina orientata verso il socialismo autogestionario
Qual è la dottrina che muove le CEB e le porta ad attaccare l’attuale ordine?
Attratti alle CEB dalla motivazione religiosa, i loro membri sono convinti dagli operatori pastorali che la dottrina della Chiesa in materia sociale – e, di conseguenza, l’azione della Chiesa di fronte alle situazioni socio-economiche contemporanee – è cambiata.
La conferenza dell’episcopato latino-americano svoltasi a Medellin, in Colombia, nel 1968, ha dato animo a una dottrina, poi esplicitata dai teologi Gustavo Gutierrez e Hugo Assmann, nota come «teologia della liberazione».
Secondo questa dottrina, la conferenza di Medellin, e poi quella di Puebla, nel 1979, avrebbero denunciato una «realtà» in America Latina che deve essere vista come una «situazione di peccato», di «oppressione» e di «ingiustizia strutturale». Così, la Chiesa non deve conservare l’attuale status quo, correggendolo solamente in ciò che è necessario, perché in questo modo essa continuerebbe a predicare una «religione alienante». Al contrario, deve essere rivoluzionaria, e predicare una religione liberatrice, la cui meta specifica è, in pratica, il rovesciamento dello status quo attuale.
In questi termini si vede la grande affinità esistente tra le CEB e le correnti socialiste o comuniste. Le differenzia solamente la natura delle rispettive motivazioni filosofiche o religiose. I membri delle CEB deducono dalla religione – reinterpretata dalla «teologia della liberazione» – le conclusioni socio-economiche che il partito comunista e il partito socialista deducono dalla irreligione. Questa fondazione religiosa conferisce alle CEB caratteristiche proprie e vantaggi specifici, che la rivoluzione atea non possiede. Cosi, le CEB hanno una possibilità di successo, almeno a lungo termine, che Lenin non ha avuto.
Infatti, costui ha portato alla vittoria una rivoluzione atea, ma non è riuscito a uccidere la religione, né a indurre nell’anima popolare un autentico desiderio per il regime collettivistico. Al contrario, le CEB fanno una rivoluzione in nome della religione, e lavorano per la vittoria di un laicismo – cioè, di una forma di ateismo – predicato dalla «teologia della liberazione».
Qual è il regime concreto che le CEB, docili strumenti nelle mani della CNBB, preconizzano per il Brasile? Accanto a critiche senza dissimulazioni del regime capitalistico, circolano tra esse condanne limitate e moderate al comunismo vigente in Russia. L’analisi della dottrina corrente nelle CEB indica che le loro preferenze sono orientate nella direzione di un socialismo autogestionario, falsamente presentato come una via di mezzo tra il comunismo e il capitalismo. Come ha ben mostrato il messaggio del prof. Plinio Corrêa de Oliveira sul socialismo autogestionario francese – diffuso dalle tredici TFP in tutto il mondo -, un tale sistema non costituisce una barriera contro il comunismo, ma ne è una testa di ponte (6). Ancora di più, l’autogestione costituisce la meta ultima degli utopisti del marxismo detto scientifico. Massima e somma coincidenza tra le CEB, il partito comunista e il partito socialista.
Secondo tale concezione il potere non deve risiedere nello Stato, ma in corpuscoli nei quali questo si sfarina, autogestiti dai loro componenti, in tutti i settori della vita umana: famiglia, scuola, lavoro, tempo libero, Chiesa, ecc. Si tratta di una anarchia, presa nel suo senso etimologico di assenza di autorità, immaginata come possibile non si sa attraverso quale trasformazione della natura stessa dell’uomo!
Verso questo ci indirizzano le CEB e, dietro e sopra di esse, la CNBB.
Le CEB e la guerra psicologica rivoluzionaria
Descritte così le CEB negli elementi che le costituiscono, nella loro dottrina e nelle loro mete, resta da dire qualcosa sulla natura della azione che svolgono.
Sostanzialmente la rivoluzione promossa dalle CEB costituisce una guerra psicologica rivoluzionaria mossa contro le élite del paese.
La guerra psicologica può essere molto sommariamente definita come un insieme di operazioni psicologiche destinate ad agire sull’animo dell’avversario, in modo da portarlo a capitolare ancora prima che qualsiasi operazione lo abbia sconfitto con la forza.
La esistenza della guerra psicologica è riconosciuta tanto da specialisti occidentali, quanto da comunisti, che sottolineano la sua importanza al punto di dire che, in molti casi, le forze armate servono solamente per occupare il territorio conquistato attraverso l’azione psicologica.
La funzione che si attribuisce al robusto e mobile ingranaggio delle CEB non consiste nel conquistare tutta la massa, che, data la mole della popolazione brasiliana – 120 milioni di abitanti -, sarebbe troppo lungo influenzare.
Basta che questo ingranaggio conquisti, un poco da ogni parte, alcuni settori della massa, anche se minoritari, perché la guerra psicologica rivoluzionaria abbia successo.
Infatti, bene addestrati, i componenti di questi settori possono dare agli occhi del grande pubblico – attraverso manifestazioni di massa, azioni di sabotaggio e di violenza di vario genere, ecc. – la impressione che tutta la massa operaia sia in agitazione. Rafforzata questa impressione attraverso le informazioni di stampo sensazionalistico di tanti strumenti di comunicazione sociale, le élite indolenti si sentiranno propense a concessioni dette prudenti, e, infine, alla capitolazione.
Questo è il senso più profondo delle agitazioni di cui sono state protagoniste le CEB.
«Teologia della liberazione»
Secondo la «teologia della liberazione», spetta alla Chiesa liberare le masse dalla situazione ingiusta in cui si trovano. Per questa ragione le CEB le «coscientizzano», cioè le rendono coscienti del fatto che subiscono ingiustizie, inoculano in esse desiderio di liberarsene e le organizzano in modo che possano operare la liberazione cui anelano. Ma questa liberazione, secondo le CEB, può derivare solamente da leggi che riformino le attuali strutture socio-economiche. E poiché le leggi possono essere cambiate soltanto con il concorso dei poteri esecutivo, legislativo e giudiziario, il modo legale di cui dispongono le CEB per rendere effettiva la desiderata liberazione consiste nel disporre di legislatori federali, statali e municipali che adottino il loro programma.
Ora, poiché le CEB beneficiano dell’appoggio, dell’incoraggiamento e del credito della CNBB, tutto sembra indicare a questo paese altamente cattolico che le CEB sono la Chiesa stessa operante in politica.
E nel momento in cui i partiti politici legali e illegali lasciano vedere sempre di più la esiguità della loro statura e del loro soffio vitale, le CEB vengono viste da un numero crescente di brasiliani come la potenza elettorale emergente, che nel grande scontro elettorale di quest’anno orienterà i destini del Brasile.
Imprecisioni del triplice «sentire»
Per valutare la portata di questa constatazione, bisogna tenere in considerazione il fatto che la normale azione del clero va molto oltre i favorevoli nuclei di ferventi, di per sé più aperti alla influenza della Chiesa. Attraverso le omelie, la confessione, i molteplici rapporti personali ai quali dà luogo l’esercizio del sacerdozio, gli è possibile influenzare una quantità indefinita di persone.
In tutto questo pubblico, vi sono molte persone che, più o meno ferventi, a causa di una formazione religiosa manchevole, attribuiscono al dogma del primato del Romano Pontefice e della infallibilità papale una estensione che di fatto esse non hanno: la santa massima «sentire cum Romano Pontifice» è semplicisticamente trasferita a ogni e qualsiasi atto personale del Papa; e da lì ai gradini seguenti: «sentire cum Episcopo», «sentire cum Parocho». «Sentire» persino con il sacrestano, ha detto talora qualcuno …
Si può capire facilmente a quali spaventose conseguenze porta ai nostri giorni il «gioco» del triplice «sentire», inteso con tali imprecisioni ed estensioni; e qual è l’ampiezza indefinita dei cerchi di influenza che un sacerdote può in questo modo esercitare.
Tale influenza è anche accresciuta dall’autentico «riciclaggio» dottrinale e psicologico imposto dalla CNBB e dalle CEB alla massa della popolazione, attraverso la obbligatorietà dei corsi di preparazione per fidanzati, come per padrini di battesimo. Chi non segue tali corsi si trova in una situazione analoga a quella di uno scomunicato, poiché subisce la punizione di non potersi sposare, di non poter essere padrino di battesimo, ecc. Il che giustifica la affermazione, fatta nel libro della TFP, secondo cui le CEB, beneficiarie ed esecutrici di questo sistema draconiano, costituiscono un autentico KGB religioso in Brasile.
Il V potere della repubblica
Carlos de Laet, l’affermato polemista cattolico, ha sostenuto che la stampa costituiva un quarto potere, accanto ai tre poteri della repubblica, esecutivo, legislativo e giudiziario. La CNBB si va così costituendo in quinto potere, impegnata nel fare in Brasile un’autentica rivoluzione, nel senso lato del termine, con serie possibilità di diventare molto grande. Le CEB preparano questa rivoluzione. Nelle profondità dell’interno del paese hanno già cominciato a echeggiare le grida-slogan «dagli al proprietario agricolo». Sta nella linea ideologica e operativa delle CEB che a queste grida facciano seguito o si uniscano, entro non molto tempo, quelle di «dagli al padrone», «dagli alla padrona», «dagli al locatore», «dagli al dirigente». «Dagli», insomma, a tutti coloro che ora dormono indolenti in un profondo letargo, cullati alternativamente dallo scoraggiamento e dall’ottimismo.
Come resistere alle CEB?
È possibile resistere alla azione delle CEB?
Tutto quanto è scritto nel libro della TFP mostra che esse costituiscono un pericolo molto rilevante, ma nello stesso tempo assolutamente delimitabile.
Perciò è necessario che le élite brasiliane, che le CEB hanno di mira, comprendano la necessità di cominciare al più presto una azione che punti a contenerle.
Di che natura dovrebbe essere una tale azione? Alla TFP non compete dare direttive né tracciare programmi per le classi che mette in guardia. Esse hanno in abbondanza le risorse di intelligenza, le relazioni sociali e politiche e le disponibilità economiche per ideare e mettere in pratica una vasta campagna di chiarificazione del paese sui problemi sollevati dalle CEB.
Per tale chiarificazione, la TFP dà il suo contributo con questo nuovo libro; e si tratta di un contributo di importanza fondamentale.
A essa rimane soltanto da chiedere alla Madonna di Fatima, che già nel 1917 ha messo in guardia il mondo contro il comunismo, di aiutare le classi dirigenti brasiliane a uscire dal loro letargo, e a esercitare effettivamente la loro missione orientatrice di tutto il corpo sociale. Se non lo faranno, la storia un giorno dirà che le masse furono traviate perché le dite non si degnarono di orientarle.
Ma registrerà anche – si deve ricordarlo – che non è mancato chi mettesse in guardia nell’ora estrema.
Con questo libro la TFP compie così tale dovere mossa dal suo amore per la Chiesa, per la civiltà cristiana e per l’amata patria brasiliana.
E più di questo essa non può fare!
Antonio Augusto Borelli Machado
Note:
(1) CONFÉRÉNCIA NACIONAL DOS BISPOS DO BRASIL, Solo urbano e ação pastoral, n. 116.
(2) Cfr. PLINIO CORRÊA DE OLIVEIRA, GUSTAVO ANTONIO SOLIMEO e LUIZ SÉRGIO SOLIMEO, As CEBs… das quais muito se fala, pouco se conhece. A TFP as descreve como são, Vera Cruz, San Paolo 1982.
(3) Cfr. P. CORRÊA DE OLIVEIRA, Em defesa da Ação Católica, «Ave Maria», San Paolo 1943.
(4) Cfr. P. CORRÊA DE OLIVEIRA, e CARLOS PATRICIO DEL CAMPO, Sou católico: posso ser contra a Reforma Agraria?, Vera Cruz, San Paolo 1981; e il mio «Sono cattolico: posso essere contro la Riforma Agraria?», in Cristianità, anno IX, n. 75-76, luglio-agosto 1981.
(5) Cfr. P. CORRÊA DE OLIVEIRA e C. P. DEL CAMPO, op. cit., pp. 95-96.
(6) Cfr. P. CORRÊA DE OLIVEIRA, Il socialismo autogestionario: rispetto al comunismo, una barriera o una testa di ponte?, in Cristianità, anno X, n. 82-83, febbraio-marzo 1982.